CAPITOLO 12

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 Sanem se ne andò, insieme a Babu, il giorno dopo. Sarebbero stati ospiti di Ayan, nella casa che aveva occupato con Efe quando era rimasta incinta e dove avevano vissuto fino al ritorno di Can.

Non sapeva ancora quello che avrebbe fatto, ma aveva bisogno di allontanarsi per ritrovare un po' di serenità.

Amina rimase con Can. "Non posso lasciarlo solo... non è così forte come vuol dimostrare", si giustificò con Sanem.

"Lo credo anch'io, e sapere che tu sarai con lui mi fa stare tranquilla. Non dubito dell'amore che nutre per tutti noi, ma ha bisogno di ritrovare quell'amore dentro di sé e rimetterlo al posto giusto. Con me accanto non credo che questo sarebbe possibile, anzi finiremmo solo col farci del male e col farne anche a voi e questa è l'ultima cosa che voglio."

Quegli avvenimenti colpirono Can come un uragano, che travolge e spazza via tutto quello che incontra lungo la sua strada, lasciando, dietro di sé, solo macerie e disperazione.

Da un giorno all'altro si era ritrovato a mani vuote, ma la cosa peggiore era che non riusciva a capire cosa esattamente fosse accaduto e perché fosse accaduto.

Per quanto grave, non poteva essere solo a causa della partita; doveva esserci dell'altro... ma cosa?

Mille volte con la mente tornò a quella giornata, alla ricerca di un segno che lo potesse guidare nella direzione giusta, ma per quanto si sforzasse non trovò nulla.

Lei lo aveva accusato di essere cambiato, di non dedicarle abbastanza tempo, ma, dannazione, non erano più due ragazzini; lui aveva delle responsabilità nei confronti della propria famiglia, perché non lo capiva?

"Non credo si tratta di quanto tu la ami, ma di come la ami", gli disse alcuni giorni dopo Camille, con la quale aveva finito col confidarsi.

"L'hai sentita? Per caso ti ha detto qualcosa?" chiese speranzoso Can.

"No, mi dispiace, ma non mi sorprende. Sa quanto siamo legati e non mi metterebbe mai nella posizione di dover scegliere da che parte stare... Però su una cosa le do ragione: un periodo di lontananza farà bene a entrambi... Quando un rapporto non funziona più, bisogna avere l'umiltà e il coraggio di fermarsi, di guardare dentro a noi stessi, di mettersi in discussione, sapendo che la colpa non è mai di uno soltanto, che a ogni nostra azione corrisponde una reazione e che quest'ultima, forse, non è quella che speravamo di ottenere. Cambia prospettiva, sforzati di vedere le cose dal punto di vista di Sanem, lavora su te stesso, Can, e vedrai che troverai le risposte che cerchi."

Neppure Babu si riappacificò con suo padre nonostante i tentativi di quest'ultimo di parlargli e spiegarsi.

Aveva già subito il dolore e l'umiliazione dell'abbandono, quando era un bambino, e adesso si era trincerato dietro un mutismo e una falsa indifferenza, che Can non sapeva come affrontare, nell'illusione di non soffrire.

Amina, per quanto possibile, cercò di rimanere neutrale e di non lasciarsi travolgere da quella crisi familiare. Da attenta osservatrice qual era, aveva visto degli errori nei comportamenti di entrambi: troppo "distratto" quello di Can ed eccessivamente tollerante quello di Sanem.

Quello che però non capiva era come fosse possibile che due persone che si amavano così tanto, potessero ferirsi così profondamente.

Se l'amore era questo, si diceva, preferiva tenersene alla larga!

I genitori di Sanem apparvero più rassegnati che sorpresi, come se avessero già assistito a quegli episodi di "smarrimento", come li chiamavano, e ne fossero abituati. Erano sposati da quasi cinquant'anni e sapevano bene che il matrimonio non è tutto rose e fiori, anzi... E' un continuo smussare gli angoli, prendere e lasciare, scusarsi e perdonare, è capacità di persuasione e di ignorare ciò che non è importante. E' un lavoro di strategia, che non ha mai fine e, proprio perché loro lo avevano vissuto in prima persona, erano certi che Can e Sanem ne sarebbero usciti vincitori e ancora più forti.

L'ultimo a essere informato di ciò che stava accadendo fu Efe.

Il suo soggiorno a Londra stava per terminare. Avrebbe sostenuto l'esame finale per ottenere la certificazione di inglese, di lì a pochi giorni e poi, prima di tornare a Istanbul con Isabella, come promesso ai genitori, sarebbe volato per un paio di settimane in Italia.

La telefonata di Amina, però, scombinò tutti i suoi piani.

"Non volevo allarmarti ma credo sia giusto che tu sappia come stanno le cose qui a casa...Babu ce l'ha a morte con Can e, al momento non è di grande aiuto, mentre io mi trovo tra due fuochi. Voglio bene a entrambi, lo sai, e non so proprio che fare. Forse dovrei rinchiuderli in una stanza e buttar via la chiave; in questo modo o fanno pace o finiranno con lo sbranarsi a vicenda..."

"Non sarebbe una cattiva idea, anche se dubito che otterresti dei risultati. In effetti avevo notato qualcosa di strano quando sono venuti a Londra, come se si trattenessero, ma lo avevo attribuito al fatto che non conoscevano ancora bene Isabella. Ora, invece, tutto mi è molto più chiaro! Dammi un paio di giorni e arrivo..."

"Ascolta Efe, non è assolutamente necessario che tu rientri prima del tempo. Se lo facessi, Can e Sanem non me lo perdonerebbero mai..."

"Non se ne parla proprio", la interruppe Efe "hai fatto benissimo a chiamarmi. Posso tranquillamente sostenere il test finale on-line e Isabella sono certo capirà. La mia famiglia ha bisogno di me, in questo momento, e nulla mi impedirà di esserle accanto... Ti chiedo solo un favore, Amina..."

"Dimmi!"

"Non dire a mamma e papà che hai parlato con me, anzi non dirlo proprio a nessuno. Sono davvero curioso di sentire come giustificheranno il fatto di non vivere più sotto lo stesso tetto!"


GRAZIE INFINITE PER TUTTI I COMMENTI CHE AVETE LASCIATO. LI HO LETTI TUTTI E AVREI DAVVERO VOLUTO DARE UNA RISPOSTA AD OGNUNA DI VOI, MA POI LA STANCHEZZA HA AVUTO IL SOPRAVVENTO. PERDONATEMI! 


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