CAPITOLO VI.

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Faccio un respiro profondo: neanche Suga e Daichi sono mai entrati in questa stanza.

Avverto l'impazienza di Nishinoya, così mi decido a spingere la maniglia ed aprire la porta.

Accendo la luce e prevedo il ragazzo nella stanza.

- Wow...- mormora lui, osservandosi intorno. Guardo le pareti di quello che un tempo era un semplice magazzino.

Paesaggi, scritte, persone... I punti bianchi ormai sono pochi. Alcuni disegni sono usciti bene, altri meno; ho dovuto prenderci un po' la mano, all'inizio.

- Ho iniziato quando ho scoperto della malattia. Questa stanza prima era piena di oggetti ma... L'ho svuotata completamente. Avevo bisogno di un posto anonimo in cui stare. Quando ho iniziato a conviverci però, mi è sembrato un luogo triste e così... Be', dovevo pur farci qualcosa- racconto.

Nishinoya non risponde e si dirige verso uno dei miei primi dipinti. Ho provato a raffigurare me stesso, di spalle, mentre schiaccio.

Non è venuto granché: il braccio è un po' troppo allungato, mentre le gambe un po' corte, ma rende l'idea.

Nishinoya appoggia una mano sulla mia schiena dipinta, dalla parte del cuore.

- Mi sarebbe piaciuto vederti così- afferma.

- In che senso?- gli chiedo, avvicinandomi leggermente.

- Mi sarebbe piaciuto... Coprirti le spalle. Vedere la tua figura mentre saltavi, e farti sapere che dietro avevi qualcuno che avrebbe raccolto tutti i palloni che non saresti riuscito a schiacciare per darti un'altra opportunità- mormora.

Rimango sorpreso; già il suo scatto d'ira di primo mi aveva lasciato non poco stupito. Le poche volte che l'ho visto Nishinoya era sempre allegro e quasi avevo pensato che non potesse avere che questo come carattere.

Mentre ora... Sembra triste. Per la prima volta, sembra desiderare con tutto se stesso che la sua malattia non esista.

- Potremmo farlo una volta- propongo. Lui si volta, sorpreso.

- Alla prossima partitella, se ti va possiamo stare in squadra insieme. Con te alle mie spalle, sono certo che schiaccerei in modo molto più sicuro- affermo.

Non lo dico solo per farlo felice, ma l'ho visto giocare: mi trasmette un senso di sicurezza immenso.

- Certo! Però dobbiamo organizzarci presto, mi raccomando- afferma, voltandosi completamente.

Non gli chiedo perché: non me la sento di sentirglielo dire. Non mi ha ancora detto quanto tempo gli resta, ma temo che saperlo non mi aiuterebbe.

- Voglio vedere tutto- afferma. Riporto l'attenzione su di lui.

- Di cosa?-. Il ragazzo mi guarda con un'espressione seria.

- Di te. Raccontami... Tutto ciò che sei-.

Non sono mai stati bravo con le parole. Anzi, spesso sono io quello nervoso durante i discorsi; però... I suoi occhi mi trasmettono sicurezza. Quello sguardo, è qualcosa che non mi era mai capitato di vedere in nessun altro.

Così, lo porto fuori dalla stanza. Andiamo in soggiorno e prendiamo alcuni cuscini e coperte, sistemandoli per terra.

Ci sediamo uno di fianco all'altro.

- Ehm... Non so bene da dove iniziare- ammetto.

- Dal principio- risponde. Capisco che, qualsiasi cosa dirò, a lui andrà bene. Così, inizio a parlare.

Racconto di quando ero piccolo e ho giocato a pallavolo della prima volta; di quando, alle medie, ho iniziato rapidamente a crescere e tutti mi scambiavano per un teppista; del mio arrivo al Liceo, dell'entrata in squadra insieme a Suga e Daichi. Di quando ho scoperto di essere malato.

- In realtà ho già vissuto tanto, per la malattia che ho. Ormai me la porto dietro da otto anni; devo ringraziare il fatto che ho sempre avuto una vita piuttosto sana, immagino- mormoro.

Sento qualcosa poggiarsi sulla mia spalla e mi volto di scatto. Nishinoya si è appoggiato a me e sta facendo respiri profondi, ma so che è sveglio.

- Va tutto bene?- gli chiedo. Lui annuisce.

- Sono solo un po' stanco- mormora. Cerca di tirare su la testa, ma fa una smorfia di dolore. Debolezza fisica e dolori... Ha bisogno di riposare.

- Non sforzarti- mormoro. Lentamente, faccio scivolare la sua testa sulle mie gambe. Cercando di essere più delicato possibile, lo sollevo e mi alzo.

- Non dovresti sforzarti neanche tu- mormora lui. Sorrido.

- Non pesi niente- rispondo e lui fa un piccolo sorriso.

- Dove mi stai portando?-.

- In camera mia; il divano è piuttosto scomodo, e non posso lasciarti andare via in questo stato- affermo. Lui non risponde.

Utilizzo la gamba per aprire la porta della camera, poi vado fino al letto e lo appoggio lentamente sopra.

- Hai bisogno di qualcosa?- gli chiedo.

- Mi aiuti a togliermi la maglietta? Mi dà fastidio mentre dormo- mormora.

Sento le mie guance diventare completamente rosse, ma comunque acconsento.

Aiuto Nishinoya a sedersi. Lui tiene gli occhi chiusi mentre alza le braccia ed io gli sfilo la maglietta. La appoggio su una sedia, poi torno da lui e lo aiuto a sdraiarsi.

- Cerca di riposare- mormoro. Faccio per andarmene, ma sento la sua mano posarsi sul mio braccio. Voltandomi, lo vedo cercare di stringerlo, ma è troppo debole e l'arto gli cade sul letto.

- Non andare- mormora.

- Sei sicuro?- gli chiedo. Lui annuisce debolmente.

- La notte è... Uno dei momenti peggiori. Se mi agito, spesso ho le palpitazioni o il respiro affannato; potrei disturbarti- mormoro.

- Russo come un trombone. Non sarà un problema- risponde lui. Ridacchio.

- Allora vado a mettermi il pigiama-. Lui annuisce e ritira il braccio sotto alle coperte.

Esco dalla stanza e vado in bagno. Mi guardo allo specchio: fortuna che non avevo acceso la luce, perché sarebbe stato imbarazzante vedere quanto sono rosso.

Mi lavo la faccia, poi mi cambio velocemente e torno nell'altra stanza.

Mi fermo sulla soglia e sul volto mi compare un sorriso. Nishinoya è in mezzo al letto, rannicchiato, e dorme proprio come un bambino.

È veramente tenero...

Cercando di non fare rumore, entro nella stanza e mi sistemo di fianco a lui. Rimango sdraiato sulla schiena e chiudo gli occhi, sperando di prendere sonno subito.

Sento un braccio posarsi sul mio stomaco mentre Nishinoya appoggia la testa sul mio petto.

- Scei più cosmodo del scuscinso- sbiascica. Mi sento arrossire nuovamente, ma poi sorrido.

Istintivamente, allungo il braccio e lo posiziono attorno alle sue spalle, tirandolo leggermente verso di me.

E per la prima volta dal giorno in cui ho scoperto della mia malattia, riesco a dormire senza problemi.

ASANOYA-UN'ALTRA OPPORTUNITÀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora