16.

195 15 16
                                    

La tempesta si placò durante la notte.

L'indomani mattina, il mondo si svegliò ritrovandosi coperto da una spessa coperta candida e soffice, come se un artista dalla buona mano avesse deciso di passare una spessa pennellata bianca sul paesaggio appena dipinto. Nonostante ciò, il sole si ergeva alto nel cielo e illuminava allegro tutto ciò che stava sotto di lui, compresi Newt e Thomas.

Una volta appurato che la tempesta fosse svanita, i due ragazzi avevano lasciato la costruzione in cui si erano rifugiati il giorno prima e si erano rimessi in marcia, affondando pesantemente i piedi nello spesso strato bianco che copriva il terreno. Thomas sbuffava e bofonchiava, prendendosela con la neve, mentre Newt aveva la mente fin troppo satura di pensieri per potersi lamentare. Erano successe troppe cose nelle ultime ore.

Prima la scomparsa di Sonya, poi la bufera di neve, infine la conversazione che aveva avuto con l'altro ragazzo, quando lui gli aveva rivelato del proprio passato. Il biondo non riusciva a smettere di pensare a ciò che gli aveva rivelato. Sentiva il cuore come un macigno, terribilmente angosciato e triste per Thomas. La malinconia che aveva provato durante il racconto del moro era qualcosa che non aveva mai sperimentato nella propria vita. Sapeva cosa fosse il dolore, ne conosceva le sfumature, ma si era sempre trattato del proprio di dolore. Avere a che fare con il dolore degli altri era qualcosa di totalmente diverso.

Il giorno prima, udendo la storia di Thomas, aveva provato il forte desiderio di fare qualcosa, qualunque cosa pur di distruggere le catene che legavano il moro al suo passato e concedergli finalmente la libertà. Ma non c'era niente che potesse fare. Non poteva cancellare il suo passato e non poteva nemmeno fare in modo che il giovane dimenticasse tutto all'improvviso. Non c'era mai riuscito nemmeno lui. La consapevolezza di non poter fare nulla per l'altro ragazzo gli pesava come se stesse portando un'intera montagna sulle spalle.

"Ma posso aiutarlo a diventare ciò che è destinato a essere" si disse mentre avanzava nella neve, sotto le chiome bianche degli alberi.

Avrebbe portato Thomas alla roccaforte vicino a Zafir. Quella non era solo la promessa che aveva fatto a sua sorella, ma era il suo nuovo scopo, il solo modo che aveva per rendere felice l'altro ragazzo. Non poteva cambiare ciò che era stato, ma poteva aiutarlo ad avere un futuro radioso e ricco di speranza. Avrebbe indossato quella corona e sarebbe diventato re. E Newt era pronto a fare qualunque cosa per fare in modo che ciò accadesse.

Non poté fare a meno di pensare a suo padre. Sarebbe stato lieto della sua decisione, ne era certo. E avrebbe adorato Thomas, era certo anche di questo. Quanto avrebbe voluto avere l'occasione di presentarglielo.

Ma se lui dovesse mai diventare re, non potrei più stargli accanto come desidero.

Quel pensiero arrestò il flusso dei suoi pensieri, facendolo dubitare per un momento della sua decisione. Poi il suo sguardo si spostò sul ragazzo accanto a lui e tutto ciò scomparve.

«Che c'è?» chiese Newt notando il sorrisetto che aveva in volto. Lo stava guardando con un'intensa luce negli occhi. «Perché sorridi in quel modo?»

«Mi piace osservarti.»

«Perché?»

«Perché mi piace ciò che vedo. Per quale altro motivo se no?»

Il biondo distolse lo sguardo, imbarazzato. «Ti... piace?»

«Sì, Newt. Mi piace. Mi piace proprio tanto» rispose nel modo più naturale possibile. «Avevi di nuovo quell'espressione prima.»

«Quale espressione?»

«Quella che assumi quando stai pensando troppo. Cos'è che ti affligge?»

«Pensavo a mia sorella» mentì lui. La sua preoccupazione non era rivolta solo a Sonya.

Quando viene Dicembre || NewtmasWhere stories live. Discover now