Capitolo 31

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OGGI

Era incinta!

Sanem aveva appena ricevuto l'esito delle analisi che confermava quanto lei già sapeva ed era felice. Si sentiva forte come non mai e stava bene. Non aveva nausee, non accusava spossatezza, niente di niente. Forse i medici si erano sbagliati, si disse... Poteva succedere!

Con un leggero sorriso sulle labbra prese in braccio Efe, che si era appena svegliato dal sonnellino pomeridiano e con lui uscì in giardino, per godersi quelle ultime giornate d'estate.

Stavano giocando tranquilli, quando Efe cominciò ad agitarsi e a chiamare "papà", perché aveva riconosciuto il rumore dell'auto di Can che stava parcheggiando.

Sanem sorpresa, perché era ancora presto, si alzò, prese per mano il bambino ed insieme gli andarono incontro.

Capì immediatamente che qualcosa non andava: lui non sorrideva e non aveva spalancato le braccia per accogliere il piccolo come faceva ogni volta che tornava a casa. Anche la sua camminata era diversa: meno rilassata ed eretta, come se un peso invisibile gli gravasse sulle spalle, e l'espressione del viso lasciava trasparire preoccupazione. Perfino Efe sentì che c'era qualcosa di strano e si nascose dietro le gambe di Sanem.

"Can..."

"Sanem..."

"Come mai sei già qui? " chiese lei titubante.

"Credo che tu debba dirmi qualcosa, o sbaglio?" chiese lui di rimando.

"Beh, in effetti sì... Le analisi hanno confermato che sono incinta", rispose cercando di manifestare una gioia che in realtà, quel momento, non stava provando perché uno strano timore si era impossessato di lei.

"Questo lo so già Sanem. E' passata nel mio ufficio Ayan. Sembra che prima di avvertire te, per uno stupido errore, abbiano chiamato lei..."disse asciutto Can.

"Ayan?!" ripeté sconvolta Sanem.

"Già, Ayan... Penso sia giunto il momento di parlare, non credi anche tu?" E poiché Sanem si ostinava a tacere proseguì "Perché non mi ha detto niente?"

"Can c'è il bambino, non è il caso adesso..."

"Efe per qualche minuto può giocare tranquillamente da solo Sanem, mentre io ho bisogno di capire. Te lo chiedo di nuovo: perché non mi hai detto nulla? Di cosa avevi paura? Non ti fidi di me?"

Sanem lo guardò senza sapere cosa rispondere, perché qualunque cosa avesse detto lo avrebbe ferito e quella era l'ultima cosa che voleva.

"Io ti amo Can e tu lo desideravi così tanto...", cercò di giustificarsi, ma lui scosse il capo: "Questo non è amore Sanem, non può esserlo. Tu hai deciso per entrambi senza consultarmi, hai deciso, da sola, il nostro futuro e quello di Efe!"

Fu come se l'avessero schiaffeggiata e reagì: "Non è forse quello che hai fatto tu quando te ne sei andato abbandonando me e tuo figlio?" lo sfidò.

Can spalancò gli occhi e per quanto si fosse ripromesso di rimanere calmo, non riuscì a controllare del tutto l'intensità della voce, che si alzò di un tono: "Allora è di questo che parliamo? Dunque non è vero che mi hai perdonato, che hai dimenticato, perché sarai sempre pronta a rinfacciarmi il passato e l'errore che ho commesso, vero Sanem?" Poi senza lasciarle il tempo di replicare continuò "Ma hai ragione, sai. Il passato non può essere cancellato, è sempre lì e io lo rivedo ogni volta che guardo Efe perché non so nulla dei suoi primi anni, io non c'ero quando è venuto al mondo, quando ha messo i primi dentini, quando ha fatto il suo primo passo e mi maledico, ogni volta mi maledico per questo. Ma non posso tornare indietro Sanem, per quanto lo desideri non è possibile, ma in nessun caso ti chiederei di rischiare la tua vita per ridarmi qualcosa di cui, io, mi sono volutamente privato. Questo non lo farei mai e mi addolora che tu lo possa pensare perché significa che non hai proprio capito quanto ti amo e quanto tu, solo tu, sia importante per me."

Aveva finito, aveva detto tutto quello che c'era da dire e ora si sentiva svuotato. Guardò Sanem che piangeva in silenzio: "Cosa sono io per te? Cosa siamo noi?" le chiese.

"Ti prego Can, non fare così... Io ti amo", lo supplicò.

"Lo so, ma forse questo non è il modo giusto Sanem. Insomma guardaci: non facciamo altro che farci del male, che ferirci a vicenda; non posso credere che l'amore sia questo, io non voglio che sia questo..."

"Nemmeno io lo voglio, ma non so come fare... ho così tanta paura che tu possa andartene di nuovo... Ho pensato che un altro figlio, un figlio che tu hai voluto, ti avrebbe legato definitivamente a me, a noi..."

Can nell'udire quella confessione ripensò alle parole di Ayan: "Davvero credi che io sia tornato da te solo per via di Efe?"

Lei non rispose e Can capì che aveva colto nel segno. Scosse la testa deluso: "Te lo ripeto Sanem, io voglio te non perché sei la madre di mio figlio ma perché sei TU con tutti i pregi e i difetti e sceglierei te mille volte ancora, di questo non devi dubitare mai. Ma ti devi fidare, devi aprirti con me, parlare. Non tenermi fuori dalla tua vita. Non mi interessa stare al margine dei tuoi pensieri, io voglio esserne al centro esattamente come lo sei tu per me!"

"Io voglio fidarmi di te, Can. So di poterlo fare ma non è facile! In questi anni ho potuto contare davvero solo su me stessa e mi sono ripromessa che nessuno più mi avrebbe ferito come avevi fatto tu. Quando mi hai detto che volevi un altro figlio ho letto nei tuoi occhi un tale desiderio da farmi credere che il motivo per cui tu fossi tornato fosse quello. So che è una cosa meschina da dire, ora me ne rendo conto, ma ho così tanto bisogno di te che pur di averti accanto farei qualunque cosa, anche rischiare la vita..."

"Non ti chiederei mai una cosa simile Sanem perché il tuo respiro è il mio respiro, il battito del tuo cuore è il mio battito e non potrei mai privarmi di questo. Se tu non ci fossi io smetterei di esistere!"

Si guardarono a lungo senza aggiungere altro, senza toccarsi, immobili, poi Sanem si fece coraggio e chiese: "cos'hai intenzione di fare?"

Can alzò le spalle rassegnato: "Nulla, se non ricominciare ancora una volta da noi, senza più bugie, omissioni, mezze verità..."

Ricominciare da NoiWhere stories live. Discover now