Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare

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“Mocciosa, in piedi!” una voce troppo famigliare, che al momento non vorrei sentire nemmeno lontanamente, mi rimbomba nelle orecchie. Mugolo qualcosa di incomprensibile, in risposta a quell'ordine che non ho alcuna intenzione di eseguire, almeno non ora. Sento di nuovo la voce di Akahito imprecarmi contro, bisbiglio un lieve “ancora cinque minuti”, mentre torno ad accovacciarmi per bene contro un corpo caldo, dal profumo intenso e speziato che mi solletica le narici. Anch'esso è così famigliare e mi ricorda vagamente qualcuno...

SANTO CIELO.

Apro gli occhi di scatto, alzandomi con altrettanta velocità mentre inizio ad osservare quel qualcuno a caso disteso accanto a me.
Che cazzo ci faccio io abbracciata ad Ace?!
“Finalmente ti sei decisa a mollarlo, eh mocciosa?” volto il mio sguardo verso la provenienza di quella voce, notando che Akahito è in piedi, a braccia conserte, proprio al mio fianco. In questo momento posso dire di leggere una sorta di divertimento nei suoi occhi gialli.
Mi sento diventare bordeaux dall'imbarazzo in una frazione di secondo, mentre torno a squadrare letteralmente Ace, beatamente assopito: ha un braccio piegato dietro la testa in modo da fargli da cuscino, mentre l'altro, precisamente quello in cui ha il tatuaggio è avvolto attorno alla mia vita.
Sento che il bordeaux della mia faccia accentuarsi ulteriormente.
Osservo tutta la ciurma che è sparpagliata attorno ad un piccolo fuocherello che pian piano inizia a spegnersi. Ora mi ricordo: la sera precedente Akahito ci aveva categoricamente obbligati a rimanere a dormire sulla spiaggia, perchè se fossimo andati a dormire nei nostri bei lettoni morbidi delle cabine della nave, a detta sua, non ci saremmo svegliati nemmeno con un cannone; così avevamo recuperato qualche cuscino e ci eravamo addormentati tutti attorno al fuoco che Ace aveva acceso. Il punto che non mi torna è come io sia finita tra le braccia di Portgas, visto che fino all'altro ieri mi rispondeva a monomi e si distanziava cautamente da me, come se avessi del veleno addosso trasmissibile solo con lo sfioramento di diversi corpi.
“Se non vuoi ricevere una lavata ti suggerisco saggiamente di alzarti e di avvicinarti a me.” inarco un sopracciglio cercando di capire cosa intende con lavata, ma dal momento che tutto ciò che dice fa, decido si seguire il suo consiglio, alzandomi ancora scossa dalla scoperta fatta pochi minuti addietro e avvicinandomi a lui.
Akahito lascia cadere le sue braccia lungo i fianchi, e pochi secondi dopo, dai palmi di entrambe le mani si iniziano a formare delle piccole sfere d'acqua che man mano diventano sempre più grandi, fino a raggiungere le dimensioni di un pallone da Basket: unisce le due sfere formandone una piuttosto grande che lancia verso l'alto, a circa due metri d'altezza; poi, sempre gesticolando con le mani, sposta la sfera facendola andare esattamente sopra il cerchio dei pirati.
Sorrido, capendo finalmente le sue intenzioni e mi gusto la scenetta: Akahito ingrandisce di poco la sfera facendola anche abbassare di qualche centimetro. Con un semplice schiocco delle dita, la palla d'acqua si rompe e, come una cascata, investe tutti i pirati che man a mano si svegliano di soprassalto, tutti allarmati e bagnati fradici.
Non riesco fare a meno di trattenere una sonora risata, mentre osservo le facce dei corsari, che rendendosi conto di quel che è veramente accaduto, iniziano a calmarsi borbottando imprecazioni e maledizioni verso Akahito, che ha abbandonato la sua espressione seria ed irremovibile, per dare spazio ad una più rilassata e divertita.
“Serviva svegliarci così!?” Ace si alza a sedere, imprecando in tutte le lingue possibili ed immaginabili, mentre si osserva i pantaloni fradici che gli aderiscono alle gambe come una seconda pelle. Lascio che il mio sguardo navighi sul suo petto scolpito, ora arricchito di tante minuscole goccioline, scendendo gradualmente verso il basso... scuoto la testa, sentendomi in fiamme dalla punta dei capelli fino ai piedi al solo pensiero, e mi risveglio da quella momentanea catalessi, osservando il viso gioviale di Ace incorniciato dai capelli bagnati, ora appiattiti su fronte e guancie.
“Asciugati con il tuo fuoco” esclamo io, asciugandomi le lacrime provocate dal tanto ridere, ricevendo un'occhiataccia da parte di Pugno di Fuoco.
“Bene, ora noi possiamo andare.” esclama Akahito, rivolgendosi a me. Annuisco sorridendo, per la prima volta in pieno accordo con il nonnetto.
Sempre con quel 'trucco' che ha usato ieri pomeriggio, ci materializziamo dalla parte opposta dell'isola, lontani dagli altri, in modo da seguire l'allenamento senza distrazioni.
“Ora però mi dici come hai fatto a passare da una parte all'altra dell'isola in una frazione di secondo.” esclamo, volendo ora tutte le spiegazioni possibili.
"Grazie ad una folata di vento, talmente veloce che è quasi impossibile percepire.”
“Ma se non tira un alito di vento?!”
“Io controllo il vento, e quindi posso decidere anche quando farlo arrivare e, in caso di tornadi, posso controllarli fino a quando non li placo del tutto.”
“Capito!” esclamo cercando di afferrare le spiegazioni di Akahito.
“Puoi fare lo stesso anche tu, sai?”
“E come? Ti ricordo che io non so controllare tutti gli elementi come te!” esclamo, inarcando un sopracciglio, assumendo una faccia dall'espressione piuttosto perplessa.
“Lo so, lo so. Ma puoi materializzarti ovunque, poiché ovunque c'è acqua! Basta che tu ti concentri qualche secondo, cercando di captare qualche fonte d'acqua: essa può essere rinchiusa in una bottiglia come può scorrere tranquillamente nei fiumi. Tu sei fatta d'acqua, e tu...dall'acqua sorgi.” Akahito continua la sua brillante spiegazione, sedendosi poi sulla sabbia a gambe incrociate.
“Ma quindi... poniamo il caso che io voglia materializzarmi nella mia cabina della Moby Dick, dove sono sicura ci sia una bottiglia d'acqua sulla mia scrivania; se lo faccio, mi ritrovo dentro la bottiglia!?”
Con una velocità impressionante Akahito si alza in piedi e mi raggiunge, tirandomi un poderoso pugno in testa, iniziando a sbraitare contro di me.
“AIHA! Ma che ti ho fatto!?” esclamo appoggiando entrambe le mani sul bernoccolo appena formato, mordendomi le labbra per il dolore.
“L'ignoranza dei giovani d'oggi mi meraviglia sempre di più.” asserisce massaggiandosi le tempie, come a placare un'emicrania. “E la violenza di voi uomini del passato mi inorridisce!” ribatto, pronta a difendere la nuova generazione, che assolutamente non ha nessuna colpa.
“Come pensi di riuscire a materializzarti in una bottiglia!?!” urla perdendo le staffe. Sembra circa una Nami incazzata, versione nonnetto di bosco, che urla contro Rufy per qualche suo guaio appena combinato.
“Ma me l'hai detto tu che sorgo dall'acqua io!” urlo a mia volta, cercando di non mandare a farsi benedire il caro Akahito già al secondo giorno.
“Sì ma è matematicamente impossibile che tu riesca a stare in una bottiglia d'acqua, stupida mocciosa! Ah, santo cielo!”
“E ma spiegati meglio, stupido nonnetto negligente.” dico, lanciando un sonoro sbuffo a fine frase.
“Allora, ricominciamo: puoi materializzarti ovunque, poiché ovunque c'è acqua! Basta che tu ti concentri qualche secondo, cercando di captare qualche fonte d'acqua: essa può essere rinchiusa in una bottiglia, come può scorrere tranquillamente nei fiumi. Tu sei fatta d'acqua, e tu...dall'acqua sorgi.”
Fin qua c'ero arrivata.
“Se tu vuoi trasportarti laddove c'è dell'acqua racchiusa in bottiglia, NON TI MATERIALIZZERAI NELLA BOTTIGLIA, bensì l'acqua del contenitore fuoriuscirà da esso per venire a comporre il tuo corpo poiché tu sei la padrona dell'acqua; e ora tutta l'acqua di tutto il pianeta, ogni volta che tu lo vorrai, si unirà a te, come una calamita al ferro. Ora hai capito, testa vuota?!”
“Credo...di sì?” rispondo un po' titubante di ricevere l'ennesimo pugno.
“Me lo stai domandando?” esclama Akahito, volgendomi uno sguardo insospettito.
“Cosa ti sto domandando?” rispondo a mia volta, cercando di capire i pensieri complessi dell'uomo, che temo, a volte, riescano a superare pure i miei.
“Mi stai per caso domandando se hai capito?”
La vecchiaia, che brutta bestia.
“Potrei giocare al Lotto con tutti i numeri che tiri tu al giorno!” ribatto seriamente preoccupata per la salute mentale dell'uomo.
Promemoria: far visitare pure lui da Chopper.
“Lasciamo perdere, va', o qui rischio un esaurimento nervoso!”
“Tranquillo, saremo in due in tal caso ad averlo!” ribatto con sorriso sornione, e riesco a schivare appena in tempo il pugno che il caro Akahito voleva di nuovo assestarmi.
“Per lo meno hai ottimi riflessi, direi che quindi questa parte dell'allenamento possiamo saltarla in blocco.” esclama facendosi scrocchiare le nocche.
“Bene quindi...che si fa?” domando incrociando le braccia al petto, desiderosa di iniziare al più presto l'allenamento per finirlo altrettanto presto.
Se inizio già ora magari posso recuperare qualche mese e andarmene da qui in tempo record!
“Potenziamento fisico!” esclama, facendo comparire sul suo volto una sorta di sorriso, che però assomiglia più ad un ghigno malefico.
“Prego!?” esclamo inorridita, sperando di aver capito male.
“Bene: io mi metto a sedere qui, mentre tu ti fai qualche bel giretto dell'isola, che dici?”
E' impazzito... totalmente.
“Devo andare a fare un giretto turistico dell'isola!?” esclamo incredula, iniziando a meditare su come rintracciare Chopper per avere un'immediata visita.
“No, assolutamente. Inizi a correre per tutto il litorale dell'isola. Dai, sarò clemente. Mi bastano dieci giri per incominciare. Quando hai finito, fai un fischio!” continua, mantenendo quel ghigno sul volto, mentre si corica totalmente sulla sabbia.
Meno male che è stato clemente; se fosse stato severo non oso immaginare quanti giri dell'isola mi sarei dovuta fare.
Inizio a correre adagio, non degnandolo nemmeno di uno sguardo, non provando neppure a contrattare il numero di giri, tanto so bene che non avrei neppure mezza possibilità di diminuirli.
Dopo circa... un' ora? Probabile. Dopo circa un'ora di corsa sono riuscita ad arrivare dall'altra parte dell'isola, proprio dove i pirati di Ace si erano accampati.
Inutile dire che appena mi hanno visto, hanno iniziato a ridere come forsennati, anche se però devo apprezzare il loro sforzo nel trattenersi almeno un po' , e le loro scuse non appena mi voltavo a incenerirli con lo sguardo.
“Non sapevo che fossero qualche giro dell'isola correndo, lo speciale allenamento!” esclama Ace, cercando di smettere di ridere.
Non ribatto, altrimenti i dieci giri non riuscirei a finirli neppure il prossimo anno, e mi limito a mandarlo mentalmente a fanculo.
Dopo aver compiuto circa tre giri dell'isola, ero praticamente sfinita e provai a barattare con Akahito per diminuire la corsa.
“E' per il tuo bene!” esclama il nonnetto, ancora tenendo gli occhi chiusi, con le mani incrociate dietro la testa a fargli da cuscino.
“Riducimeli almeno a otto!” esclamo io senza fiato.
“Nemmeno a nove e mezzo! Continua, vedrai che un giorno mi ringrazierai!” continua a dire, senza nemmeno voltarsi a guardarmi, fregandosi completamente dell'imminente infarto che a breve mi sopraggiungerà, uccidendomi così a sedici anni.
Impreco contro di lui in tutte le lingue che conosco, lanciandogli maledizioni su maledizioni, sperando che almeno metà di tutte quelle che gli ho augurato, si realizzino sul serio.
Quando sarò morta e sepolta, allora sì, ti ringrazierò.

Call from Heaven - Chiamata dal cielo Where stories live. Discover now