Mani intrecciate

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Capitolo 8

Mani intrecciate


- Okay, prossima domanda: se ti trovassi su un'isola deserta e potessi far materializzare tre oggetti lì con te, quali sceglieresti? -

- Mmm... direi, delle pietre focaie, una pentola e un coltello ben affilato. -

- Che cooooosa? Questa è la tua risposta?! Ma che diamine! Sei noioso! A cosa cavolo ti servirebbe tutta quella robaccia? -

- A sopravvivere. - Rispose Spiderman facendo spallucce.

Stavano facendo irruzione in una palazzina ai limiti della città. Tramite le intercettazioni della polizia avevano appreso che si trattasse del covo di un'organizzazione criminale di media portata. Sembrava che quella base occorresse come punto di scambio per la vendita di armi illegali e non tracciabili che sarebbero poi state destinate ai migliori compratori del giro della malavita locale. Peter aveva ottenuto quella soffiata sorvegliando l'ormai ex dipartimento del capitano della polizia George Stacy, cui era particolarmente legato in memoria del suo unico amore e del suo devoto padre. Immediatamente aveva pensato a Deadpool per essere accompagnato e si sorprese non solo di come fino a qualche tempo prima non avrebbe tollerato la presenza di qualcun altro, ma anche di come lui avesse accettato di seguirlo con una naturalezza disarmante. Avevano già messo al tappetto una dozzina di uomini e proprio perché il lavoro pareva al mercenario 'fin troppo facile e noioso' aveva deciso di fare a Spiderman milioni di domande. In realtà era una cosa che faceva spesso, non poté fare a meno di notare il ragnetto.

- Le pietre focaie non occorrono che ti spieghi cosa siano, accenderei un fuoco. La pentola la utilizzerei per raccogliere acqua che farei bollire con le fiamme eliminandola di tutti i batteri così da renderla potabile e infine il coltello è utile sia come strumento da caccia sia per costruire, difendersi o simili. - Continuò Spiderman dinanzi la faccia perplessa del maggiore, causata dalla sua precedente risposta.

- Sei terribilmente responsabile per essere un ragazzino. - Constatò Deadpool quasi deluso.

- Ti ho già detto mille volte che non sono un ragazzino, qui quello con l'età cerebrale di un dodicenne non sono io... - Rispose Spiderman con fermezza.

Odiava quando Deadpool continuava a ribadire che fosse un ragazzino. È vero, era più piccolo di lui di nove anni ma di certo non era un adolescente come sembrava credere il mercenario e inoltre questa faccenda dell'età gli sembrava che demarcasse una linea di confine, diciamo pure di lontananza, con l'altro. Una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco lo attanagliava sempre quando si trattava di questo argomento.

Hai una cotta

Improvvisamente le parole così candidamente pronunciate da Rosie qualche tempo prima gli tornarono nitidamente alla mente. Il rossore si annidò sul suo viso e Peter scacciò quello strisciante pensiero scrollando buffamente la testa. Scelse di riprendere il discorso. Ovviamente non prima di aver atterrato con un calcio ben assestato l'ennesimo energumeno che tentava di attaccarli. Stava per parlare ma Deadpool lo anticipò di poco.

- Difatti è Larry! -

- Chi? - Rispose Peter confuso.

- Larry! Quello con l'età cerebrale di un dodicenne! Non importa, lascia stare... - Concluse Deadpool, mentre con la katana trapassava tre uomini contemporaneamente.

- Tu cosa avresti portato invece, sentiamo. - Chiese infine Spiderman curioso.

- Facile! Una PSP per sconfiggere la noia, della cocaina per l'ennesimo motivo e infine Rocket. Con un tipo come lui ce la spasseremmo di sicuro! - Disse il mercenario, ridendo soddisfatto per la sua risposta.

Un sonno senza incubiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora