II

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"Non ho capito."

Atsumu sbuffò dall'alto del suo onigiri. Certo che non capiva, aveva rubato tutto il cervello disponibile e non aveva lasciato nulla a suo fratello, era evidente.

"Sforzati un attimo, ci arrivi."

Osamu si portò una mano sulla fronte, massaggiandosi le tempie con aria sofferente. "Ho capito che ti sei accorto, dopo tipo dieci anni che sbavi come un cazzo di San Bernardo," "Hey!" "che ti piace Sakusa."

Atsumu si accigliò. "Non sono dieci anni. E non mi piace Omi-kun."

"Ah, no?"

"Voglio passare il resto della mia vita a fissare quei fottuti nei e fare cose malvagie al suo corpo verg-"

"TI PIACE SAKUSA!" Lo bloccò Osamu, le mani alzate per zittire suo fratello. O invocare pazienza. Sospirò pesantemente. "Ho capito, poi, che vuoi fare in modo che anche lui arrivi alla conclusione che gli piaci."

"L'avrei detto in altri termini ma sì, diciamo di sì."

"E per farlo passerai tutto il mese a incastrare vischio in posti discutibili per costringerlo a baciarti."

Il ghigno di Atsumu era enorme. "Sarà il bacio del vero amore."

"Ovviamente. Quindi dopo il bacio avrà la sua epifania e correrete insieme verso il tramonto a cavallo di un unicorno con colombe che buttano fiori e altre stronzate. Sbaglio?"

"Non mi piace questo sarcasmo, sappilo."

"Ne terrò conto." Osamu guardò il suo gemello. Suo fratello maggiore. Più grande di undici minuti. Avrebbe dovuto ripeterselo spesso ultimamente. "Sei sicuro che gli piaci?"

"Samu, sono sicuro di poche cose. Una di queste è che Omi vorrebbe strozzarmi tanto quanto cavalcarmi mentre lo fa." Osamu fece una smorfia. "Fidati, la TSI che si sprigiona quando siamo nella stessa stanza ha fatto piangere il capitano." Atsumu sapeva cosa diceva: aveva sentito Meian parlare con allenatore e PR di cominciare a buttare giù idee su quando, inevitabilmente, sarebbero scoppiati e si fossero saltati addosso da qualche parte molto probabilmente pubblica. Questo lo offese: non era per l'esibizionismo estremo e, cazzo, nessuno avrebbe visto Omi-kun nudo eccetto lui.

Osamu accettò suo malgrado: li aveva visti con i suoi occhi. Anche internet lo aveva fatto e ringraziava Dio ogni giorno che Sakusa non fosse tipo da smanettare troppo su Twitter.

"E non sarebbe meglio parlargli?" Chiese quindi, il tono leggero. "Dirgli quello che senti, cantargli una canzone, qualunque altra cosa che non coinvolga il vischio?"

"Omi non è tipo da parlare di sentimenti e merda varia."

"Appunto. È la persona più schietta che abbia mai avuto il dispiacere di conoscere, non è meglio dichiararti? Avresti la tua risposta in mezzo secondo."

"Cosa c'è che non va con il vischio?"

"Tsumu, il tuo piano è basato su te che costringi un germofobo ..."

"È migliorato! Ora mi permette di toccarlo!"

Osamu batté le palpebre due volte, stupito. Archiviò l'informazione e continuò. "... un germofobo, non più germofobo come prima ma ancora germofobo, a stare sotto un ramo di vischio insieme a te e a baciarti." Lo guardò negli occhi. "Senza avvertirlo. Senza preparazione."

"Non è che gli salterò addosso, ci saranno chiacchiere, lo metterò a suo agio."

"Quindi sarete sotto il vischio, creerai l'atmosfera e lo costringerai a baciarti."

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