Prove

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Sangiovanni pov's
A volte le sorprese non riesci a giudicarle, ti colpiscono talmente tanto da non saper dire se sono belle o brutte.

Dopo il bacio Giulia è scappata via, ha aspettato in silenzio che la ruota si fermasse con il volto girato dall'altra parte, e mi ha lasciato solo lì.

È stato un bacio, le nostre bocche sono state incollate per qualche secondo, non voglio banalizzarlo, ma non c'era neanche bisogno di scappare così.

Oggi è sabato, e stranamente non ho ancora organizzato cosa fare. Margherita non è tra le migliori delle opzioni, non ho voglia di vederla. Ci scriviamo, sì, facciamo finta di niente ormai. Mi chiede come va, le chiedo come va, ma lei studia e io sono occupato al lavoro.

Mi viene in mente Dennis, non lo vedo e non lo sento da un po', gli devo raccontare molte cose.
Gli scrivo: "Ciao fratè, è un botto che non ci si vede, che ne dici di uscire stasera?"

"Sei fortunato perché non ho impegni, bar in centro? Verrò da solo, promesso." Mi risponde.

Fortunatamente mi ha assicurato di non essere in compagnia, non vorrei ricapitassero gli inconvenienti dell'altra volta.

Vado in cucina a fare colazione, e c'è solo mia madre, con una pezza in mano, che tenta di pulire mensole troppo alte.

«Dovresti smetterla di affaticarti già a prima mattina.» Sorrido e le do un bacio sulla fronte, per poi sedermi a tavola con la colazione già apparecchiata. A mia madre piace molto occuparsi di me.

«Hai ragione, ma non riesco a stare ferma senza far niente. La televisione mi stufa quando non intervistano te.» Mi fa un tenero occhiolino e addento un biscotto inzuppato nel latte.

Vedendomi silenzioso, decide di continuare:
«Stasera dove vai di bello?» Non mi faceva questa domanda da mesi.

«Esco con un amico.» Rispondo con tono neutrale.

«Chi?» Chiede insistente.

«Il barbiere che ho conosciuto qualche tempo fa.» Dico, sospetto.

«Non me ne hai mai parlato.»

Si rende conto del fatto che ho ventun anni? Diventa stressante.

«Mamma ma che ti prende? Non mi chiedi cosa faccio il sabato sera da un sacco di tempo e non hai mai conosciuto nessuno al di fuori di Margherita.» Pronunciando quel nome mi viene in mente che potrebbe essere stata lei a chiedere a mia mamma di farsi dire cosa faccio o dove sto, consapevole del fatto che io alla mia ragazza non lo direi, per ciò che stiamo affrontando.

Mia madre infatti sta zitta, e mi guarda con una faccia da fesso.

«È lei, vero?» Chiedo, esasperato.

«Non te la prendere, vuole sapere come te la passi.» Risponde.

«Mamma, ma che dici? Non vedi che non parlo più di lei? Significa che le cose vanno male, e non voglio tenerla attorno per il momento. Ti prego, non ti ci mettere anche tu.»

Annuisce semplicemente, scusandosi per la sua troppa bontà, ed io mi vado a preparare, non sapendo cosa fare.

Mi faccio una doccia fredda, cercando di non pensare a quanto possa essere stata raccapricciante la scena vissuta pochi minuti fa. Mi colpisce il fatto che Margherita sia riuscita a coinvolgere mia madre in questo semplice allontanamento. Non sopporto che debba fare una tragedia per la mia indecisione, per il mio non sopportare a lungo alcuni lati di lei.

Resto per due ore buone nel bagno, cantando le mie canzoni (altro metodo di sfogo).

Quando ho finito di prepararmi torna mia sorella, che mi abbraccia forte come sempre. Vederla mi dà più tranquillità, è senso di casa.

Mi parla del viaggio che ha in mente di fare quest'estate, ormai vicina. Vorrebbe essere comunque presente ai miei concerti, per questo opta di partire per settembre, quando l'aria è sempre calda, nonostante il mare sia pieno di meduse, che la terrorizzano.

Tra una parola e una canzone, arriva il momento di scendere, e non vedevo l'ora di stare un po' fuori casa: mi sento facilmente oppresso.

Fortunatamente mia madre non c'è, perché non avrei saputo come salutarla. Sono ancora arrabbiato, ma so che lei è una persona facile da persuadere, e non posso darle troppe colpe.

Mi vedo con Dennis e il mio sollievo aumenta sempre di più. Come promesso, è solo e vestito in modo casual come me. Ha il solito sorriso stampato in faccia, e approfitto del suo buonumore per farlo cantare di nuovo nel locale.

Dato che è sabato, le persone sono davvero tante e lo ascoltano con molto piacere, e alla fine della canzone applaudono sonoramente.

«Forse hai ragione, dovrei scrivere una canzone e portarla al produttore.» Dice uscendo dal locale.

Sorrido inevitabilmente alla sua affermazione, abbracciandolo istintivamente.

«Te l'ho detto, hai talento. Se vuoi ti posso aiutare.» Gli propongo.

«Vorrei farlo da solo. Sai, quando nasci da una famiglia umile come la mia, e decidi di fare carriera, preferisci fare tutto con le tue mani. So che hai molto talento, ma il mio vorrei far conoscere il mio grazie a me.» Risponde, convinto.

«Tranquillo fra'.»

«A proposito, tutto ok il lavoro?» Mi chiede.

«Diciamo di sì, relativamente.» Rispondo poco convinto.

«Che succede?»

«C'è una ragazza, si chiama Giulia...» Non mi lascia neanche finire di parlare: «Ho capito chi è, Rosa me ne parla a volte, dice di trovarla insopportabile per la sua risata sonora e il suo impacciato modo di fare.» Ridiamo per qualche secondo e poi torno a raccontare:
«È un'amica, credo, ma ogni volta che proviamo a parlare va a finire male. L'altra volta mi ha baciato, e la cosa mi ha stupito parecchio, ma è scappata via come se avesse appena commesso un omicidio. Vorrei provare a capirla, ma è molto facile metterla in imbarazzo.»

Dennis fa una faccia pensierosa, accennando un sorriso.

«Bella merda. Se ti posso dare un consiglio, parlale e chiarisci, ma soprattutto devi fare i conti con te stesso, perché sei fidanzato, non dimenticarlo.» Mi dice.

«Già, hai ragione.»

——

È già lunedì e la mia sveglia suona sempre prima della settimana precedente. È il momento di fare le prove per i concerti e io devo concentrarmi parecchio.

Quando arrivo a teatro le ballerine sono cariche per provare con me la coreografia, questa volta c'è anche Giulia.

Arrossisce più del solito quando la guardo, stavolta sorride persino, ma cerca di nasconderlo.

Le ballerine sono molto brave e si vede che si sono allenate in questi giorni, infatti, data la mia solita gentilezza, non posso fare a meno di complimentarmi.

Alla fine delle prove, torno a riprendere il mio zaino, e corro verso l'uscita, dove mi aspetta l'autista da all'incirca mezz'ora; non pensavo di fare così tardi.

Apro lo zaino per bere, ma vicino l'acqua c'è un foglio accartocciato, che non ricordavo di avere, dato il mio solito ordine.

Decido di aprirlo...

Cresciamo insieme? //Sangiulia Where stories live. Discover now