Capitolo 30

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FEDERICO CHIESA POV'S

Non so proprio da dove cominciare. È stato un momento lungo, ma breve, allo stesso tempo. Ci siamo allenati tanto e ci siamo goduti ogni istante di questa esperienza. Nulla – almeno per me – potrà mai prendere il posto dei ricordi che mi sono creato durante questa avventura. Abbiamo riso, abbiamo urlato, abbiamo avuto paura. Paura di non farcela e di non essere all'altezza di poter rappresentare l'Italia tanto da arrivare fino all'ultima partita. La più importante. La finale. Invece siamo qua, e sto per realizzare uno dei sogni più ambiziosi della mia carriera, e l'unica cosa che mi è rimasta impressa, nella mente, dopo il discorso del Mister, è che dobbiamo divertirci. Tanto.

<<Buonasera, dallo stadio Wembley di Londra. La finale dell'Europeo. Italia – Inghilterra!>>

Le istruzioni sono semplici da seguire, anche se non esiste una "ricetta" che ti faccia vincere le partite con sicurezza. Cerchi di prevedere il tuo avversario nella maggior parte del gioco, ma devi aspettarti anche una sua "carta speciale" o, per meglio definirla, un Jolly. Tutti ce l'hanno. È strano, sentirti a un passo dal cielo senza poterlo veramente toccare. Mi sento diverso dal solito ad essere sincero, ma credo che sia normale. Devo abituarmi a questa sensazione, nonostante sia nuova e io non l'abbia mai provata prima. Devo solamente rimanere concentrato e tutto andrà per il verso giusto.

<<La prima apertura a destra, spinge forte il pubblico. Dentro c'è Sterling, arriva il traversone cercando il secondo palo! E l'Inghilterra è in vantaggio con Shaw.>>

Come vi avevo già anticipato una volta, in una delle altre partite, i fischi del pubblico ti devastano. Sono umilianti e per la maggior parte delle volte vanno ad alimentare degli stati d'animo avversi senza motivo. Questa sera, nonostante dentro lo stadio non si sente quasi altro, non mi toccano più di tanto. Anzi, forse sorprenderò molti di voi dicendo che mi stanno incoraggiando. Camilla ha sempre ragione, ricordatelo.

<<E Rice, lo ferma. Poi, però Chiesa gli va via. Rice lo scalcia ma non lo trova. Chiesa, ancora, che insiste. Sinistro! Fuori, di poco, il sinistro di Federico Chiesa.>>

Quando ero piccolo, incolpavo Camilla di voler sempre essere più brava di me. In qualsiasi cosa facesse lo era, in effetti, però non mi andava bene. Lei aveva il suo ed io il mio. Quando giocava a calcio, nel suo essere una bulletta a tutti gli effetti – perché, parliamone, Cami è molto fisica come calciatrice. Non conosce mezze misure, se lei deve prendere la palla, lei deve prendere la palla. – e non ha le proporzioni. Da bambini, capitava spesso che i nostri padri ci portassero a giocare a calcetto, fra di noi, per divertirci. E la maggior parte delle volte io andavo via dal campo arrabbiato con lei perché, in un modo o nell'altro, nel suo essere scoordinata – una piccola chicca su Camilla: lei per riuscire a coordinare i suoi movimenti è dovuta andare a fare un corso di hip hop e cominciare a ballare, anche se non ha fatto miracoli è migliorata tanto – vinceva sempre. A volte riuscivo a provare un risentimento tanto grande, nei suoi confronti, che non le parlavo per tutta la serata. Un giorno, infastidita dal mio comportamento, ha deciso di prendermi per un orecchio – letteralmente – e farmi sedere su uno sgabello della cucina della casa al mare. Mi ha fatto un discorsetto di circa mezz'ora e l'unica cosa che mi è veramente rimasto impresso di quello che ha detto – oltre al fatto che non ne poteva più dei miei atteggiamenti da bambino, nonostante ancora lo fossimo – è una frase. "Il tuo peggior nemico sei tu" disse, aggiungendo alla fine, per rendere tutto molto più film americano in una di quelle scene in cui i protagonisti litigano, "Chiesa" chiamandomi per cognome. Solo in questo momento, dopo anni da quell'istante, mi rendo conto di quanto quella nana con voce stridula – non credetele se vi dice che usa il suo tono stridulo quando è scioccata, non se ne accorge, lo usa più spesso di quello che crede. Voi non fateglielo notare e siete salvi – fosse, in realtà, un piccolo genio. Te li rappresentano con una lunga barba bianca e degli occhiali a mezzaluna, in stile Albus Silente, non senza alcun problema alla vista e due lunghe trecce more alla francese. Col tempo le si sono schiariti un po' i capelli, però. La televisione inganna, portando a credere dei giovani bambini innocenti cose non vere. Io, a quell'età, mica potevo sapere che quella ragazzina diceva delle cose intelligenti e non delle giganti, o enormi, stronzate. Sono io il mio peggior nemico. E se sono stato tanto codardo da non rivelare i miei sentimenti a quella ragazza, non sarò tanto codardo – o tanto stupido, punti di vista – da non giocarmi fino all'ultimo secondo questa partita. Perché il mio peggior nemico sono io e se la mia paura riesce a prendere il sopravvento anche adesso, non riuscirei a perdonarmelo. La tragicità me l'ha insegnata Camilla.

<<Arriva Emerson in sovrapposizione. Prova a buttarsi dentro Chiesa. Prova a buttarsi dentro Chiesa, cerca la conclusione, la palla per Insigne che la tiene in qualche modo! Pickford si lancia!>>

Non vorrei azzardare questa mia ipotesi. Però io mi immagino la Camilla qui, adesso, che corre in campo per farci vincere questo Europeo. Più combattiva che mai, secondo me ci metterebbe ancora più passione di quanto non ne metta già quando corre su una moto. Sarebbe in grado di fare del calcio la sua unica fonte di vita per una sera, pur di vincere. Lei è combattiva. Non si arrende mai. Fidatevi di me, Camilla Mancini ritornerà più forte di prima. Datele ancora un po' di tempo. Giusto qualche gara, secondo me. Datele due mesi di garanzia. Se non ce la fa entro ottobre, sappiamo che dobbiamo rottamarla. Ma io non ho dubbi su di lei. Quindi, fidatevi di me. Puntate sul cavallo giusto, per citare gli appassionati di equitazione. Se corresse con la Ferrari, questa mia frase sarebbe stata molto più azzeccata. Passiamo oltre, però.

<<Chiesa, vediamo se arriva la conclusione. Chiesa, prova a liberarsi. Chiesa, che corre in area. Chiesa, giro! Pickford l'ha salvata!>>

Quando state per mollare, ricordatevi tutti i sacrifici che avete fatto per arrivare fino a quel momento. E pensate, a quanto vi sentirete stupidi, il giorno dopo, ripensando alla cazzata più grande della vostra vita. Molto spesso, non esistono seconde occasioni e non avrete la possibilità di dimostrare a voi stessi che ce l'avete fatta. Ora, io non voglio farvi la paternale, ci sono altri che potrebbero farvela meglio di me. Il mio è solo un consiglio spassionato. Toglietevi dalla testa la possibilità che potrete fallire e la vittoria è già vostra per metà. Credetemi, io ho creduto a Camilla.

<<Bonucci prova a uscire dai blocchi, è tenuto da Rice. La palla gira, dentro! Bonucci! Uno a uno!>>

E quando questa sera, siamo arrivati ai rigori mi è arrivata addosso tutta la consapevolezza. Il cuore mi si è appesantito e le orecchie hanno cominciato a fischiarmi. Un peso, che per tutta la partita era nascosto, è apparso, tutto d'un tratto, senza preavviso, per scombussolarmi. Sono cadute tutte le mie certezze in un secondo. Osservavo la scena in silenzio, come se fossi solamente uno delle centinaia di spettatori che erano seduti sulle tribune. Chi segnava e chi invece no. Esultanze e fischi. Urla di gioia e di dolore. E non appena Gigio, ha preso quella palla, il mio cuore ha perso un battito e mi sono reso conto di quello che avevamo appena fatto. Sapete cosa siamo diventati?

<<SI! GRAZIE SIGNORE CHE CI HAI DATO IL CALCIO! GRAZIE SIGNORE CHE CI HAI DATO IL CALCIO! CHE CI FA ABBRACCIARE! CHE CI FA SOGNARE!>>

Come non lo sapete?

<<SIAMO CAMPIONI D'EUROPA!>>

La corsa per la vittoriaWhere stories live. Discover now