-20-

287 17 20
                                    

La tranquillità della sera incorniciava quel momento al lungo atteso tra i due.
La pace e i suoni della notte, i quali normalmente tenevano compagnia ai passanti notturni, sembravano ora creare più tensione nel silenzio che circondava i ragazzi.
Avevano parlato, sì... o almeno Izuku aveva provato a farsi avanti, tirando fuori gli argomenti più semplici e disparati che passavano per la sua testa, ricevendo accenni e risposte da Bakugo che però, per quanto il ragazzo provasse, non erano sempre soddisfacenti e la conversazione finiva col dissolversi nuovamente come fumo nell'aria.
Finché, dal nulla, fu Katsuki ad introdurre un argomento.
Il biondo si fermò, lo sguardo puntato a terra.
Sapeva di non essere bravo a usare con le parole, non lo era mai stato. Non era come quei giovani che manovravano, giocavano e giravano situazioni a loro favore con le parole.
L'unica maniera posseduta da Katsuki per farsi avanti in qualsiasi situazione sociale, a suo malincuore, erano i fatti, le azioni.
L'impulso.
Non riusciva a giungere al suo obiettivo in modo cauto. Desiderava sapere ciò che voleva da subito, nessun gioco di parole incluso.
Si era sentito dire che fosse schietto.
Ma Katsuki era solo troppo sincero.

- Che cosa sono per te? -

Seppur il mittente di quelle parole volesse negarlo, il cuore batteva a mille nel suo petto.

- Come? - balbettò Izuku, pensando di aver frainteso.

- Hai... sentito bene. Che cosa sono per te? Un amico? Un conoscente? O... preferiresti eliminarmi dalla tua vita? Non ti biasimerei se fosse questa la tua scelta... - "dopotutto, è colpa mia."

I secondi passavano, ma una risposta tardava ad arrivare, e ciò diede spazio ai pensieri negativi e ai sospetti di Katsuki di farsi strada in sé, favorendo loro la creazione di una sgradevole sensazione di vuoto nel petto.
Ma Izuku continuava a non rispondere.
Che gli prendeva?
L'animo buono del ragazzo da subito lo aveva spinto in avanti:
"Eliminarti? No, Kacchan! Non lo farei mai!"
Era quello che il suo inconscio gli aveva suggerito, senza pensare, di dire.
La metà generosa di izuku gli aveva d'impulso consigliato una di quelle frasi che si dicono di getto, velocemente, per salvare una situazione.
Ma la parte più ragionevole di izuku lo aveva fermato, facendolo riflettere.
'Kacchan non chiede mai questo genere di cose.' Si era detto.
'Allora perché mi ha fatto questa domanda?'
'Che voglia, per una volta, sentirsi dire che non è sbagliato? No. Non è da Kacchan.'
'Il mio Kacchan vorrebbe... la verità.'

- Per me, Kacchan... - iniziò, non senza paura. Voleva davvero dirgli la verità, tutta la verità?

- Per me Kacchan tu sei... - Inspirò profondamente, volgendo il capo verso quello ancora abbassato della persona al suo fianco.
- ...molto più di un amico. -

Il volto di Katsuki sembrò illuminarsi nella buia notte, mentre si alzava di scatto. Ancora il suo sguardo non riusciva però a confrontarsi con quello di izuku, quindi continuò a guardare avanti, senza voltarsi. Aveva sentito bene? Cos'era, quella, una dichiarazione? La dichiarazione... che stava aspettando da tutta la vita?

- Siamo cresciuti insieme - riprese Izuku, facendo ora sì che Katsuki lo guardasse, attento ad ogni singola sillaba che usciva ora dalla sua bocca.
- Per questo tu, per me... sei come un fratello. -

Lo sguardo di Katsuki si spense. Le labbra aperte, sospese nell'intento di dire qualcosa che mai uscì dalla sua bocca. Come aveva anche solo provato a sperare in quella confessione, quando lui prima di ognuno sapeva che sarebbe stato impossibile?
Izuku non si era accorto di quell'attimo in cui gli occhi dell'interlocutore si erano illuminati. Se lo avesse fatto, forse, sarebbe stato tutto diverso. Avrebbe potuto cambiare ogni cosa, se solo avesse avuto il coraggio di dire davvero tutta la verità.
Se avesse colto anche solo un minuscolo frammento di quella luce, avrebbe confessato senza paura i suoi sentimenti per il biondo. Ma mentre Izuku parlava, non stava guardando l'altro in volto. In quel momento, nonostante la sua previa decisione, l'ansia lo aveva divorato, non lasciandolo libero di esprimersi per paura di una reazione violenta del biondo, come in passato.
Midoriya tirò comunque un sospiro di sollievo, pensando che le sue parole avessero fatto del bene a Kacchan.
Ma quando alzò lo sguardo, incontrò inevitabilmente quello dell'altro.
Sembrava sull'orlo del pianto.
Ma non un pianto di gioia.

- K... Kacchan? - provò a dire.
- Va... va tutto be- -

- Tutto apposto. - Lo interruppe Bakugo, passando una manica del giacchetto sugli occhi.
- Tutto alla grande. -

- Ho detto qualcosa di sbagliato? -

- No. Ho detto che va tutto bene. - rispose ancora una volta freddo, Bakugo.

Izuku si zittì.
Passò qualche secondo prima che Katsuki riprese la parola, imprecando.
- Scusa. - disse poi - Ho riposto male. -

- Non fa niente. - disse Izuku - Grazie... di aver chiesto scusa. -

"Scusa"
Giusto, Katsuki doveva ancora chiedere scusa.
Un perdono vero questa volta, il perdono per un qualcosa di importante.
Ma... era forse troppo tardi, per chiedere scusa? Non avrebbe peggiorato la situazione se avesse riportato a galla il passato?

- Izuku - pronunciò il suo nome, dopo tanto tempo, nella vita reale. - È mai troppo tardi per chiedere scusa? -

- Mai, Katsuki. - Izuku arrossì e sorrise, sentendo il suo nome venir pronunciato dall'unico ragazzo che aveva mai amato, ricambiando il gesto.

- Allora... - Continuò il biondo, facendo all'esterno notare di non star dando troppo peso al nome uscito dalle labbra dell'altro ragazzo, mentre, al contrario, all'interno provava una forma di strana gioia.
Si inginocchiò, per poi far toccare ad ogni suo arto il gelido suolo di quella buia notte e, in un istante, poggiò il capo sul terreno.

- Scusa se è troppo poco. - iniziò. - Scusa se è troppo tardi. - continuò. - Scusa se ti ho colto di sorpresa. -
Sospirò, sapendo che il momento era arrivato.
- Scusa se alle medie sono stato un bastardo. -

- K-Kacchan! Non devi, davvero- -

- Un vigliacco. Un ingenuo. Uno stronzo. -

- Kacchan! - provava a zittirlo izuku, agitando le mani davanti a sé.

- Un pezzo di merda, un bullo... -
Sospirò.
- Scusa se ti ho picchiato. Scusa se non sono stato onesto. -
Alzò il capo e le mani da terra, rimanendo seduto sui talloni.
- E scusami... se non posso essere onesto neanche ora. -
Si alzò in piedi, scrutando il volto confuso di Izuku.

- Kacchan... -
Izuku era felice.
- Questo... e poi la domanda di prima... perché? - Domandò, sinceramente curioso.

- Ah, la domanda di prima... nonostante le belle parole che mi hai rivolto, ho reagito male... sono stato stupido. -
Il biondo avanzò di un passo, nella direzione dell'altro.
- È che... da come lo avevi detto, sembrava... - ormai vicinissimo a lui, smise di avanzare, pensando meglio alle parole che stava pronunciando.
- Vabbè, lascia stare. Si è fatto tardi. - concluse, alzando lentamente e cautamente la mano destra, col terrore di spaventare Izuku facendogli rivivere il trauma da lui causato.
Poggiò la mano sulla guancia del ragazzo a pochi centimetri da lui, e, accarezzandola, sorrise come da anni non faceva nella vita reale.
Le guance di Izuku si scaldarono, mentre il ragazzo si godeva il primo e ultimo tocco gentile che avrebbe mai sentito da quella mano.
Katsuki, con quel gesto, si rese conto che voleva toccarlo di più. Voleva avvicinarsi di più, abbracciarlo ed eliminare quei pochi centimetri rimasti tra loro e le loro labbra, e accarezzarlo ancora e ancora, finché anche il proprio cuore freddo non si fosse scaldato.
Ma quella era la realtà, e quello non era l'Izuku del sogno, e lui, per sua sfortuna, ne era consapevole.
Si allontanò dal ragazzo che tanto lo attirava, il sorriso genuino ancora impresso sul volto.
- Allora, addio Izuku. -

Dopo il saluto, Katsuki si incamminò verso casa, lasciando Izuku in uno stato di confusione più totale.
"Sembrava... sembrava cosa, Kacchan? Una confessione?"
Gli ingranaggi nel cervello del ragazzo sembravano ormai fare scintille.
"Perché sembra deluso di non averla sentita? Oppure sono io, che vedo cose che non ci sono..."
Si accasciò a terra, lo sguardo perso nel vuoto.
"Ma allora perché la carezza? E perché quell'espressione?" Pensò,  ricordando il sorriso genuino che mai aveva visto sul volto dell'altro, se non in sogno.
"E... 'Addio'? Dove vai, Kacchan? Forse, dovrei essere io a dirlo a te, perché non so se mi sveglierò ancora."
Allora...

- Addio, Kacchan! - Gridò.
Poi sorrise, ripensando a tutto l'incomprensibile casino successo poco prima.
- E Grazie. -
Disse, consapevole che il biondo, ormai, non poteva più sentirlo.

-------
[6/08/21]

The Red StringWhere stories live. Discover now