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Vinsero. Di poco, ma vinsero.

Suna era un'anguilla, Motoya era ovunque e Washio aveva fatto di tutto per bloccare qualsiasi tentativo di portarsi avanti.

Ma i suoi mostri erano stati impeccabili.

Hinata aveva saltato come una dannata scimmia, materializzandosi in punti ostici e beccandosi più maledizioni che complimenti. Aveva talmente energia che a fine partita cominciò un coro di 'You are my sunshine' con Bokuto con un livello di stonatura tale da far vergognare a morte Meian mentre l'allenatore li guardava ridendo.

Bokuto stesso era in splendida forma, ogni punto conquistato veniva dedicato ad Akaashi-kun che lo guardava sugli spalti.

E Omi-kun era una visione. Vederlo sfidare Komori dall'altra parte della rete, un sorriso leggero sulla faccia per ogni schiacciata andata a segno o guardandolo male ogni volta che riusciva ad intercettarlo gli faceva andare il sangue in fiamme.

Era il sogno di una vita alzare per giocatori di questo calibro, non lo avrebbe abbandonato per nulla al mondo.

Si ritrovarono tutti, vincenti e perdenti, nell'Izakaya più vicino a festeggiare l'incontro, indipendentemente dal risultato.

Avevano ancora l'adrenalina in circolo, le vene vibravano, la compagnia era perfetta.

Fu riportato alla realtà da Sakusa che, dopo un paio di ore si avvicinò e gli disse all'orecchio. "Domani verso le 11:00 vieni a casa mia. Ormai sai dove abito." Il sorriso che aveva in bocca congelò. Si girò a guardarlo e lo vide con le gote rosee dal calore del locale e lo sguardo serio, impassibile come al solito.

"Puoi dirmelo adesso."

"Domani è venerdì." Prese la giacca pesante dal suo braccio e la infilò con movimento fluido. "Arriva puntuale." E se ne andò.

Certo che non lo avrebbe fatto contento. Perché toglierlo dalla miseria in quel momento quando gli aveva fatto passare un mese d'inferno?

Incontrò gli occhi di Komori ma fortunatamente non disse nulla.

Nel petto, sbocciò una piccola scintilla d'agitazione.


*


Aveva scoperto l'indirizzo di Omi da Komori. Ovviamente. Meian si era rifiutato di dirglielo e l'allenatore avrebbe fatto troppe domande. Komori era l'unica ancora di salvezza (che si accontentava di una mazzetta minima) a potergli svelare l'arcano.

Il complesso di appartamenti si trovava in una zona residenziale, davanti il parco Ichioka Motomachi ed era un bel quartiere. Palazzi carini, piante sui balconi, aspetto pulito. Chissà quanto pagava di affitto, si chiese oziosamente. Magari era una cifra fattibile, interessava anche a lui una zona del genere. Non era neanche troppo lontano dalla palestra, considerando che Omi-kun arrivava a piedi.

Arrivato davanti al portone, però, cominciò a sudare freddo. Stavolta il cancello non era aperto: citofonò e la voce monotona di Omi rispose quasi subito.

Decise di non prendere l'ascensore. Le scale erano un ottimo allenamento, le gambe gli facevano male per la fatica del giorno prima ma ehi, non era nulla se non dedicato! E poi, se ci metteva più tempo ritardava l'inevitabile.

Al piano giusto, incontrò Omi che lo aspettava sulla porta. Aveva un paio di pantaloni morbidi e un maglione che fasciava quelle spalle in maniera illegale. Sembrava decisamente edibile. "C'è un ascensore perfettamente funzionante." Lo informò seccamente.

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