When a cruise can change your life

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" E' maestosa! " dico a mia mamma, osservando l'enorme nave da crociera che ci avrebbe portato dall'America (dove ci eravamo trasferiti da qualche anno per non far perdere il lavoro a mio papà) fin alla nostra cara patria, la Germania.
"Dovrebbe avere le dimensioni della nave italiana Concordia, quella che si è ribaltata su un lato qualche mese fa...ricordi la notizia cara?" risponde mia mamma, ancora intenta a cercare mio papà e mia sorella con lo sguardo; chissà dove si erano cacciati quei due!
"Speriamo di non fare la stessa fine!" toh, parli del diavolo e sbucano le corna! Mia sorella Tanja sbuca fuori all'improvviso facendomi fare un salto sul posto per lo spavento, cosa che scaturì le risate da parte di mia mamma e mio papà.
"Tanja!! Evita di farmi prendere un infarto a 16 anni, GRAZIE!" in casi come questi sorgeva spontaneo chiedersi chi delle due avesse 27 anni.
"Ma come siamo permalose oggi! Che hai paura di fare una bella crociera? Tranquilla, non faremo la fine di Titanic! Anche se fosse tu saresti spacciata perchè non vedo un certo Jack Dawson nei dintorni pronto a sacrificare sè stesso per te!" esclama mimando con le mani un binocolo girandosi a destra e a sinistra come per scorgere qualcuno.
"Mammaa! Possiamo lasciare Tanja qua in America!?" urlo cercando di farmi sentire visto che i miei genitori si erano già avviati all'entrata della nave e ora erano già qualche metro più avanti di noi.
"No! Tanja smettila di infastidire tua sorella! - urla a sua volta mia mamma voltandosi verso di noi - e ora muovetevi se non volete rimanere qui entrambe!" continua, calcando l'ultima parola.
Scuoto la testa sconsolata notando che mia sorella appena se la rideva.
Undici anni di differenza sono una grande fardello per due sorelle, se poi si aggiunge il fatto che quest'ultime ( come noi ) hanno due caratteri contrastanti, la situazione si fa insostenibile!
Afferro la mia borsa che avevo appoggiato per terra per il suo notevole peso e corro dietro ai miei, seguita a ruota da mia sorella.
Una volta saliti sulla nave, ci danno le rispettive stanze: io e mia sorella siamo capitate nella stanza n° 483, cosa che mi rallegra non poco! Era piuttosto spaziosa come camera e anche molto carina! Sicuramente non avrei passato una brutta crociera, questo è poco ma sicuro, anche se l'idea di attraversare l'Oceano Atlantico sulla rotta che 100 anni fa il Titanic avrebbe dovuto compiere ( se non fosse affondato prima ) mi mette non poca ansia. In più mia sorella ha ragione, non vedo nessun Jack alias Leonardo Dicaprio da queste parti, quindi non potrei neanche morire in compagnia di un bellimbusto come l'attore; scuoto la testa per la seconda volta nel giro di 20 minuti, sta volta allibita per i miei pensieri.
"Kathryn! Vado a fare un bel pagno della piscina a poppa! Vieni anche tu?" mi chiede Tanja già con il costume addosso.
"No no, io rimango un po' in camera a riposare" le rispondo, prendendo il cellulare e le cuffie dalla borsa.
"Va bene, a dopo!" mi saluta dileguandosi.
Mi volto verso la stanza e la osservo attentamente: le pareti sono dipinte con una vernice crema che si abbina perfettamente alle porte e finestre bianco candido, i mobili invece risaltano molto poichè sono tutti nero lucente. Ci sono due letti posizionati parallelamente a circa due metri di distanza; entrambi hanno coperte color lavanda e le lenzuola invece richiamano il colore delle pareti, così come il comodino sul fianco sinistro del letto, sul quale si adagia una lampada dallo stile molto elaborato, di un bianco candido proprio come le porte. Devo ammettere che è un ottimo accostamento di colori, nonostante i colori non siano i miei preferiti. Mi imposesso del letto a destra, quello più vicino alla finestra e sistemo tutti gli oggetti che avevo nella borsa dentro ai cassetti del comodino. Una volta finito di ordinare sorrido soddisfatta del mio lavoro e mi distendo sul letto, facendo ben attenzione a togliermi i sandali per non sporcare quelle fantastiche lenzuola, e dopo aver messo le cuffie per la musica mi addormento, cullata dalle note dei Tokio Hotel.

Vengo svegliata da mia sorella, che mi scuoteva con fare preoccupato, quasi fossi morta!
"Ma ti decidi ad aprire gli occhi!?"
"Ou calmina bionda! Sono viva, bastava togliermi le cuffie sai!?" le urlo contro, infastidita di essere scossa come un salvadanaio.
"Bionda sei tu cara sorellina, io sono rossa dannazione! - sì, Tanja è piuttosto pignola su queste cose, non capisce nè il sarcasmo nè l'ironia delle persone e guai darle della bionda/mora/bruna/bianca a pois verdi che subito si infuria: lei è una rossa, finta da far paura, ma rossa! E come tale, bisogna chiarmarla ROSSA - e comunque la gente normale dopo qualche sberla e scossoni si sveglia cristo! " ecco spiegato perchè mi bruciava la guancia.
"Ma serviva picchiarmi per svegliarmi?!" devo decidermi a chiamare il pollice azzurro o farò una brutta fine.
"Come se a parole tu ti svegliassi!" in effetti, non ha tutti i torti.
La guardo torva, ma non proferisco parola altrimenti qua non la finiamo più di litigare.
"Cambiati che dobbiamo andare a cena" ordina Tanja, chiudendo un occhio sul mio sguardo omicida.
Faccio come ha detto e mi avvio verso l'armadio nero posizionato di fronte al mio letto, lo apro e osservo fiera il mio guardaroba: maglie nere, vestiti/abitini neri, jeans neri, pantaloni normali neri, tute nere... TUTTO NERO. Mi ci vollero ben tre anni per riuscire a sbarazzarmi di tutti i capi colorati e rimpiazzarli con altri neri!
Vedo con la coda dell'occhio Tanja guardare con disgusto i miei vestiti, per poi voltarsi e sorridere ai suoi pieni di colore e che ti trasmettono un'allegria da far vomitare. Faccio finta di niente e torno a fissare l'armadio aperto; nuovo problema da risolvere: che diavolo mi metto!?
Non sono in vena di mettermi abitini nè tanto meno gonne, quindi opto per un paio di pantaloni corti in jeans neri, e come maglia decido di indossare una canottiera bianco crema con un vistoso teschio in mezzo.
Indosso velocemente i vestiti e saltello verso lo specchio: sì, direi che va benissimo! Anche se a dirla tutta, la canottiera non me la ricordavo così scollata. Faccio per andare a cambiarmi che mia mamma entra nella nostra stanza:
"Muovetevi dai! Papà è già andato a prendere i posti, vediamo di non farlo aspettare più di tanto! " esclama guardandoci bene come ci eravamo acconciate; sapevo che il suo consenso verso il mio modo di vestire non l'avrei mai avuto, ma da quando ho compiuto i 16 anni si è piuttosto calmata. D'altronde mica vado in gira mezza nuda come una troia! Anche se dire una frase del genere con questa canottiera addosso è da incoerenti.
"Kath! Pensi di venire così a cenare!?" urla mia mamma; ecco lo sapevo.
"No ora volevo cambiare la maglia perchè è troppo scollat..."
"Ma non è quello il punto! Mica vai in giro piegata a 90! Tira un vento piuttosto freddino e così ti prenderai un accidente! Mettiti sopra qualcosa!" esclama preoccupata gesticolando freneticamente.
La guardo poco convinta, facendo un cenno d'assenso con il capo, per poi tornare all'armadio: tiro fuori un cardigan nero, lungo fino a metà coscia, proprio dove finiscono i pantaloncini.
"Va bene?" chiedo
"Sì ora sì! Bene vi aspettiamo al ristorante! Vedete di non perdervi." ci dice di fretta, per poi chiudere la porta.
"Ti manca tanto?" chiedo a Tanja.
"No, devo solo truccarmi e tu?"
"Solo piastrarmi i capelli e aggiustare un po' il trucco."
Ci avviamo verso il bagno, dove troviamo due enormi mobili color crema con 'incorporato' due specchi fantastici, che si fronteggiano. Ci sorridiamo, divendoci ognuna verso un mobile.
 Dopo aver completato la mia 'opera' mi osservo per bene: una linea (neanche tanto spessa sta volta) di matita nera mi circonda gli occhi grigi valorizzandone il colore; mentre i capelli biondo platino si adagiano morbidi e lisci oltre le spalle. E' stato veramente un colpo di genio quello di farmi una tinta così chiara (bisogna ringraziare i pareri di uomo di mio padre) mi valorizza di più gli occhi rispetto al biondo cenare che ho come colore naturale; oltrettutto non si vede neppure tanto la ricrescita! Che i miei geni siano lodati! Sistemo un po' la frangia laterale, che finalemente dopo tanta agonia, è riuscita ad allungarsi di qualche centimentro.
"Kath pronta?"
" Certo!" rispondo a mia sorella, afferrando il cellulare e mettendolo in tasca per poi dirigermi verso l'uscita della stanza dove mi attendeva mia sorella con la chiave in mano.
"Ora possiamo andare" esclama contenta dopo aver girato la chiave nella toppa per due volte.

La cena era a buffet, cosa che non mi piacque molto poichè non riuscivo a darmi mai un limite.
Dopo aver finito di mangiare, con tanto di panna cotta ai frutti di bosco per dessert, i miei genitori si ritirano nella stanza stanchi morti, mia sorella se ne va a ballare e io vado a fare una bella passeggiata sulla prua della nave.
Al tocco dell'arietta fresca con la mia pelle calda rabbrividisco e ringranzio mentalmente mia mamma per aver insistito a farmi indossare altro sopra la leggerissima canottiera.
Mi avvicino al fondo della prua, appoggiandomi al parapetto: il cielo blu scuro quasi nero è tempestato di stelle che sembrano diamanti e nell'orizzonte si fonde all'Oceano Atlantico, anch'esso del medesimo colore del cielo.
La luna imponente rischiara le acque trasmettendone il riflesso che si para dinanzi al percorso della nave. Ammiro il tutto incantata, quel paesaggio che per molti può sembrare cupo e tenebroso, io lo trovo una meraviglia innata; le tenebre che si fondono a me, e diventiamo un'unica cosa: non mi sento più la pecora nera in un gregge colorato, non mi sento più <<l'uno su mille>>; finalmente mi sento parte di qualcosa.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo del cambiamento di tranquillità che si è impadronito dei marinai sul ponte. Qualcosa li ha allarmati molto: sento ulare "il timone a tutta!" "virate a destra!" . Non capisco, finchè non mi giro verso l'infinito Oceano: la visione che mi sta dinanzi mi paralizza, spalanco gli occhi e le labbra si socchiudono quasi a voler emettere un grido che però non esce dalla mia gola. Mi sento incapace di muovere un solo muscolo, perfino il cuore ha smesso di battere; non sento nulla al di fuori degli ordini dei comandanti rivolti ai marinai, il mio respiro inizia ad accellerare così come i battiti del cuore che fino a qualche secondo prima sembrava si fosse veramente fermato. Un iceberg si innalza a meno di cinque metri da noi, e nonostante tutto continuo a vedere la prua avanzare dritta senza nemmeno provare a virare.

Merda. Merda. Merda. Merda.

Un rumore sordo. Il ghiaccio che si sgretola cadendo sul ponte della nave. Una forte scossa. Io che vado a sbattere violentemente contro il parapetto. Le mie mani sudate che non reggono il mio peso. Il volo di 30 metri. L'acqua gelida che viene a contatto con il mio corpo in fiamme. Il nulla più totale.

Call from Heaven - Chiamata dal cielo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora