6- Ogni Rosa Ha le Sue Spine

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Il mio cuore perse un battito appena me ne resi conto. Il bello è che non me ne accorsi neanche subito. Appena mi svegliai, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii davvero riposata e con la sensazione di essere finalmente a casa. Non come se fossi tornata a casa mia, ma come se ne avessi trovata un'altra, di casa. Poi percepii le braccia di Andrea attorno ai miei fianchi, il suo fiato sulla mia nuca e i suoi capelli che mi solleticavano il collo.

Mi irrigidii all'istante e per un attimo non riuscii a ragionare: avevo la mente annebbiata, totalmente catturata da quel contatto, non riuscivo a concentrarmi su altro. Con uno sforzo immane pensai che se Gianni o Luisa avessero aperto la porta e ci avessero trovati così sarebbe stato un problema, così, tentando di non svegliare Andrea, provai a scivolare giù dal letto, fallendo miseramente. Appena mossi un muscolo il ragazzo aprì gli occhi.

Gli stavo dando le spalle ma in qualche modo percepivo che lo avevo svegliato e tentai di fingere di dormire, fallendo anche qui.

"Hey" mi sussurrò all'orecchio "lo so che sei sveglia".

Il suo fiato così vicino mi stava mandando in corto circuito e mi chiesi se anche io avevo lo stesso effetto su di lui. Quasi sorrisi da quanto era ridicolo quel pensiero, poi sentii il suo cuore contro la mia schiena. Prima non me n'ero accorta ma i suoi battiti erano accelerati di parecchio. Ancora incapace di credere che fosse per causa mia mi girai verso di lui ostentando una tranquillità che non avevo.

"Non stavo tentando di nasconderlo" mentii.

"Ti stai alzando?"

Annuii.

"Aspettami"

Detto questo scivolò giù dal letto e andò a infilarsi un paio di calzini mentre io mi mettevo seduta con Nix che sembrava mi guardasse trattenendo una risata. Gli feci la linguaccia e tentai di ricordare com'ero finita a dormire abbracciata ad Andrea. Ricordavo di aver fatto il solito sogno e di essere uscita a guardare la luna. Il ragazzo era venuto in giardino e mi avevo detto di rientrare, poi ci eravamo messi a parlare del più e del meno, dopodiché vuoto. Non ricordavo nient'altro. Scossi la testa, per metà frustrata e per metà grata a quell'amnesia: almeno se avevo fatto qualcosa di molto stupido nel mentre, non me lo ricordavo.

Scesi le scale al fianco di Andrea, Aurea a precederci e Nix dietro di noi, non ci tenevamo per mano ma le nostre spalle si sfioravano e le nostre gambe di muovevano all'unisono. Come questo potesse essere possibile senza il minimo sforzo restava un mistero.

Arrivati in cucina trovammo Luisa seduta su uno sgabello della penisola e Gianni davanti ai fornelli. Appena ci videro fu la donna la prima a salutarci con molto entusiasmo, più di quanto io potessi sopportare appena sveglia. Certo, avevo dormito bene, ma ero pur sempre io. Cercai ugualmente di mantenere un'espressione cordiale ma evidentemente non dovette riuscirmi granché bene perché Gianni si affrettò in mio soccorso.

"Calmati cara, si sono appena svegliati, neanche tu hai molta pazienza appena alzata" disse l'uomo a Luisa.

"Sì hai ragione scusate" ci disse con un sorriso.

La penisola era apparecchiata con delle tovagliette e ogni genere di alimento utile per la colazione. Optai per una tazza di tè e dei biscotti al cioccolato, poi Gianni ci servì i pancake ancora caldi che mangiai al naturale.

Dopo essermi lavata i denti e cambiata scesi di nuovo di sotto mentre Luisa mi spiegava che il giorno dopo, essendo lunedì, io e Andrea avremmo passato la mattinata da soli perché Luisa era al lavoro e tornava per pranzo.

Passai tutta la mattina in giardino, un po' a ciondolare, un po' ad aiutare Gianni a potare la siepe mentre Andrea dava una mano a Luisa con le aiuole.

Quando scende la neveWhere stories live. Discover now