capitolo 15

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Ho ancora lo sguardo basso, rivolto verso l'àncora tatuata sul polso di Harry e sorrido.

Sorrido alla vista delle nostre mani giunte, alle nostre dita intrecciate le une alle altre. Persino al suono della voce di Harry sorrido, diventata ormai così familiare che sa di casa.

Gli occhi di Harry sono fissi su di me, anche se non lo sto guardando. Non direttamente almeno; eppure quando alzo i miei, i suoi li trovo sempre lì. Harry sta sorridendo e si sta persino mordendo leggermente il labbro inferiore, trattenendoselo tra i denti per un motivo a me del tutto sconosciuto.

Non voglio che lo faccia perché inevitabilmente mi porta a fare lo stesso quando mi avvicino al suo viso; gli occhi verdi di Harry non mi lasciano un solo istante. Gli poso una mano alla base del collo, sfiorandogli il naso con la punta del mio; Harry sogghigna ed è lui ad imprigionarmi le labbra tra le sue, battendomi sul tempo.

È un bacio lieve il suo, quasi timido; io invece sto stringendo il colletto del suo maglioncino con così tanta forza da sentire male alla punta delle dita. La mano di Harry è ferma sulla mia schiena e usa quel movimento per portarmi più vicino: gli finisco inevitabilmente sulle gambe, ma più per sua volontà che per la mia.

So bene che le parole da lui pronunciate non erano rivolte a me, però mi piace il pensiero che anche io faccia parte del posto che gli trasmette sicurezza per il semplice fatto che lui ne dà a me, sempre.

Il bacio di Harry si fa più intenso ogni secondo che passa, tanto che devo allontanarmi appena per riprendere fiato; allora Harry mi bacia il collo, seguendo uno schema tutto suo, ma senza lasciare niente al caso. Gli stringo le spalle perché voglio essere sicura che Harry sia qui e che non possa scomparirmi dalle mani da un momento all'altro.

Sussulto quando mi morde la pelle già sensibile del collo e il petto di Harry vibra in una risata silenziosa; nei suoi occhi questa volta non c'è solo il verde cristallino, ma qualcosa di più scuro dovuto non certo al riflesso della luce.

Annuisco appena, rispondendo alla tacita domanda che Harry mi ha appena posto; deglutisco, inumidendomi ulteriormente le labbra. Harry si alza dal divano in un gesto veloce, portandomi con sé come se non pesassi nulla.

Il corridoio lo percorre lentamente, i passi quasi scanditi dal mio stesso battito del cuore che scoppia contro la gabbia toracica; se Harry si impegnasse a fondo, sarebbe persino in grado di percepirlo.

C'è il silenzio più assoluto che io abbia mai sentito, persino il traffico sembra lontano anni luce; non ci sono clacson, non ci sono frenate improvvise, non ci sono persone che chiacchierano giù in strada. Ci siamo solo io e Harry, in una casa troppo piccola persino per una persona sola, ma che al momento non potrebbe essere più perfetta di così.

Mi accorgo a malapena che la porta della stanza Harry la chiude con un colpo del piede per niente delicato; la poca luce che filtra dalle imposte mi permette comunque di delineare i lineamenti di Harry. È lui a posarmi gentilmente a terra, ma le mie mani sono ancora ferme sulle sue spalle; ho il fiato corto, ma con lo sguardo seguo ogni movimento da lui compiuto.

Le dita di Harry mi slacciano i bottoncini della camicetta con una lentezza quasi snervante; io gli tiro verso l'alto la stoffa del maglione, ma è Harry a sfilarselo del tutto insieme alla maglietta a maniche corte grigia che indossa sotto di esso. Le sue braccia sono ora nude e mi ritrovo a sorridere mentre gliele accarezzo perché so esattamente dove ogni tatuaggio è ben impresso.

Le sue mani si infilano sotto le mie spalle, facendomi scivolare a terra la camicetta; è un indumento che non serve a nessuno in questo momento.

Harry mi afferra il volto con un gesto tanto repentino da farmi sussultare più per la sorpresa di trovarlo con le mani fredde, ché le sue sono sempre calde. Il metallo freddo degli anelli è in netto contrasto con la mia pelle bollente.

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