Capitolo quattro.

506 11 8
                                    

Era una nuova e splendente domenica di Roma, passeggiavo per il parco di Villa Borghese con le cuffie nelle orecchie.
Intorno a me c'erano bambini che correvano e giocavano tra loro, altri che passeggiavano con il proprio cane per ammazzare il tempo o persone che vista la giornata, facevano jogging per mantenersi in forma.
Mi spuntò un sorriso al sol pensiero di quante domeniche avevo trascorso nello stesso modo, in quello stesso parco verdissimo con i miei genitori.
La vibrazione del telefono però mi riportò alla normalità, allontanandomi dai ricordi.
Lo tiro fuori dalla tasca per vedere chi fosse.

"Vi aspetto fuori lo stadio Olimpico per le 18:30"

Guardo quel messaggio inviato da Nicolò nel gruppo in comune di whatsapp ed inevitabilmente, ebbi dei flash che mi riportarono a quella litigata che avevamo avuto a casa mia.
Da quel giorno non ci siamo ne sentiti ne visti, il buio totale da entrambe le parti.

"Dai campione, ci saremo e spacca tutto!" risponde dopo qualche secondo Alessio.

Cominciavano così i messaggi di supporto e di sostegno da parte dei suoi amici più stretti.
Anche Lavinia, ormai legata a Nicolò, aveva offerto il suo supporto e non a caso l'unico messaggio che mancava era proprio il mio.
Oggi era quella domenica lì, il suo rientro era alle porte che lui bramava da mesi.

Scuoto la testa concentrandomi sul panorama e nient'altro, spontaneamente ripongo il telefono da dove lo avevo preso.
Non ci sarei andata.
Il pensiero di rivederlo mi innervosiva perché avevo ancora il dente avvelenato, tral'altro tramite Lavinia avevo anche saputo che Chiara era venuta qui a Roma per vivere con lui.
Che ragazzo ipocrita.
A proposito di Lavinia, lei sapeva della litigata con Nicolò e mi confessò di essere stata lei a dirle dove abitassi e quando gli chiese informazioni in più, lui rimase vago.
Le spiegai quindi la situazione che si era creata e come, nel giro di pochi minuti, fu degenerata.
Rimase totalmente spiazzata, non capiva perché tra tutte le sue amicizie che duravano per di più da anni, avesse scelto proprio me per condividere i suoi pensieri.
Effettivamente era la stessa domanda che mi ero posta anche io appena riuscì a ragionare a mente lucida ma che poi lasciai scivolare perché non volevo più saperne nulla.

17.30

Ero a casa, avevo pranzato e mi ero anche lavata.
Dopo la passeggiata mattutina, era ritornata la classica domenica estremamente noiosa che lasciava quel velo di malinconia che ti accompagnava durante le ore della giornata.
Ero comodamente seduta sul divano mentre scorrevo il dito sul cellulare e passavo tra i vari social curiosando e ricavando qualche informazione interessante.

"Gin!" suona insistentemente il campanello della porta.
"Arrivo" dico perché già sapevo che era Lavinia, l'avevo riconosciuta dal suo modo grazioso di suonare.
"Ancora così stai?!" mi rimprovera portandosi le mani sui fianchi "Dai ti aspettiamo in macchina" aggiunge e quando sta per scendere le scale, la fermo.
"Non vengo Lavi" le rispondo senza dare troppe spiegazioni.
"Ma Gin è il rientro di Nico" mi dice, fermandosi sul primo gradino ma la stronco subito sul nascere.
"Per te è un evento importante, per me no" dico prontamente "Io e Nicolò non condividiamo nulla mentre tu sei la ragazza del suo migliore amico. Tu devi andare, io no" aggiungo senza lasciar trapelare nessuna emozione ma lei mi conosceva troppo bene.
"Non ti è andata ancora giù eh?" mi chiede sapendo già la risposta che però aspetta, scuoto la testa "Lui è un po' testardo ma tu sei troppo orgogliosa" sospira "Secondo me dovresti venire, lui ci terrebbe" conclude quasi come a voler fare appello al mio buon senso.
"No Lavi, veramente" lo aveva detto anche lei ed era un dato di fatto, ero orgogliosa da morire "Vai tu e fagli i complimenti anche da parte mia" finisco incrociando le braccia al petto.
"Sei sicura?" mi chiede, annuisco e mi abbraccia senza insistere perché sapeva a che battaglia persa stava andando incontro poi mi stampò un bacio sulla guancia "Ti voglio bene musona" conclude, gli accenno un sorriso mentre la vedo scendere le scale a due a due per non far tardi.

Siccome seiWhere stories live. Discover now