Capitolo ottavo

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Sopraffatta da quelle parole, rimase pietrificata qualche istante prima che James, con il suono della sua voce, la riportasse alla realtà.

- Elizabeth..

- Non lo so.

- Cosa significa non lo sai?

- Non lo so, non so cosa mi successe - balbettò - non ti ho mai chiesto scusa e non hai idea di quanto sia imbarazzante per me pensarci ancora.

Indietreggiò di qualche passo, sottraendosi al suo tocco, priva del coraggio di rivolgergli lo sguardo.

- Imbarazzante?

- Perché insisti? Perché tutto questo interesse?

- Ti aspettavi forse che dimenticassi?

- Sarebbe tanto strano? - mormorò, più fredda e distaccata - È stato uno stupido errore commesso in un attimo di debolezza, nient'altro.

Il respiro di entrambi si fermò, delusi dalle parole da una pronunciate e dell'altro sentite.

Impotenti di fronte a tali espressioni.

- Sono solo un errore per te?

- Non intendevo dire questo.

- Eppure sembrava ne fossi molto convinta.

- Conosci il valore del mio affetto.

- Forse tu non conosci il mio - ribatté lui cogliendola di sorpresa, gettandola nelle fauci della confusione.

Hailey non mosse un muscolo.

- Forse - continuò il Sergente - non provo semplice affetto. Hai mai pensato che dopo quello che è accaduto, dopo ciò che ho condiviso con te, inevitabilmente qualcosa sia mutato?

Se non fosse stata addestrata a sopportare sforzi capaci di spezzare persino le menti più forti, sarebbe sicuramente svenuta da diversi minuti.

- Dopo la morte di mia madre - pronunciò rendendosene a malapena conto - ho provato la sensazione di essere.. vuota. Ho cercato rifugio nell'unica persona capace di rendermi viva.

- Cosa.. Cosa significa?

Avrebbe voluto confessare di pensare a lui costantemente e cercare le sue iniziali tra i titoli di giornale, il suo volto nelle costellazioni.

Avrebbe voluto confessare di aver dato l'ordine di tenere sotto controllo la sua divisione temendo che non facesse mai ritorno a casa, da lei.

- Era solo sesso - uscì dalle sue labbra.

Sentì il desiderio di vomitare, l'irrefrenabile impulso di scomparire dietro a quella porta ancora serrata che nascondeva il suo ufficio, la scrivania che avrebbe spezzato in due per la rabbia.

Desiderò ardentemente che qualcosa, qualsiasi cosa, la liberasse dallo sguardo profondamente ferito e amareggiato del suo migliore amico.

- Agente Rogers! - urlò improvvisamente un uomo dall'altro capo della strada, la voce tremolante.

Lei si girò con tono interrogativo.

It always ends in a fight | Bucky BarnesWhere stories live. Discover now