07 | A volte i desideri erano pericolosi

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7. Shinso
A volte i desideri erano pericolosi

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Qualche minuto più tardi, Shinso riaprì gli occhi di soprassalto. La durezza del pavimento del suo appartamento si fece sentire contro le ossa scricchiolanti... ma non aveva freddo. La testa era persino più leggera. Cosa stava facendo per trovarsi lì? Era certo di non aver partecipato a nessuna cena o ad alcun tipo di ritrovo per ridursi in quello stato senza neanche raggiungere il letto.

Tuttavia, sapeva di doversi recare a lavoro e non apprezzava particolarmente arrivare in ritardo. Dal telefono abbandonato, era riprodotta una playlist di musica classica da chissà quante ore. Sollevandosi lentamente da terra, afferrò il suo cellulare e, contro ogni aspettativa, imprecò nel vedere l'orario. Era fin troppo in ritardo! Le chiamate perse erano a dir poco infinite, ma cosa stava pensando? Non riusciva a capire. Doveva chiedere a qualcuno cosa fosse successo la scorsa sera. Nel tentativo di ricordare, le orecchie cominciarono a fischiare e l'ambiente circostante si annebbiò, tremolando. La testa doleva, colpita da potenti fitte.

«Aggh... Ma che diamine...»

Shinso era sempre più confuso, ma non importava: era in ritardo e doveva riprendersi. Dopo aver bagnato il viso con dell'acqua gelida, acconciandosi i capelli alla bell'e meglio, tirò fuori la divisa estiva per le emergenze dal suo armadio e, dopo aver risposto velocemente a un paio di messaggi, si catapultò fuori dal suo appartamento dalla finestra, utilizzando i nastri resistenti che portava al collo.

Il sole splendeva indifferente alto nel cielo, e le prime goccioline di sudore iniziarono a percorrere le sue braccia scoperte. Era una delle estati più calde che avesse mai vissuto; Shinso era un accanito amante delle mezze stagioni. E invece eccolo lì, sospeso nell'aria quasi soffocante di Tokyo, appoggiandosi a lampioni e palazzi per creare delle scorciatoie. Raggiungere il posto di lavoro a quell'ora in macchina sarebbe stato un suicidio.

Arrivato in agenzia, Shinso cominciò a scusarsi con tutti, spiegando semplicemente di non essersi sentito molto bene appena sveglio con la scusa del telefono scarico - inventata sul momento. Monoma, un suo collega, lo accusava di aver dormito troppo ed essersi dimenticato della sveglia... plausibile. Ma allora perché si trovava steso sul pavimento con il sentore di star dimenticando qualcosa?

𝐀𝐋𝐎𝐍𝐄. bakudekuWhere stories live. Discover now