11.

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Newt fu il primo a svegliarsi.

Non ricordava neppure il momento in cui il sonno si era avvicinato a lui e l'aveva portato via dal mondo reale, né tantomeno cosa aveva sognato.

Quando i suoi occhi cominciarono a dischiudersi, gli venne difficile capire se fosse ancora notte o meno. La stanza in cui si trovava era avvolta dalla penombra, illuminata a fatica da un piccolo residuo di candela che sopravviveva ancora. Fu proprio questo a fargli capire che forse il sole era già sorto da un pezzo, in mancanza di una finestra che gli mostrasse il mondo là fuori. Le sue orecchie si drizzarono udendo dei rumori e delle voci provenire dal piano terra dell'edificio. Probabilmente la locanda era già tornata operativa o forse non si era mai fermata veramente.

Il ragazzo strizzò gli occhi più volte, cercando di riordinare i pensieri nella sua mente. Si sentiva incredibilmente riposato, riposato come non lo era da settimane o addirittura mesi. Sembrava essere passato un secolo dall'ultima volta che aveva dormito su un vero letto, il suo letto, a casa dello zio Tar.

All'improvviso Newt sbarrò gli occhi e girò la testa di scatto verso la figura coricata alla sua destra, il suo cervello che piano piano riprendeva a funzionare. Thomas riposava tranquillamente accanto a lui, girato sul fianco sinistro, il braccio allungato in mezzo a loro. Solo in quel momento si rese conto che la sua mano destra era stretta a quella dell'altro ragazzo, le loro dita intrecciate al centro del letto, proprio com'era successo nella valle della Vezkija.

"No" pensò lui. "Allora era diverso."

Quando lui e il moro erano soli nella valle, Newt gli aveva stretto la mano per necessità, per tenerlo vicino a sé, per impedirgli di dare ascolto a qualche strana voce nella sua testa e di cacciarsi nei guai. In quel momento invece era diverso. Non c'era alcun bisogno di tenergli la mano in quel modo, eppure lui continuò a farlo. La presa dell'altro ragazzo era debole, essendo addormentato, ma quella del biondo era salda e forte. A un tratto cominciò a sfregare con delicatezza il pollice contro la pelle del moro, su e giù, su e giù, lentamente.

Cosa diavolo mi sta succedendo?

Newt ripensò a quando aveva aperto la porta di quella camera, ritrovandosi a scrutare un ragazzo che sembrava ben diverso da quell'insopportabile idiota che era costretto a sentire ogni giorno. Ricordava di aver provato una punta di senso di colpa nel guardarlo. Anche se non aveva voluto darlo a vedere, Thomas gli era sembrato scosso e atterrito, come se l'incubo che aveva fatto lo avesse costretto a togliersi in una volta tutte le maschere che era abituato a indossare ogni giorno. Non c'era più il giocatore di mazke sicuro e infallibile, né lo sbruffone che si prendeva gioco di chiunque, né il ladro raffigurato nei manifesti che avevano visto diversi giorni prima. Quella notte c'era un semplice ragazzo con la paura dipinta negli occhi e il respiro agitato. Solo un ragazzo, proprio come lui.

Quando lo aveva guardato, Newt aveva avuto la sensazione di star assistendo a qualcosa di intimo e privato, qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e che non aveva alcun diritto di osservare. Forse aveva sbagliato ad andare da lui. Forse lo aveva solo disturbato e aveva finito col fare la figura dell'idiota. Poi però Thomas gli aveva chiesto di rimanere con lui, e allora mille altri dubbi avevano affollato la sua mente.

Non sapeva perché avesse accettato. Se l'era chiesto prima di addormentarsi e se lo chiese anche in quel momento, mentre ascoltava il respiro calmo del ragazzo accanto a lui. Forse lo aveva fatto per compassione o forse per via di quel bisogno di sdebitarsi che aveva, dato che il moro aveva provveduto alla cena e alla loro sistemazione per la notte. Glielo doveva. E poi, non si era dimenticato del fatto che Thomas gli aveva salvato la vita quando erano nella valle.

Non si tratta di quello, idiota, e tu lo sai benissimo.

Quella vocina nella sua testa aveva ragione. Nel profondo della sua mente e del suo cuore, Newt sapeva benissimo perché era rimasto. Perché gli aveva fatto male vederlo in quel modo. Perché rivoleva indietro il ragazzo fiero e impavido che conosceva. Perché voleva assicurarsi che stesse bene. Perché era preoccupato per lui.

Quando viene Dicembre || NewtmasWhere stories live. Discover now