= 𝟔𝟗: ropes, lawyers and exhibitionist underage

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Quindi spalancai gli occhi, gli presi il viso tra le mani e...
«Uh? Stai... Stai bene? Fammi togliere questo...»
Presi tra le dita la mounthball e lui sospirò.
Non mi guardò in faccia nemmeno una volta mentre io facevo il finto tonto e cercavo di togliergli le cose che aveva addosso. Andiamo chi farebbe tutto quello da solo? Poi cadde il silenzio.
Ci spostammo imbarazzanti sul divano, lui era ancora nudo e non aveva ancora aperto bocca. Che situazione.
«Dov'è la chiave delle manette?» domandai, cercando ancora una volta la sua voce.

Lui però emise uno sbuffo scocciato e alzò gli occhi al cielo. Si stava arrabbiando? E perchè? Non ero mica io quello con il culo all'aria.
«Se vuoi farlo, non devi girarci intorno, fallo e basta.»

Corrugai la fronte e socchiusi gli occhi osservando il suo bel volto. Perchè si Park Jimin a parte l'imbrazzante situazione era il ragazzo più bello che avessi mai visto. I suoi occhi erano grandi e brillanti, le sue labbra carnose e di un rosso fragola, il suo corpo era adorno. Le spalle strette, la silhouette perfetta, i fianchi larghi. Le mani erano chiuse in due piccoli pugni.
«Cosa?» mi risvegliai dai miei pensieri, scuotendo il capo lateralmente.

«Ti ha mandato lui, non è vero?»

«Chi?» domandai il doppio più confuso.

«Beh, conosci il mio nome...te lo ha detto lui, giusto?» sembrava affranto dallo sguardo e dalla voce, stanco, imbarazzato, esausto. Osservava i suoi polsi ammanettati e i suoi pugni chiusi. Guardandola da fuori sarebbe sembrata la scena di un reality show.

«Senti, Jimin giusto? Io sono solo un avvocato. Interpreto le norme giuridiche e assisto solo i miei clienti. Separazioni, divorzi, licenziamenti, eredità, testamento, responsabilità medica insomma io...»

Non mi fece concludere la frase: «A lui piace giocare con le persone.»
Ma lui chi maledizione? Parlava di Kim Seokjin? O chi altro? Cosa cazzo avrei dovuto fare? Mi avrebbero almeno dato il mio stipendio? Mugolai pensando al mio stipendio in effetti.
Dopo qualche secondo sentii il freddo del metallo delle manette di Jimin sulle caviglie scoperte, poi attraverso i miei jeans fino a quando le sue mani non si arpionarono alle mie cosce.
«Lui si arrabbia quando le cose non vanno come pianificato.» sussurrò con il naso vicino, vicinissimo, alla mia cintura.
«e se succede, ti farai male anche tu, quindi...»

Io ero immobile, come congelato. I miei occhi erano spalancati. Abbassai lentamente lo sguardo sul ragazzo in ginocchio e deglutii. Dovevo andarmene da li, ma lui mi guardava da sotto quelle ciglia folte, con quel sorrisino e...e cazzo era nudo!
Cercai quindi di scansarmelo di dosso, lottando contro le mie scarpe incollate al pavimento. Lui notò la mia agitazione, il mio nervosismo e ancora una volta parlò.
«Non preoccuparti, per me non è un problema. Se non ti piacciono i ragazzi, puoi chiudere gli occhi.»

Park Jimin, mio dio, ho il cazzo duro da quando ho aperto quel dannato armadio. A chi non piacciono i ragazzi? A chi non piaci tu. Sei solo perfetto.
Le mani, che sembravano estremamente esperte, di Jimin - con ancora i polsi fermi nelle manette - mi tirarono giu la zip dei pantaloni. Lui mi spinse al vuoto tre volte, finchè non caddi su una sedia dietro di me. Ero seduto per metà, in una posizione scomodissima e le gambe allungate ma non me ne curai. Non con i boxer dietro le mie cosce magre e pallide e la lingua di Jimin sul mio glande.

Jimin era un miscuglio sensuale, fin troppo sensuale, di forme e essenze morbide, dolci e sinuose.
Strusciava le sue belle labbra addosso a me, facendomi sentire attentamente e per bene il suo calore, il calore del suo fiato che si scontrava con i brividi di freddo che trapassavano il mio intero corpo, e la mia durezza. Jimin era esplosivo.
Il mio sguardo ignorò il suo viso angelico che non c'entrava proprio nulla con quello che mi stava facendo, e finì sul resto del suo corpo. La pancia piatta e tonica, la pelle abbronzata, più dorata della mia e poi il rotondo del suo sedere. Oh cazzo.
Non avevo più' intenzione di andarmene, qualsiasi cosa mi avrebbe fatto questo ragazzo.
Tanto le mie gambe non me lo avrebbero permesso. Erano incollate alla sedia e al pavimento un po' come sapevo si sarebbero incollati i ricordi di quella giornata, alla mia mente.

Sussultai quando Jimin mi accolse totalmente nella sua bocca. Quanto tempo era passato? Mi tesi all'indietro, come la corda di un violino, per evitare di rilasciare un gemito di tonalità troppo alte. Il mio membro svettava interamente tra le sue guance incavate e strette per lo sforzo. Qualsiasi mia vena, sopratutto lì sotto, era tesa tanto quanto me. Dio Yoongi da quanto tempo non ti facevano un pompino così? Da quanto tempo non avevi un ragazzo? Da quanto tempo non facevi sesso.
E probabilmente gli istinti e il fuoco ardente di desiderio in me erano dati anche dalla lunga astinenza. Io ero uno serio, sulle sue. Cercavo l'amore, quello stabile, quello che si condivide. Non cercavo solo buchi insomma.

Quando riportai gli occhi pece su Jimin, l'altro mi stava guardando, sorridendo malizioso.
I suoi occhi erano chiari e pieni di libidine. Sembravano imploranti. Imploranti di succhiarmi o di farsi fottere senza altri e lunghi ripensamenti. Le dita di Jimin mi ristrinsero con forza. Le mani erano morbide e vellutate, come quelle di un ragazzino. Io lo tesi verso il basso, volevo di nuovo la sua bocca ma lui non me lo concesse, non subito. Frizionò il mio membro facendo scorrere il palmo a pugno sopra la pelle tesa e il pollice disegnava a volte dei cerchi sulla cappella. Ero in paradiso?
Chiusi gli occhi. Mi rilassai, ma ero comunque in allerta, aspettavo le sue labbra. Di nuovo la sua mano: su e giù, una volta, due volte, tre, quattro, cinque, sei, sette volte... Il freddo del metallo delle manette che mi faceva continuamente rabbrividire. Era come una scossa. Il piacere aumentò e ora non volevo più le sue labbra, volevo Jimin, volevo il suo corpo, la sua voce che avevo sentito per troppo poco.

Con ancora gli occhi chiusi cercai i suoi capelli morbidi, glieli afferrai con le mani alla base della nuca, e poi glieli strinsi tra le dita con forza e fermezza, facendolo mugolare. Le sue mani abbandonarono la mia pelle e io scelsi quell'esatto momento per premergli il mio membro contro le labbra dischiuse. I suoi denti mi sfiorarono, la sua saliva mi bagnò e poi fui di nuovo dentro la sua cavità orale.
«A-Aspetta.» lui mi guardò confuso. Io arrossii. «Non prenderlo tutto, prima lecca, usa la lingua. Mi piace.»
Diventai se possibile ancora più rosso.
Probabilmente mi avrebbe preso a schiaffi ma ciò che pensavo non accadde. Lui mi sorrise come ti sorridono i bambini in quinta elementare quando tu sei ancora alla scuola dell'infanzia, non era infastidito e fece come avevo chiesto. Obbedì senza dire una parola.

Dopo essermi ripreso anch'io dal suo sguardo, dal suo sorriso e dall'imbarazzo, iniziai a guidarlo di nuovo nei movimenti, premendo il suo capo, mentre lui eseguiva quasi contento o del tutto contento, lo era? verso il mio membro.
Dopo aver leccato accuratamente il glande, permettendo di nuovo ai miei occhi di chiudersi rilassati, la sua lingua pensò a tutto il resto della pelle, infilando più volte e solo la punta nelle guance bagnate.
Jimin si stava letteralmente lavorando ogni centimetro di me stesso oltre che della mia sanità mentale. Baciò le mie cosce e ancora fece scorrere la lingua con lentezza disarmante su tutta l'asta. E ancora, e ancora, e ancora.
Poi arrivò ai didimi. Li leccava e a volte li prendeva in bocca delicatamente. Anche lo scontro veloce, di rado, con i denti bianchi di Jimin contribuiva a farmi vedere letteralmente il paradiso.
«Posso... Jimin? Voglio venirti in bocca.»

Jimin si staccò, si ricompose, se così si può dire, di fronte a me. Il suo mento era ricoperto di saliva. Si leccò le labbra e il labbro inferiore finì tra i suoi denti.
Poi annuì e di nuovo quel sorriso, solo che ora gli occhi non si chiusero dolcemente come due mezzelune. Ora erano fottutamente languidi.
«È davvero grosso Yoongi.» stavo letteralmente per morire.
Sgranai gli occhi. Mi congelai sul posto, mi sedetti più comodamente e in modo composto sulla sedia ora dovevo andarmene. Non era da me tutto que
Lui però continuava a guardarmi la sotto, rilassato, come se stesse semplicemente calcolando il calibro del mio cazzo.
Una goccia di sudore quasi mi scese dalla fronte mentre lo fissavo.
«Farà male senza lubrificante, ma...»
E senza aggiungere altro ricomincio a pompare con il mio membro in mezzo alle labbra. Leccava, succhiava, mi fissava. La sua saliva colava giù, bagnava i miei pantaloni come rugiada e cazzo sarò stato anche uno psicopatico ma era erotico da morire.

Poi l'orgasmo mi arrivò, forte come uno schiaffo. Il piacere esplose pulsante, come l'acqua che cola da un recipiente. Incontenibile. Mi inebriò i sensi tanto quando tre bottiglie di Gin.
I fiotti caldi esplodevano nella bocca di Jimin. Lui era ancora li, fermo immobile, non deglutiva neppure, si prendeva il mio orgasmo. Quando si spostò le sue labbra rosse si sporcarono un po' di me. Sorrisi appagato e lui ricambiò con una risatina, si toccò la bocca sporca e poi si gettò su di me incollandosi alle mie di labbra. Di certo non sapevo che quello sarebbe stato il primo bacio con l'amore della mia vita.

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