Capitolo 32

126 18 67
                                    

Aiden si alzò in fretta, lasciando il tavolo dei commensali

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Aiden si alzò in fretta, lasciando il tavolo dei commensali. Aveva detto a suo padre di essere sicuro di potercela fare quella volta ed era determinato a mantenere la parola. Le rivelazioni di Gwen erano state davvero forti, la reazione di Gabriel era comprensibile. Diede un rapido sguardo, facendo un cenno di saluto: di sicuro non li avrebbe trovati lì al termine della sua conversazione con Gabriel.

Quello che aveva ascoltato riguardo al siero lo aveva scombussolato, poteva solo immaginare come si fosse sentito il diretto interessato. C'erano stati troppi segreti sepolti durante tutti quegli anni, scoperchiare tutto stava avendo delle normali conseguenze. Aiden era consapevole che quella che stavano intraprendendo fosse una via di non ritorno, che li avrebbe portati allo scontro che avevano cercato di evitare.

Senza nemmeno rendersene conto si ritrovò davanti alla porta della camera di Gabriel. Aveva un po' di timore, visto ciò che era successo quella mattina, ma non poteva restare lì come un allocco. Si fece coraggio e bussò, attendendo una risposta.

«Sì?»

«Sono io, Gabriel, posso entrare?» Aiden aveva già afferrato la maniglia della porta, aspettando impaziente il permesso per varcare l'uscio.

«Entra pure, Aiden».

I cardini scattarono e Aiden si ritrovò dentro, si richiuse la porta alle spalle e si girò a guardarlo. Gabriel era seduto sul letto a gambe incrociate, con la schiena poggiata al muro vicino alla finestra.

«Hai altro da confessarmi?» Gabriel lo prese in giro, ma fu ben attento a osservarlo con cipiglio severo. Capì di esserci riuscito quando vide l'espressione di Aiden atterrire, stupito da quella domanda fatta a bruciapelo.

«No! Davvero, ti ho detto tutto». Aiden non voleva minare quella poca serenità ritrovata tra loro due, voleva parlare in modo pacifico.

«Lo so, rilassati. Ti stavo solo prendendo in giro». Gabriel si concesse un mezzo sorriso, poi si spostò un po'. Lo invitò a prendere posto accanto a lui. Fu bello ritrovarlo vicino, sentire le loro spalle sfiorarsi e bearsi del calore che emanava il suo corpo.

«Sei un po' ingiusto, io sono venuto qui per aiutarti». Aiden si finse offeso, ma era davvero felice di aver ritrovato un minimo della loro complicità. Temeva di aver perso tutto su quella terrazza, mentre i fulmini sferzavano l'aria e i tuoni rimbombavano nel cielo.

«Lo so e ti ringrazio. Da quando la mia vita è cambiata, sei sempre stato l'unico a cui ho potuto dire tutto senza mai vergognarmi. Mi dispiace aver lasciato la cena in quel modo». Gabriel iniziò a contorcersi le mani, un gesto dettato dal nervosismo.

«Nessuno te ne fa una colpa, credimi. Avrei reagito allo stesso modo se mi avessero detto di aver rischiato di perdere tutti i miei ricordi». Aiden era rimasto colpito da quello che aveva detto Gwen, gli effetti del siero erano devastanti.

«È strano pensare che mentre io crescevo ed ero all'oscuro di tutto, altre persone pianificavano la mia vita cercando di tenermi lontano da ogni cosa. Io capisco la volontà di proteggermi, ma avrei voluto sapere fin dall'inizio. Magari avrei scelto di mia spontanea volontà di prendere quel siero, avrei compreso a fondo il pericolo che rappresenta... lui, Joshua». Gabriel fece fatica a pronunciare il nome del suo vero padre, ogni volta era come rivivere tutto da capo; si sentiva scombussolato e confuso.

Chronoma - I colori del tempoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora