CAPITOLO 11

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 Passando accanto a Sanem e ai ragazzi, Sevim li salutò e Can, finalmente, alzò lo sguardo: "Cosa...", poi in un lampo ricordò "Dannazione la partita...", imprecò alzandosi e andando loro incontro, ma Babu e Amina erano già usciti dicendo che avrebbero aspettato in macchina.

Rimasero solo Can e Sanem, l'uno di fronte all'altra: rammarico e delusione, una muta richiesta di perdono e l'impossibilità di darlo.

"Mi dispiace, mi dispiace davvero... Non so come sia potuto capitare, ma il lavoro mi ha preso talmente tanto da perdere la cognizione del tempo."

"Ti credo Can, perché so quanto ami i tuoi figli e non posso credere che tu lo abbia fatto di proposito. Ma questo non cambia le cose: hai ferito profondamente Babu..."

"Gli parlerò questa sera stessa..."

"Non credo che parlargli sarà sufficiente, soprattutto ora. Al contrario, credo sia meglio che tu lo lasci tranquillo in modo che sbollisca la rabbia che prova... Davvero non capisco: te lo avevo ricordato questa mattina, poi, non vedendoti arrivare, ho provato a chiamarti lasciando vari messaggi in segreteria, ma tu niente... come me lo spieghi questo? Qui non si tratta di perdere la cognizione del tempo Can, questo è molto, molto di più!"

"Che intendi dire?"

"Dimmelo tu! Che ti sta succedendo? Io, io non ti riconosco più. Sei distratto, sfuggente, sembra che non ti interessi nulla al di fuori del lavoro... Eppoi arrivo qui e ti trovo insieme a quella ragazza che stravede per te e a te sembra non dispiaccia affatto...!

"Sanem, per favore, stai vaneggiando, Sevim potrebbe essere mia figlia!"

"Vallo a dire a lei, perché io non credo proprio che lei ti veda come un padre!"

Can ammutolì, troppo sgomento per quello che aveva sentito e Sanem ne approfittò per andarsene.

Rimasto solo guardò il telefono, scorse tutte le chiamate perse e ascoltò i messaggi che lei gli aveva lasciato. Si passò le mani sul volto disperato: come avrebbe potuto rimediare a quella terribile mancanza e recuperare la stima di suo figlio? Poi ripensò all'ultima insinuazione di Sanem: come poteva accusarlo di tradirla con quella ragazzina? Quell'assurdità gli fece ribollire il sangue, afferrò le chiavi della macchina e uscì, precipitandosi a casa; almeno quella questione voleva, anzi doveva essere chiarita immediatamente.

Guidò come un pazzo tanto che arrivò quasi in contemporanea a Sanem e i ragazzi, che erano partiti prima di lui.

"Babu, Amina andate nelle vostre stanze! Devo parlare con vostra madre!" ordinò.

Era raro che Can perdesse la pazienza, in special modo con Sanem, per questo i due giovani rimasero immobili, finché la madre non li tranquillizzò con un'occhiata.

Quando se ne furono andati con una calma glaciale, che in realtà non provava, perché aveva il cuore in tumulto, si rivolse a Can: "Ti ascolto", disse.

Inspirando profondamente per recuperare il controllo, lui si avvicinò e costringendola a guardarlo negli occhi chiese: "Non penserai sul serio che io possa avere una storia con Sevim, vero?"

"Voglio essere sincera con te: fino a ieri non lo ritenevo possibile, ma oggi dopo il tuo comportamento tutte le mie certezze sono crollate."

Can fece per ribattere ma Sanem alzando una mano lo fermò: "Fammi finire. Sapevi che stavamo attraversando un momento difficile, eppure hai accettato un nuovo incarico, senza nemmeno consultarmi, consapevole che ti avrebbe allontanato ancora di più da noi. Ho ingoiato la delusione e l'amarezza che questa tua decisione mi ha procurato e ho provato a essere felice per te, perché ti amo, sono tua moglie e ho promesso di esserti vicina, sempre... Ma non ci sono solo io, ci sono anche Efe, Babu e Amina e non posso permettere che loro soffrano. Non si tratta solo di ciò che è accaduto questa sera, semmai è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma di tutta una serie di avvenimenti che si sono susseguiti da un po' di tempo a questa parte e che hanno portato gli stessi ragazzi a dubitare che tra di noi vada tutto bene. Ho provato, Allah mi è testimone, a ignorarli dicendo che non era nulla, che era solo stupida gelosia, la mia solita insicurezza, ma adesso sono stanca, davvero stanca di trovare giustificazioni dove non ce ne sono."

Can trattenne il fiato: "Mi stai lasciando?" chiese in un sussurro; nella voce nessuna traccia della rabbia di poco prima, ma solo paura.

Sanem sorrise, triste: "Non potrei mai lasciarti. Tu fai parte della mia vita, sei parte di me... ma credo che dovremmo prenderci una pausa, perché io non mi riconosco più, non ti riconosco più e questa versione di noi non mi piace, non mi appartiene e non mi interessa. Diamoci un po' di tempo e vediamo come va... forse ci ritroveremo o forse rimarremo solo amici..."

"Amici!?" gridò disperato Can "Io non posso e non voglio essere tuo amico, Sanem!"

"Mi dispiace sentirtelo dire, perché al momento io non posso darti altro che questo!"

VI RINGRAZIO TANTISSIMO PER TUTTI I COMMENTI CHE AVETE LASCIATO.

MI SPIACE (nemmeno tanto 😂) AVER SCALDATO GLI ANIMI, MA QUESTO MI FA CAPIRE CHE ANCHE QUESTA STORIA VI HA PRESO E IO NON POSSO CHE ESSERNE FELICE.

QUESTA SERA CERCHERO' DI RISPONDERE...ADESSO "APRITE LE DANZE!"

RITROVARSIWhere stories live. Discover now