Capitolo 38

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Gabriel osservò impietrito l'inizio dello scontro tra le due fazioni, sembrava di stare in uno di quei cinema in realtà aumentata; in quel caso, però, non era seduto su una comoda poltrona a guardare un film

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Gabriel osservò impietrito l'inizio dello scontro tra le due fazioni, sembrava di stare in uno di quei cinema in realtà aumentata; in quel caso, però, non era seduto su una comoda poltrona a guardare un film.

I bagliori delle diverse energie temporali cozzavano tra loro, creando degli strani giochi di luce quasi fastidiosi per gli occhi. Avrebbe voluto raggiungere Aiden, sapeva che insieme potevano riuscire a salvare Eve e avrebbero trovato un modo per sconfiggere Joshua.

Si convinse a muoversi, ma fu subito fermato da Joshua, che si sistemò accanto a lui. Non fece nulla per trattenerlo, bastava il suo sguardo: glaciale. Sua madre era sul lato opposto e non poteva avvicinarsi. Aveva paura che potesse capitarle qualcosa, avevano passato così poco tempo insieme e non voleva che tutto finisse lì, durante quello scontro.

«È un peccato, li vedrai morire tutti solo perché non hanno accettato la mia generosa offerta» commentò Joshua, rivolgendosi a lui come se stesse conversando del tempo meteorologico con un amico di vecchia data.

Gabriel si girò di scatto, con uno sguardo di fuoco e l'energia rossa che gli avvolgeva la mano. Joshua sorrise appena, il suo piano stava prendendo piede e il lavoro che doveva fare con Gabriel era di vitale importanza, era necessario non commettere nessun errore.

«Noi ti sconfiggeremo, Joshua. Tu resterai da solo, capiranno che persona sei. Noi siamo uniti e siamo leali l'uno con l'altro, ed è questo ciò che ti manca. Il tuo gruppo si sta sfaldando». Gabriel lo sfidò a viso aperto, non voleva più mostrare timore nei suoi confronti. Joshua era solo un meschino. Aveva notato che una parte del gruppo della Century si era distaccata e stava combattendo contro chi avrebbero dovuto difendere.

Lui gli lanciò uno sguardo di indifferenza, come se quelle parole non contassero niente.

«Oh, ma non c'è bisogno. Vedi, Gabriel, tu sei più potente di me. Se loro muoiono, puoi salvarli».

Uno scintillio di follia gli attraversò le iridi grigie. Gabriel ebbe la reazione che si aspettava, un guizzo d'incertezza e curiosità balenò nei suoi occhi d'ambra.

«Aiden mi ha detto che non posso, che morirei». Quella situazione era surreale, stavano conversando come se non ci fosse uno scontro in atto, a pochi passi da loro.

«Ti ha mentito, Gabriel. Non hai ancora capito? Ognuno di loro lo ha fatto. Ti hanno detto la verità solo per delle circostanze, sono stati costretti. I tuoi poteri sono troppo grandi, ne hanno paura. Nemmeno io potrei contenerli. Hai visto anche tu, ti assicuro che nessuno è mai riuscito a rompere la mia barriera».

Joshua parlava sicuro, non abbassò mai lo sguardo né esitò. Gabriel si sentì inerme, si sentì strano perché una parte di lui voleva credergli. Il pensiero corse a suo padre, a quella volta che era stato a un passo dal poterlo salvare. Perché gli avevano impedito di farlo? Forse Aiden e Vincent non immaginavano che le sue capacità fossero tanto grandi, non li incolpava per averlo fermato, ma se ci fosse stata davvero una concreta possibilità di riportalo in vita avrebbe dovuto usarla.

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