Capitolo Quarantadue

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17 Giugno
10:30

Avevamo poco più di 12 ore prima dell'incontro con Todoroki a casa-Shigaraki. 12 ore in cui Shinso mi avrebbe dovuto spiegare ogni singolo passo che avrei dovuto fare quella notte.
Eravamo nel salotto del suo appartamento, mentre Kaminari era in cucina a preparare del caffè forte. L'aria era tesa. Io ero agitato e nervoso perché non sapevo come avrei dovuto agire e perché non sarei stato libero di agire come più avrei ritenuto opportuno; il viola era teso proprio per questo motivo.

– Puoi smetterla di muovere quella gamba Midoriya? Non è di alcun aiuto.
– Oh! Sc-Scusa Shinso, non posso farci niente. Quando arriverà il resto del nostro gruppo?
– Siamo già tutti qui.

Mi voltai. Kaminari ci aveva raggiunto, con i caffè, sul divano.

– Saremo solo noi tre?! Ma è una follia! Non possiamo avere anche Sero?

Shinso mi guardò, ma non disse nulla. Fu Kaminari a rispondermi.

– Sero fa parte del gruppo di recupero degli ostaggi. Ѐ vero che in tre saremo pochi, ma questo gli farà anche abbassare la guardia. E poi ricordati che ci sarà il gruppo Charlie appostato poco lontano con metà del dipartimento in attesa di ordini.

Tutto quello che dicevano aveva senso. Tutto quello che avevano pensato aveva il suo filo logico, però non mi sentivo ancora sicuro.

– Quindi questo piano? Come ci muoviamo? Shinso?
– Si. Ora ti esporrò il piano del nostro gruppo nella sua interezza. So che probabilmente non ti andrà completamente a genio, ma è il miglior piano che siamo riusciti ad escogitare.

Prese in mano la sua tazza e iniziò a bere lentamente il caffè. Si vedeva come il vapore della bevande si alzava vorticoso verso l'alto e come i suoi occhi lo seguivano stanchi. Fece schioccare le labbra e iniziò con la spiegazione.

– Alle 23:30 arriveremo alla villa dell'Unione. Ci avvicineremo solo noi tre, disarmati. Anche perché sicuramente ci perquisiranno e tanto vale partire puliti. Il nostro obiettivo è quello di far parlare Todoroki, capire il perché di questo suo cambiamento e cercare di farlo ragionare. Probabilmente non sarà solo, ci sarà sicuramente il fratello Dabi. Ed è lui quello più pericoloso dei due. Non sappiamo quali altri membri dell'Unione saranno presenti, ma la cosa importante è che Bakugō non sia lì. Se lui dovesse essere presente le cose si faranno più complicate.

Fece una pausa per bere altro caffè. I suoi occhi indugiarono un attimo su Kaminari prima di posarsi di nuovo sulla tazza. Sembrava uno sguardo complice il loro, come se avessero saputo qualcosa che a me era ignoto.

– Perché? Cosa vuoi dire?
– Perché se lui fosse lì potrebbe venir colpito dal fuoco amico.
– Fuoco amico? Cosa state escogitando?
– Lo scopo non è solo quello di salvare Bakugō, ma anche quello di eliminare il gruppo. Il gruppo di Iida ha quello scopo: sparare non appena gli ostaggi saranno salvi. Se Bakugō fosse nel gruppo nemico nessuno potrebbe garantire per la sua incolumità.

Lo guardai con la bocca leggermente aperta. Non sapevo cosa dire, non sapevo come reagire. Kacchan avrebbe potuto morire, di nuovo.

– Capisco...

Kaminari mi cinse le spalle con un braccio e mi strinse leggermente.

– Capisco come ti senti amico. Abbiamo perso Kirishima solo due mesi fa, nessuno sarebbe in grado di sopportare un'altra perdita. Per questo dobbiamo essere prudenti. Per far tornare tutti a casa sani e salvi.
– Si, certo.

Rimasi in silenzio per un po' a fissare la tazza fra le mani. Ormai il caffè era diventato freddo e mi persi a guardare dentro quella pozza nera, come se tutti i miei problemi potessero affogarci dentro.
Sentii gli altri due alzarsi dai loro posti e dirigersi in cucina, probabilmente a cucinare il pranzo, ma io non mi mossi. Contuai a guardare dentro alla tazza e notai che qualcosa fece increscare il liquido nero al suo interno: stavo piangendo.

22:30

Avevamo passato il pomeriggio nel più totale silenzio. Non avevamo molto da preparare: non potevamo portare armi, non potevamo indossare i giubbotti antiproiettile e non avevamo più nulla da dire riguardo l'operazione.
Ero rimasto per quasi tutto il tempo nella mia stanzetta a rimuginare e rimuginare senza però riuscire a risolvere nessuno dei miei dubbi.
Mentre mi stavo vestendo qualcuno bussò alla mia porta.

– Giovane Midoriya? Posso entrare?
– All Might! Certo.

Toshinori entrò nella stanza. Si guardò un po' attorno e poi si sedette sul bordo del letto.

– Ecco io volevo solo augurarti buona fortuna. So quanto il giovane Bakugō sia importante per te, ma non devi temere: solo perché non sarai direttamente tu a salvarlo non significa che tu non abbia fatto nulla.

Lo guardai. Come i miei occhi incontrarono i suoi tutti i mie dubbi svanirono: era quello che mi tormentava! Non sarei stato io in prima persona a salvare Kacchan e la cosa mi dava il tormento.

– Grazie All Might! Sono fiducioso delle capacità dei miei compagni.

La testa di Shinso fece capolino nella stanza avvisandomi che era ora di andare.
Salutai il mio mentore e ci diressimo alla macchina.

Dopo quasi un'ora di strada raggiungemmo i pressi di casa-Shigaraki.

23:28

Entrammo dai cancelli principali. Due guardie ci guardarono ma non ci fermarono. Io, Kaminari e Shinso ci dirigemmo verso l'ingresso della villa.
Una volta percorso il viale alberato notammo delle figure nello spiazzo antecedente l'ingresso: Todoroki Shōto, Todoroki Touya, Himiko Toga, Shigaraki Tomura e.. Kacchan.

Merda.

Non Andare ViaWhere stories live. Discover now