Capitolo 22

1.6K 155 19
                                    

OGGI

Si fidava di lui! Di nuovo, dopo tutto il male che le aveva fatto, lei si fidava di lui e lo amava!

Can era al settimo cielo!

Pianse dalla gioia e, quello,  non era un segno di debolezza, ma di forza. Riconoscere i propri sentimenti, ammetterli e accettarli per quello che sono, denota coraggio e maturità, ciò che Can non aveva avuto quando Sanem gli aveva annunciato di aspettare il loro bambino.

Finalmente si era arreso all'amore! Quella foglia, che turbinava nell'aria senza meta, alla fine, aveva trovato la sua via e senza ostacoli, ora, volava alta in cielo.

Can si sentiva così, quando, poco dopo, chiamò la madre a Parigi.

"Can ero preoccupata! Sei sparito da un giorno all'altro senza dare spiegazioni... Neppure Kevin sapeva che fine avessi fatto!"lo rimproverò Camille.

"Lo so mamma, ho sbagliato e ti chiedo scusa, ma ho avuto un'urgenza a Istanbul e ho dovuto rientrare immediatamente."

"E ora come va?"

"Per fortuna tutto si è risolto per il meglio, ma c'è una cosa importante che devi sapere... Si tratta di Sanem..."

"Quella bella ragazza che è venuta alla mostra con Metin, vero?" chiese Camille.

"Sì lei! Beh vedi, io e lei non siamo solo amici, non lo siamo mai stati..."

"Questo lo avevo capito, bastava guardarvi."

"Abbiamo avuto una breve, ma intensa relazione, prima che io partissi per il Congo e lei è rimasta incinta...ma io, ecco io l'ho lasciata! Ho abbandonato lei e mio figlio, capisci mamma?"

"E poi?" volle sapere lei.

"Poi quando sono tornato ho voluto conoscere il bambino e, grazie a lui, io e Sanem ci siamo riavvicinati..."

"Aspetta! Mi stai dicendo che io ho un nipote?" quasi gridò Camille.

"Proprio così! Si chiama Efe ed è un bambino bellissimo e dolcissimo..."

"Beh Can, dovrei essere abituata ai tuoi colpi di testa, ma questa volta, lasciatelo dire, ti sei superato... Sei padre e io sono nonna! Non ti nego che avrò bisogno di un po' di tempo per abituarmi all'idea, ma se questo ti ha aiutato a riacquistare la serenità, dopo quello che ti è successo, non posso che esserne felice."

"E' così mamma. Sanem e il bambino mi rendono davvero felice e riempiono la mia vita come mai prima d'ora!"

"D'accordo, allora. Organizzo i miei impegni e appena possibile vengo lì per conoscere il piccolo. Nel frattempo saluta Sanem da parte mia. Appena l'ho vista ho capito che era speciale!"

"Va bene, ti aspettiamo!"

Si era fatto ormai pomeriggio tardi e Can uscì per recarsi dalla sua famiglia. Quella parola gli suonava ancora strana, ma gli piaceva e sorrise, pensandola.

Quando arrivò, Sanem ed Efe erano in giardino a giocare. Appena il bimbo lo vide parcheggiare, abbandonò la sua attività e gli trotterellò contro per essere sollevato ripetutamente in aria e scoppiare in quella risata cristallina e contagiosa, che solo i bambini di quell'età hanno.

Cenarono tutti insieme, poi Can mise il piccolo a dormire e rimase con lui finché si addormentò, quindi tornò da Sanem che stava riordinando la cucina.

"Sei piuttosto silenziosa questa sera. C'è qualcosa che non va? Vuoi parlarmene?"

Lei lo guardò riflettendo sull'opportunità o meno di confidargli quello che la tormentava, ma poi decise che non c'era nulla di male a parlargli di Engin.

" Si tratta del mio lavoro."

Can non commentò, aspettò che continuasse.

"Engin Brusin, il titolare dello studio presso il quale sono impiegata, mi è stato molto vicino in questi anni ed è stato anche molto paziente con me. Mi è venuto incontro in tutti i modi, in maniera che io potessi conciliare al meglio le esigenze di lavoro con quelle di mamma... Gli devo molto...", adesso Sanem cominciava a sentirsi a disagio perché temeva che Can si arrabbiasse, ma lui si sforzò di mantenere la calma e di non mostrare la gelosia che lo stava divorando.

"Ecco, lui mi ha fatto capire chiaramente che ci tiene a me e che vorrebbe qualcosa di più... Prima che tu tornassi siamo usciti qualche volta insieme, ma io non mi sentivo ancora pronta, anche se..."

"Anche se?" le fece eco Can che adesso la scrutava attentamente, tanto che lei distolse lo sguardo.

"Anche se avevo pensato di concedergli una possibilità."

Can si sentì mancare la terra sotto i piedi ma sapeva di non poter dire nulla, non ne aveva alcun diritto, perciò si limitò a chiederle: "Era lui l'uomo che ti ha accompagnato a casa quella sera e ti ha baciata, vero?"

"Sì, era lui... Ma non è successo altro, credimi..."

"Sanem, non mi devi nessuna spiegazione, davvero!" la interruppe Can, che voleva veramente cambiare argomento.

Ma Sanem insistette: "Io invece penso di sì. Vedi, per quasi tre anni non ho pensato che a Efe. Mi ero quasi annullata per lui. Non fraintendermi, ne ero felice ma quando Engin ha cominciato a corteggiarmi mi sono sentita lusingata... mi faceva piacere sentirmi desiderata dopo tanto tempo..."

Can strinse i pugni ma non disse nulla, così lei continuò: "Engin trattava bene anche Efe, giocava con lui, lo coccolava e io so quanto è importante per un bambino crescere con una figura maschile vicino... ma poi sei ricomparso tu e hai rimesso tutto in discussione. Non sapevo più se le mie scelte fossero state giuste o meno, così ho cercato di prendere tempo... Oggi, però, gli ho detto che sono ancora innamorata di te. Non l'ha presa bene e a questo punto credo che non sia più il caso che io lavori là."

Sanem finì di parlare e Can, egoisticamente, si sentì sollevato.

"Lo sai, vero", le disse "che non hai bisogno di lavorare? Che io posso occuparmi di entrambi?"

"Lo so, ma non voglio. Non ho mai voluto dipendere economicamente da nessuno e non comincerò ora. Troverò un altro lavoro. Quello che mi dispiace è aver ferito Engin...non se lo meritava."

Can la guardò e si rese conto che era stato lì, lì per perderla, che se solo avesse ritardato ancora sarebbe arrivato troppo tardi. Non voleva affrettare le cose, aveva detto, ma lei aveva bisogno di sentirsi desiderata, amata, glielo aveva fatto capire in mille modi e, quella sera, lo aveva ammesso apertamente. Le si avvicinò cauto, poi le prese la mano e la condusse in camere da letto. Lei non si oppose, ma si lasciò guidare felice di sentirsi di nuovo donna.

Ricominciare da NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora