Mi svegliai in una stanza bianca, con le piastrelle blu, sentivo solo un "Bip-Bip" che mi risuonava nella testa come se ci fosse solo quel suono. Non riuscivo ad aprire un occhio, mi sentivo le braccia immobilizzate e la gamba destra fasciata. Iniziai ad aprire l'unico occhi e man mano iniziò a mettere a fuoco. Inizia a studiare la stanza in cui mi trovavo: ero su un letto che puzzava di medicinali, una finestra che si affacciava su un ampio spazio, avevi le braccia con un paio di aghi, la gamba destra fasciata e un tubicino sotto il naso che mi aiutava a respirare. Sulla destra trovai la testa di qualcuno che tratteneva la mia mano: Josh.
Era con la testa appoggiata sul letto che tratteneva la mia mano. Io la spostai e iniziai ad accarezzare i suoi morbidi capelli che profumavano sempre di cocco. Man mano si iniziò a svegliare, mi guardò con i suoi occhi rossi e tirò un respiro di solievo.-aspetta chiamo un dottore- disse posandomi un bacio sulla fronte.
Dopo cinque minuti arrivò Josh con affianco un Dottore. Era un uomo sulla quarantina, camice bianco, un pizzetto di barba, capelli castani, occhi castani e un libretto tra le mani.
-buongiorno bella addormentata, come stai?- disse avvicinandosi a me
-c..credo b..ene... quanto sono qui?- chiesi. Mentre parlavo sentivo un sapore metallico sulla labbra, era come del sangue.
-sei qui da tre giorni, hai avuto un emoraggia interna e per fortuna siamo riusciti a fermarla. Devi ri superare un po' di energia ma stai bene... solo dovrei parlarti di una cosa. Vuoi che faccia uscire il tuo amico?- chiese controllando il libro fra le mani
-nono tranquillo, mi dica- dissi alzandomi di poco, ma ciò provocò un dolore forte alla mia gamba e alle braccia
-non sforzarti- disse Josh venendo verso di me e prendendomi la mano
-vedi.. Josh mi ha informato della tua "situazione familiare" e ciò ha confermato la mia diagnosi.- feci un cenno di continuare -vedi Tori... la separazione dei tuoi, il loro lavoro, e altri fattori adolescenziali... tu hanno provocato qualcosa- disse vagando con le parole
-dottore la prego vada dritto al punto o non resisterò più di altri cinque minuti- dissi impaziente e leggermente impaurita
-hai un tumore ai polmoni- disse diretto
Lì il mondo mi addosso... come poteva essere possibile!?
-c..com'é possibile?- dissi tremando
- dalle seguenti analisi- disse sfogliando il libricino- lo avevi già dalla nascita ma era piccolo e non è mai risultato. Man mano nel tempo si stava diminuendo, ma dall'ultimo episodio si è ingrandito... in questo periodo dovresti prendere dei farmaci che non rischiano al gigantimento del tuo tumore. Se si dovesse verificare un atto molto più forte... dovresti iniziare con la chemioterapia e poi fare un imtervento chirurgico- disse il dottore guardandomi negli occhi
Li non dissi niente. Il mondo mi era crollato addosso, non capivo più niente... era come se tutte le cose negative dovevano ricadere su di me. I miei genitori, i miei "amici", Dylan, la scommessa, la malattia... che cosa più? La mia morte? Se morivo mi faceva solo un favore.
-Tori, Tori- disse Josh scuotendomi dal mio stato di trans -ti senti bene, sei bianca- disse mettendomi una mano sulla fronte
-pitrei rimanere da sola?- chiesi verso il dottore ignorando i richiami di Josh
-certo, ah se vuole uscire li ci sono delle stampelle- disse indicando uno spazio vicino al mio letto
-Josh ci vediamo domani- dissi senza guardarlo in faccia
Se ne andò a testa bassa e uscì. Le lacrime incominciarono a scendere senza sosta, presi un cuscino e mi tappai la bocca urlando contro. Dovrò stare una settimana in quest'ospedale di merda e poi potrò uscire. La cosa che mi sta preoccupando anche è la scuola.. siamo a fine novembre, tra una settimana è dicembre e ho fatto solo qualche settimana di settembre e ottobre a scuola. Spero che dopo le vacanze di Natale mi sarò ripresa o dovrò recuperare tutto quest'estate. Iniziai ad accendere il telefono... non trovai niente... niente di niente. Avete presente quella sensazione quando dopo un intera giornata non ricevi nessun mesaggio da nessuno? Be' questo è un po' ciò che provavo io. Il mondo mi era crollato, io ero crollata, nessuno poteva riprendere più i miei pezzi.. ormai erano andati via e non c'era modo di raccoglierli.
Era ora di cena.
L'infermieri avevano portato il solito cibo di merda che davano e io non avevo toccato nulla. Avevo solo preso le medicine per la mia "cura". Pra dovevo dormire ma non riuscivo proprio a prendere sonno. Decisi di prendere le stampelle e scendere al piano dei bambini, di sotto si trovavano i bambini che soffrono di molte malattie e al piano di sopra ho il
piano dei neonati e delle donne incinte. Presi il piano di sopra, avevo bisogno di calmarmi un po'. Entrai in ascensore e alraggiunsi il parto. Mi esposi a guardare la stanza piena di bambini, un vetro separava me e molte culle di bambini. Alcuni bambini piangevano, altri dormivano e poi c'era un bambino che prese la mia attenzione: era steso, con le mani rivolte verso l'alto che giocava e rideva. Mi tirò un sospiro di felicità e mi levò un peso sulle spalle come se quel bambino mi portasse felicità e mi fece sentire bene per qualche attimo. Ad un certo punto arrivò un ragazzo:alto, corporatura media, capelli neri come la piuma di un corvo occhi azzurro oceano e una maglietta di una band anni '90. Si avvicinò anch'esso al vetro e restò a guardare quelle piccole creature con me.-ciao- decisi di rompere il ghiaccio senza guardarlo negli occhi
-ciao- rispose lui, però girandosi verso di me
-come ti chiami?- li chiesi
-James, tu?- chiese dandomi la mano
-Tory- dissi stringendola
-allora Tori cosa ci fai qui in questo reparto? Per caso uno di questi bambini è tuo- dissi indicandoli
-nono, anche se l'idea non è male- dissi guardando i bambini -ma no. Ho avuto un incidente a scuola, mi sono svegliata dopo tre giorni e mi hanno diagnosticato un tumore ai polmoni che si da il caso avevo dalla nascita-
dicendo tutto ciò era come se mi stessi liberando, parlando com qualcuno era come se mi stessi levando un peso che non potevo portare da sola. Poi scoppiai a piangere... scoppiai a piangere perché solo ora mi resi conto del danno che mi stava preoccupando tutto ciò. James non disse niente, mi abbracciò solamente. Restammo di minuti che sembravano essere infiniti. Mi sentivo bene. Per una volta mi sentivo bene.
Nom si se era un segno che la mia vita infondo non stava cadendo a pezzi, ma uno sconosciuto poteva salvarti da un caos psicologico che ti porta tutto ciò?

YOU ARE READING
Anche le stelle più buie possono brillare// Dylan O'brien
General Fiction--𝒄𝒐𝒎𝒑𝒍𝒆𝒕𝒂𝒕𝒂-- Chi non verebbe avere una vita felice senza pesi, senza pensieri... solo viaggi, bella vita e avere sempre un'altra prospettiva della sua esistenza, purtroppo non è per lei. Tory una ragazza di 17 anni sempre per le sue... t...