01 | La gente aveva inquietanti intuizioni

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A chi cerca di dimenticare.











I. Shinso
La gente aveva inquietanti intuizioni

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Stranamente Shinso si era ritrovato sul marciapiede nella speranza di saltare su un taxi per tornare subito al suo appartamento e scrollarsi di dosso quella giornata infernale, con tutti i livelli di stress e di stanchezza che non accennavano a diminuire nemmeno di una misera tacchetta nel suo termometro immaginario.

Anche se oggi doveva semplicemente svolgere un paio di incarichi burocratici per l'agenzia in cui lavorava, le scosse di assestamento dell'uragano che, tre mesi fa, aveva colpito violentemente il Giappone, si facevano sentire. Senza dimenticare che, durante il cataclisma, aveva perso la sua auto; aspettava solo che l'assicurazione gliene restituisse un'altra, ma sapeva che non era l'unico e che ogni cosa procedeva a rilento. A malapena era riuscito ad organizzare una cena con il suo fidanzato, e in tutti quegli anni non era mai successo.

I danni erano di così vasta scala che i Pro Heroes avevano dovuto assistere gli operai nella ristrutturazione di diversi edifici, nel ripulimento delle città e nelle operazioni di ripristino delle metropolitane, che si erano protratte per almeno due mesi. Inutile dire che vi erano state numerose vittime e i Villains non potevano perdere di certo l'occasione di temporaneo indebolimento. Come un virus che prende il sopravvento sugli anticorpi quando si presenta un abbassamento delle difese immunitarie, la criminalità non aspettava altro.

Adocchiato il taxi, istintivamente Shinso si spinse in punta di piedi e allungò un braccio. La vettura sostò non poco lontano dalla sua postazione e la raggiunse subito, quasi sospirando di sollievo. In genere non sceglieva mai il taxi, perché oltre ad essere abbastanza cari in confronto ai tradizionali mezzi di trasporto come treni, autobus o metropolitana, era sempre al centro di mille sguardi che lo squadravano mentre aspettava. Era anche vero che non godeva di un successo stratosferico, ma grazie al trampolino su cui aveva saltato allo Yuei aveva ottenuto dei crediti e una certa notorietà. Nonostante la diversa acconciatura dei suoi capelli viola che ricadevano su parte della mascherina nera, la gente aveva inquietanti intuizioni. Non sapeva proprio come Midoriya riuscisse anche solo a respirare fino a tre mesi fa.

Aspettò che l'autista sbloccasse la portiera e salì a bordo, apprezzando la comodità dei sedili. Informò subito il tassista della destinazione e si mise a suo agio nel piacevole calore all'interno della vettura, ormai l'inverno era alle porte. Il suo abbigliamento non poteva che confermarlo: blue jeans e una polo nera, coperta quasi del tutto dall'ingombrante cappotto che gli toccava le ginocchia. In realtà oggi non c'era così tanto vento da spingerlo ad indossare una sciarpa; tra l'altro, capo d'abbigliamento che lo metteva sempre a suo agio in qualsiasi situazione.

𝐀𝐋𝐎𝐍𝐄. bakudekuWhere stories live. Discover now