10. Dolore e problemi

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Nell'Agenzia di Traslochi è entrata una cliente e la segretaria per un momento ha dimenticato di rimproverarsi per il modo distante e poco educato in cui si è comportata, questa mattina, con l'uomo con gli occhi da cucciolo. Non si è accorta neanche che lui ha guardato dentro il suo ufficio attraverso la porta a vetri, ma, vedendola occupata, non è entrato; glielo dice ora la sua vicina, la stessa persona che l'ha informata della brutta notizia mentre era in montagna.

Le due donne non si conoscono da molto tempo, ma i loro dialoghi sono sempre sulla stessa frequenza d'onda: discorsi profondi sull'emergenza "cani abbandonati" o sull'opportunità di controllare se la signora del palazzo all'angolo, quella che dice "Buonasera" di prima mattina, stia bene "Ché da qualche giorno non si vede in giro". Ma in questo stanco pomeriggio d'agosto, il loro dialogo è stagnante; c'è un che di pesante nell'aria, un qualcosa che le ha lasciate senza parole e nessuna delle due sa spiegarsi, o spiegare all'altra, cosa sia; ne hanno appena la percezione.

La vicina rompe il silenzio per salutarla e va via; la segretaria la vede sparire, inghiottita dal portone verde, mentre si appoggia al muro sinistro, sulla porta aperta di quell'ufficio che comincia a starle stretto, ma si sente quasi soffocare dall'afa e rientra, chiudendo la porta dietro di sé, nella stanza umida che ha il vantaggio di mantenersi relativamente fresca per tutta l'estate.

Si è appena seduta ed ecco che lui entra per ringraziarla del telegramma che gli ha fatto recapitare. Lei non sa cosa dire... Borbotta qualche frase del tipo "Se hai bisogno di qualcosa...", improvvisamente dandogli del "tu" per la prima volta...

Si stupisce lei stessa...

Forse è un modo involontario per ridurre la distanza, per dirgli: "Ti sono vicina"... Forse il suo inconscio le ha fatto esprimere in questa forma mascherata quello che non riesce a manifestare direttamente.

Lui mormora qualche parola con un filo di voce; lei viene così a sapere dei suoi problemi, difficoltà e contingenze, a cui già il suo pensiero si era rivolto in forma ipotetica e che ora trovano conferma: il conto corrente bloccato, la casa da lasciare, oggetti da "restituire":

"Mi hanno chiesto metà dei mobili: che faccio, li taglio nel mezzo e lascio scegliere la parte di destra o di sinistra?" ... In un voltafaccia di parenti finti amici che fa male come uno schiaffo quando ti aspetti una carezza, come se non fosse già abbastanza il dolore...

E in esso quasi si perdono.

Ma ci sono.

E sono urgenti, i problemi.

Problemi a cui lui poco fa ha solo accennato e a cui lei, ora che se ne è andato chiudendo dietro di sé la porta a vetri, non smette di pensare. Gli occhi di lui erano protetti da sguardi indiscreti, dietro agli occhiali scuri, proprio come nel suo sogno. Neanche ora è riuscita ad avvicinarglisi, non lo ha toccato, lo ha solo guardato rivolgendogli qualche parola.

Si dà della stupida, ma è come se il dolore di lui le facesse paura e temesse di restarne travolta... O avesse timore di invaderne la privacy...

Pensieri contrastanti, sensazioni, emozioni, sentimenti contrastanti per giustificare la mancanza di familiarità con un dolore così intenso, l'incapacità di gestire le sue reazioni di fronte al dolore, un dolore altrui su cui non può esercitare alcun controllo.

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