Non riuscivo a farlo bene.La visione che avevo in testa non si traduceva sulla tela che avevo in grembo. Ogni volta che cercavo di abbozzare ciò che stavo immaginando nella mia mente, in qualche modo fallivo. Le mie mani erano un po' nervose per tutta la caffeina nel mio sistema, ma c'ero abituata. Fondamentalmente vivevo di caffè, quindi la bevanda calda non poteva essere la ragione della mia incapacità di disegnare.
Sospirando rumorosamente, posai la matita in mano sistemandomi sulla grande poltrona. Iniziai a guardarmi intorno nel piccolo caffè. Forse avevo bisogno di un attimo di respiro e di concentrarmi su qualcos'altro. Dopotutto, quella era la mia pausa pranzo e non avrei dovuto lavorare. Tuttavia, mi faceva impazzire quando avevo un'idea e non riuscivo a metterla sulla carta.
Ero ancora nuova nel prestigioso studio di architetti e volevo farmi un nome. Essere il principiante non mi piaceva affatto. Nessuno si aspettava molto da me, il che mi dava fastidio oltre ogni immaginazione. Perché mi avevano presa allora? Certo, lavoravo lì solo da pochi mesi ma la mia ambizione non aveva mai vacillato, anche se avevo smesso di giocare a calcio professionalmente. Essere stata in una posizione di leadership per un po' era stato il mio ruolo e non ero abituata a essere il fondo della catena alimentare.
Era strano ma raramente pensavo al mio passato di atleta professionista. Probabilmente perché non avevo tempo, mi ricordai internamente. Lavoravo molto ma mi piaceva ciò che facevo. Guardai l'orologio realizzando di dover tornare in ufficio entro pochi minuti.
Dando un'altra occhiata al bar, notai una bambina al bancone. Mi dava la schiena e notai il grande zaino scolastico che sembrava essere estremamente grande rispetto al suo piccolo corpo. Non riuscii a nascondere un piccolo sorriso mentre si voltava. Il mio cuore perse un battito non appena riconobbi la bambina all'istante: era Lara.
Solo in quel momento notai che stesse tenendo la mano di qualcuno. I miei occhi si spostarono più in alto e trovai Austin con lei. Anche se sapevo che Austin vivesse a New York, non lo avevo mai incontrato da quando mi ero trasferita nella grande mela. Rimasi completamente scioccata tanto da non capire che una voce familiare mi stesse chiamando:
- "Pancakes?"
Gli occhi nocciola si strizzarono guardandomi direttamente mentre mi veniva in mente il tatuaggio ancora sull'osso iliaco. Non avrei potuto correre via, vero? Inoltre, sentii un calore inaspettato diffondersi in tutto il corpo quando Lara lasciò la mano di suo padre e si avvicinò a me. Dio, sembrava molto più alta dell'ultima volta che l'avevo vista. Facendo i conti velocemente, aveva sei anni ormai, il che ovviamente era diverso dall'averne quattro.
La mia mente divenne vuota quando mi raggiunse però.
- "Ehi tu" Dissi dolcemente aprendo le braccia "Posso avere un abbraccio?"
Lara sorrise ampiamente non sembrando a disagio anche se non ci vedessimo da così tanto tempo. Mi sedetti sul bordo della sedia ma era l'altezza perfetta per abbracciarci. Non era piccola come una volta e per un attimo fui quasi sconvolta dal fatto di non aver visto crescere la bambina. Eventuali sentimenti negativi vennero immediatamente attenuati quando sentii la sua piccola risatina prima di tirarmi indietro dal nostro abbraccio.
- "Come stai?" Chiesi io stessa con un grande sorriso.
- "Bene. Papà mi ha comprato il pranzo" Mi spiegò Lara e vidi Austin avvicinarsi lentamente. A differenza della bambina di sei anni, lui era chiaramente a disagio, ma continuammo a parlare.
- "È fantastico. Vedo che ormai vai a scuola" Indicai il suo zaino e lei annuì leggermente.
- "Sì, è divertente" Scrollò le spalle con nonchalance e io sorrisi alla risposta casuale "Sono stata a casa di papà nel fine settimana, ma la mamma sta venendo a prendermi qui."

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LJ10 (Traduzione Ita Camren)
FanfictionSequel CC7 Traduzione Italiana della storia "LJ10" di @moviegeek120 Tutti i diritti e meriti sono suoi.