(Daisuga) per te ci sarò

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Trama: Daichi è triste per cosa potrebbe succedere alle sue amicizie nella Karasuno una volta che lascerà la scuola, specialmente per Suga, e sarà proprio il vice capitano a cercare di consolarlo.

Daichi guardava la sua città, mentre la vedeva riempirsi delle luci delle case e delle strade, frattanto che il sole cominciava a tuffarsi all'orizzonte, per poi scomparire in un turbinio di colori.
Si trovava sul terrazzo di casa sua, le mani appoggiate alla ringhiera del balcone. Sentiva in sottofondo le voci dei suoi compagni di squadra rompere il silenzio di quella sera di primavera. Erano tutti venuti da lui per festeggiare le loro ultime vittorie, ma per Sawamura non c'erano ragioni per essere felici. Si sentiva come se quella fosse una festa d'addio, come se, dopo quella sera, non avrebbe più rivisto i volti dei suoi piccoli corvi.
Il rumore della porta-finestra che si apriva lo fece voltare di scatto. Pensava che avrebbe trovato Asahi (sapeva che anche lui provava le sue stesse emozioni) ma, al suo posto, vide avvicinarsi una figura dalla chioma argentata.
Suga lo osservava preoccupato, gli occhi castani comprensivi come sempre e le morbide labbra atteggiate in un sorriso. La sfumatura rosata che trapelava da quel tramonto spettacolare, si rifletteva sulla pelle candida del compagno, rendendo la sua sagoma ancora più angelica, eterea, che al moro sembrava appartenesse ad un altro mondo.

Daichi arrossì lievemente a quel pensiero, ma si riprese, quasi, quando sentì la voce cristallina dell'alzatore: -Hey, tutto bene?

Il capitano annuì e riposò lo sguardo sul panorama che aveva contemplato poco prima. Sobbalzò quando avvertì la presenza di Koushi al suo fianco, molto, molto vicino a lui. Sentiva gli occhi del vice osservarlo in attesa che dicesse la verità.
A volte si sorprendeva di quanto bene lo conoscesse Sugawara: non riusciva a capacitarsi che qualcuno potesse comprenderlo alla perfezione e leggerlo come un libro aperto. Ma Koushi non era "qualcuno", non per Sawamura.

Si era innamorato di lui un anno prima e, da allora, ogni suo pensiero era concentrato sull'alzatore, da quando si svegliava a quando si addormentava, stanco dopo un allenamento. Aveva provato più e più volte a guarire da quell'infatuazione, cercando difetti nel compagno che gli dessero fastidio, modi di fare che lo irritassero, qualunque cosa per non rovinare la loro amicizia! Ma era stato tutto inutile: non c'era una cosa in Suga che avrebbe voluto cambiare.

Amava i pugni sullo stomaco quando era felice di vederlo, amava l'espressione imbronciata che metteva su quando qualcuno lo prendeva in giro, amava il modo in cui incitava i compagni a fare sempre del loro meglio e, soprattutto, amava il costante desiderio che Koushi aveva di aiutare e proteggere.

Si girò verso il grigio e disse, sospirando: -Ho paura, Suga. Ho paura di lasciarli. Non voglio che tutto questo finisca, non voglio che qualcosa nella mia vita cambi. Non riesco a fare a meno di pensare che, quando ce ne andremo, li perderemo di vista...Ci perderemo di vista.

Sugawara ascoltò attentamente le parole del capitano, ma nella sua mente ronzava un costante turbinio di pensieri: "starò bene vestito così? Mi sono pettinato? Ho qualcosa tra i denti? Puzzo? Forse è meglio che torni dentro furtivamente prima che sia troppo tardi, che mi sistemi e torni fuori.". 

Quando vide l'espressione affranta di Daichi, però, ogni dubbio si dissolse e l'unica cosa che gli importò fu cosa potesse fare per far risplendere di nuovo un sorriso sul suo volto. 

Titubante, allungò una mano verso il compagno e l'adagiò sulla sua spalla. -Ascoltami.- Disse. -Non posso e non voglio dirti bugie: quando ce ne andremo molte cose cambieranno. Forse hai ragione: nulla sarà più come prima.- Si fermò. Aveva riflettuto a lungo su cosa fare una volta finita la scuola, ma non aveva mai realizzato che quel momento stava per arrivare davvero. Non riusciva a immaginare la sua vita senza la pallavolo ma, soprattutto, non riusciva ad immaginarla senza i suoi compagni, i suoi piccoli corvi che aveva visto crescere e maturare per mesi. Non si era mai sentito più orgoglioso di qualcuno, come lo era stato finita la partita contro la Shitatorizawa. In quel momento aveva compreso che ormai non avevano più bisogno di lui e dei suoi consigli. Aveva pianto a lungo per questo, ma non si era lasciato abbattere: aveva, invece, deciso di continuare ad aiutare i suoi amici, nel bene e nel male. Allargò il suo sorriso. -Ma sai cosa non cambierà mai? Ciò che proviamo per loro. Certo, sono cresciuti, ma avranno sempre bisogno del loro capitano, come tu di loro. Torneremo a trovarli, vedremo le loro partite e si, cambierà tutto, ma non vuol dire che non possa cambiare in meglio! Guarda il lato positivo: non dovrai più correre dietro a Tanaka e Nishinoya per impedire che combinino qualche guaio!

Calde lacrime avevano iniziato a rigare le guance di Daichi senza che lui fosse riuscito ad impedirlo. Si sentiva così stupido! Stava piangendo come un ragazzino davanti a Suga! Dopo quei pensieri, però, si sentì ancora più stupido: Koushi non era così superficiale. Una flebile risata gli sfuggì tra le lacrime all'ultima affermazione dell'alzatore. Era incredibile come riuscisse a divertirlo anche in un momento simile. 

-Vedrai- continuò Sugawara. -Andrà tutto bene.

Dicendo questo, il ragazzo scostò la mano dalla spalla di Sawamura. Il capitano sentì un freddo glaciale dove una volta si posava il delicato tocco del suo amato. Durò poco, però, perché Koushi allungò il braccio verso il suo viso e gli passò delicatamente il pollice sullo zigomo per fermare le lacrime. 

Si guardarono negli occhi e in quell'attimo Daichi si sentì come se quello fosse l'unico posto adatto a lui, l'unico luogo in cui si potesse sentire sereno, felice: al fianco di Sugawara Koushi. Non poteva nemmeno pensare di perdere una persona così perfetta per lui. -E noi due?- chiese -Che ne sarà di noi una volta finita la scuola?

Il cuore dell'alzatore cominciò a martellare all'impazzata e si chiese cosa dovesse rispondergli. Decise di dire semplicemente la verità, perché sapeva che Sawamura non si aspettava altro da lui. -Non devi chiedermelo. Tu...tu per me sei troppo importante per uscire dalla mia vita come se nulla fosse. Non hai sentito che cosa ho detto prima? Torneremo a trovarli, vedremo le loro partite. Io e te. Insieme. Non voglio lasciarti Daichi.

Il capitano ormai era sicuro di star per svenire. Cos'era quella? Una dichiarazione? Qualunque cosa fosse, era arrivato il suo momento di farsi sentire: doveva essere diretto e sincero sui propri sentimenti o avrebbe perso completamente la testa.

-Nemmeno io Suga. Tu...tu sei la persona più importante della mia vita. Non ho mai conosciuto qualcuno come te: sei gentile, dolce, premuroso e bellissimo. Non voglio perdere i nostri compagni ma soprattutto non voglio perdere te, Koushi. La nostra amicizia è la cosa più bella che mi sia mai capitata ma non posso continuare a mentire a me stesso: ti amo Sugawara. Vuoi essere i mi- Non fece in tempo a finire la frase che la bocca dell'alzatore era già sulla sua. 

Il grigio gettò le braccia attorno al collo di Daichi, mentre quello lo prendeva alla vita. Le labbra del capitano erano morbide e si incastravano alla perfezione con quelle di Suga, quasi come se fossero nate per stare insieme. Si divisero, sorridendo come due idioti, guardandosi negli occhi e desiderando che quel momento non finisse mai, ma, ovviamente, i loro piccoli corvi li interruppero:-Io lo avevo detto.- affermò la voce squillante di Hinata.

I due piccioncini girarono le teste ancora abbracciati e videro la loro intera squadra accalcata sulla soglia della porta finestra, in modo che tutti avessero uno spazio per assistere. -Prima io.- Ribatté Kageyama.

-No io!

-Io!

Continuarono per una dozzina di minuti ma a Suga e a Daichi non importava: tutto era perfetto per loro e nulla avrebbe potuto dividerli.

~❀ «One-shots» Haikyuu ❀~Where stories live. Discover now