Sette

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Elisabeth

"Dimmi un po', quali sono le piccole cose che ami della vita?"

Quella domanda da parte del moro mi lasciò spiazzata. Era una domanda davvero profonda e avrei dovuto rifletterci prima di rispondere.
Intanto lo vidi alzarsi tranquillamente, come fosse a casa sua e avvicinarsi a me, per poi inginocchiarsi a lato della poltroncina sulla quale ero seduta. A quella vicinanza mi irrigidì e istintivamente allontanai un po' il busto.
Se ne accorse.

"Tranquilla, non ti faccio niente giuro" disse guardandomi negli occhi per poi continuare.
"Allora? Sto aspettando una risposta alla mia domanda eh"
Ripresi a riflettere sulla risposta senza far caso a lui che nel frattempo mi aveva alzato delicamente la manica della felpa e scoperto il braccio sinistro fino a sopra il gomito.

"Beh, sicuramente amo il mare." Cominciai.

"Ma no, il mare non è piccolo, è immenso, è normale che ti piaccia, io intendo le piccole cose, quei piccoli gesti, quelle piccole accortezze, piccoli bisbigli che ti mettono il sorriso." Riprese a parlare mentre frugava fra i cassetti raccogliendo provette di vetro, attaccando su di loro piccoli adesivi sul quale scriveva delle cose che da lontano non riuscivo a vedere.

"Beh vediamo, amo il rumore della pioggia sul finestrino della macchina...poi.."
Cominciai.

"Brava, così. Questo intendevo, continua"

In tanto si avvicinò a me, non feci caso a quello che teneva fra le mani, quella domanda mi aveva davvero rapita e ora ero presa dal dare una risposta soddisfacente.

"Amo quando mia nonna mi fa un regalino inaspettato, amo il sorriso di mio nonno quando mi vede vestita carina, amo...ora che ci penso amo più cose di quante credessi"

Mi fece un sorriso e poi d'un tratto mi fermò.

"Ok, Elisabeth ora guardami"

Solo in quel momento feci caso che aveva fra le mani una farfallina con un ago alquanto spesso, e che la punta di questo era proprio ad un soffio dal mio braccio, cominciai ad agitarmi e l'ansia, che fino a quel momento si era totalmente azzerata cominciò a salire di nuovo piano piano. Anche quella era una cosa nuova, avevo già fatto altri prelievi e già quelli di loro mi spaventavano ma questo aggeggio non lo avevano mai usato con me prima d'ora.

"Hey no, devi stare calma o sarà solo peggio ok? Guardami, tranquilla è tutto ok. Facciamo così, io conto fino a tre e poi inserisco la farfallina, tu continua a dire quello che mi stavi raccontando sono tutti orecchi." Disse rivolgendomi un sorriso sincero e gentile.

Cercai di calmarmi ma fu tutto inutile, l'ansia aumentava e dopo pochi secondi le mie mani cominciarono a tremare.

"Elisabeth, ti devi calmare, o rischi di sentirti male. Non provare a dirmi che sei calma perché il tuo cuore batte talmente forte che potrei riuscire a contatti i battiti senza nemmeno sfiorarti il polso, di questo passo avrai un attacco di panico se non ti calmi."

"Non riesco! Non so come fare" Dissi agitata.

"Fidati di me ok?"

Annui con la testa e continuai ad ascoltarlo.

"Chiudi gli occhi"

Lo feci.

"Brava, ora respira con me, fai dei respiri profondi ti aiuteranno a calmarti, così"
Si fermò qualche secondo e piano piano il mio respiro si regolarizzó.
Senza dire nulla cominciò a sussurrare un piccolo conto alla rovescia.

"Uno" mi accarezzò leggermente la mano con il pollice.

"Due" sfioró il mio braccio con le dita.

"E tre" inserì piano l'ago nel mio braccio e io trattenni il respiro per cercare di restare calma.

"Respira Elisabeth, va tutto bene, sei bravissima"

Erano cose che ripeteva molto spesso, mi sentivo una bambina, che doveva essere losingata per ogni piccolo passetto, ma in tanto questo mi faceva sentire bene, meno inadatta e soprattutto più tranquilla. A volte amavo sentirmi una bambina e sentire di avere le attenzioni che da anni desideravo.

Appiccicò un pezzetto di nastro adesivo sulla farfallina, per poi accarezzarmi leggermente i cappelli con la mano che aveva appena liberato. Quel contatto mi irrigidì, e accorgendosene gli mise subito fine. Non amavo il contatto fisico, in realtà in un certo senso mi spaventava, soprattutto se presa alla sprovvista come in questo momento.

Matteo attaccò la siringa ad il piccolo tubicino che era attaccato alla farfallina posta sul mio braccio per poi cominciare a tirare il sangue. Cercai di calmarmi e riuscì nel mio intento, lui era veramente delicatissimo e riuscì a non farmi sentire veramente quasi nulla. Mugulai dopo un po' per il leggero dolore che cominciai ad avvertire sul braccio dopo qualche minuto.

"Shh, ancora qualche secondo e ho fatto, te lo prometto" sussurrò mentre staccava con delicatezza il pezzettino di nastro adesivo.

"Ok, un ultima cosa, un bel respiro e poi tolgo l'ago."

Lo feci senza spiccicare parola e lui con estrema delicatezza rimosse quella dannata farfallina per poi posare, subito dopo, un soffice batuffolo di cotone sulla piccola ferita che aveva lasciato.

"Ecco fatto, sei stata bravissima. Visto non era così terribile." Mi sorrise dolcemente e finalmente aprì gli occhi per guardarlo.

Sorrisi anche io, per poi rilassarmi e buttarmi sullo schienale della poltrona sulla quale ero ancora setuda finalmente sollevata.

Lo vidi alzarsi e posizionare tutte e 7 le provette di sangue che mi aveva prelevato in una scatola ben sigillata, caspita sarà stato molto più di un un litro di sangue.

Poi si avvicinò di nuovo a me con aria preoccupata.
"Stai bene? Sei un po' pallida e ti ho prelevato davvero tanto sangue. Vado a prenderti qualcosa da mangiare aspetta"
Mi disse.

"Sto bene, non c'è bisogno davvero tranquillo, hai già fatto abbastanza. Non so con quale genio tu abbia dedicato tutto questo tempo a me, una sconosciuta."

Si avvicinò al suo zaino, che aveva precedentemente posato su una sedia, e dalla tasca frontale tirò fuori una merendina. Me la porse gentilmente ma rifiutai l'offerta scuotendo la testa in segno di negazione.

"Prendi, ne ho una scorta nello zaino, non si sa mai un calo di zuccheri." Fece un sorriso.

"Grazie ma no, sto bene sul serio, non ho fame"

"Mi sa che non ci siamo capiti, non ti faccio alzare di qui se prima non mangi almeno mezza merendina, quando si fanno questi prelievi poi si devono riaquisire forze, soprattutto se sei già debole di tuo, come nel tuo caso. Per avere tutti quei sintomi che sono scritti nella tua cartella clinica, vuol dire che il suo sistema immunitario, per un motivo o per un altro, attualmente non funziona alla perfezione, e io non voglio che tu svenga nel bel mezzo del corridoio dell'ospedale" concluse poi serio.

"In questo momento sembri proprio mia madre sai?" Domandai ridacchiando.

"Una gran donna allora, immagino." Rispose gonfiando il petto, per poi scoppiare a ridere subito dopo.

Mi porse la merendina e dal suo sguardo capì che non avrebbe accettato un altro rifiuto, così la afferrai e velocemente rimossi l'involucro di plastica. Ne strappai un pezzettino piccolo con le dita e lo portai al naso, odorava di cioccolato, la fissai per un po' dubbiosa, poi mi decisi e per non dare troppo spettacolo strinsi i denti e la mangiai. Tutto ciò avvenne sotto il suo sguardo attento, mi scrutava come fosse un investigatore e io una sospettata.
Dopo il primo morso mi incitó con lo sguardo a mangiarne un altro po' e solo quando fui a metà mi lasciò in pace.

"Basta, non ne voglio più!" Piagnucolai con ancora mezza della merendina fra le mani.

"Sembri proprio una bimba sai?" Constatò ridacchiando sotto i baffi.

La parola 'bimba' mi piaceva, sembrava più delicata di 'bambina'; d'altronde come lui, era sempre delicato.

Perfetta ImperfezioneTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon