Best friends

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Vicini ma lontani

''Tutto quello che ti nascondo, le parole che non ti ho mai detto...tutto ciò non fa altro che allontanarmi da te...''

<<Eren, avvicinati un pò di più. Ora voltati e guardami dal basso...così...ecco! Eccezionale come sempre!>>.

Il fotografo non smetteva di parlare nemmeno per un secondo e sebbene stesse facendo il suo semplice lavoro, Eren era stanco di ascoltarlo. Aveva sempre fatto di testa sua o, almeno, quando poteva permetterselo e mai nessuno era stato in grado di lamentarsi del suo comportamento così testardo e talvolta sfacciato. Forse perché l'azienda per la quale lavorava come modello da anni aveva paura di perdere un talento come lui, apparso in quasi tutte le riviste del Giappone e perfino chiamato per interpretare qualche parte secondaria nei film che sarebbero apparsi nelle sale gli anni successivi.
Ma, nonostante tutta quella fama sempre in veloce aumento, le persone che se lo riconoscevano per strada lo fermavano per farsi fare qualche autografo, Eren era rimasto umile. Certo, gli faceva piacere essere amato e trovato attraente da praticamente la nazione intera, ma più di ogni altra cosa amava il suo lavoro. Determinato a spiccare pur rimanendo con i piedi per terra.
In realtà, nascondeva tante debolezze, tanti rimpianti ai quali mai avrebbe trovato rimedio.

<<Per oggi abbiamo finito!>>. Proferì l'uomo, staccando la macchina fotografica dal piedistallo e riponendola con cura all'interno della sua custodia.

Eren sospirò. Lavorava da quella mattina senza essersi preso una reale pausa, la sera che lentamente stava sovrastando il cielo estivo. Ma non gli dispiaceva, non se tutto quel carico lavorativo lo portava a distrarsi dai mille pensieri che, talvolta, lo rendevano inquieto durante il giorno. Sua madre l'avrebbe rimproverato, proprio come lo sguardo di Mikasa che in quel preciso istante lo stava osservando severa.

<<Stai esagerando, Eren>>. Disse con tono inflessibile, seguendo il fratello all'interno del suo camerino.
Era diventata la sua manager per tenerlo principalmente sotto controllo, dato che conosceva ormai la causa della sua eterna malinconia. E, sebbene fosse consapevole del fatto che l'unica soluzione fosse parlarne faccia a faccia con il diretto interessato, sembrava che il modello avesse abbandonato quell'idea da tanto tempo ormai.
Giunto ad un punto di non ritorno, bloccato ad essere ciò che era stato per sempre.

<<Sto bene, Mika>>. Le rispose dolcemente per rassicurarla, dandole un leggero bacio in fronte. <<Voglio solamente tornare a casa, farmi una lunga doccia e andare a letto>>.

La manager lo squadrò da capo a piedi, scuotendo lievemente il capo perché sapeva quanto quelle parole non fossero veritiere. Suo fratello era tutto...bello, simpatico, famoso ma anche fin troppo testardo e fissato con il lavoro. L'unica cosa che gli mancava, forse la più importante, era la felicità.
Si poteva continuare a vivere senza mai mostrare un sorriso sincero?

<<D'accordo, ti accompagno>>.

Quando i due uscirono dallo studio, dopo aver salutato i loro colleghi e il fotografo, raggiunsero rapidamente il parcheggio sotterraneo.
Eren abitava a pochi minuti dall'azienda per la quale lavorava, all'interno di uno dei piani più alti di un maestoso edificio. Da solo, in modo tale che nessuno potesse disturbarlo durante i giorni di riposo.
Durante quel breve viaggio in auto i due fratelli non proferirono alcuna parola. Mikasa si era morsa la lingua più volte per non essere rimproverata per il fatto che spesso assomigliasse a sua madre Carla, preoccupandosi fin troppo a causa del fratello. Eren, invece, era troppo stanco per dar bado alla sorella, concentrato ad osservare come le luci della città si stessero accendendo poco alla volta, illuminando l'ambiente caotico attorno a loro.

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