Capitolo 47

228 13 1
                                    

Ci siamo. Le persone solitamente aspettano la notte prima degli esami, io, invece, aspettavo solo la notte prima di Misano. Ho atteso che sul circuito non ci fosse più nessuno, prima di oltrepassare il muretto – dove solitamente si sporge la mia squadra durante la gara – e cominciare a camminare sulla griglia di partenza con gli occhi fissi sui semafori spenti. Mi concedo uno dei miei soliti respiri profondi per calmare l'ansia che mi sta assalendo. Per poi allungare la gamba e compiere un primo passo oltre la linea del traguardo. Il cielo è limpido, non c'è neanche una nuvola, ma una fresca e leggera brezza mi accarezza il viso in questa solitaria serata d'autunno. Sotto la luce dei lampioni e sotto il manto di stelle che si intravedono, posso giurare di sentire il rombo dei motori al posto del fruscio del vento. Sembro pazza, lo so, me ne rendo conto, ma voi fate finta che io sia normale. Con estrema lentezza e meticolosità supero ogni curva, ma di questo tracciato non ho bisogno studiarmi ogni passaggio. Ce l'ho impresso nella mente. Conosco ogni suo sassolino. Il rumore di qualcuno che mi chiama in lontananza mi distrae dal mio compito e mi volto, d'istinto, stringendo gli occhi per mettere a fuoco la figura che, velocemente, sta camminando verso di me agitando un braccio in aria. La quiete che stavo creando con il mio peggior incubo, viene interrotta dal mio attuale secondo peggior incubo. Francesco Bagnaia, mi darai mai pace? <<Possiamo parlare?>> mi domanda lui, alzando le mani in segno di resa. Alzo un sopracciglio e lo guardo con una punta di scetticismo. Lo esorto a continuare. <<Milla, ci ho pensato davvero molto in questi giorni, e la lontananza con te mi ha fatto riflettere. Sento di aver comunque bisogno del tuo sostegno, soprattutto adesso che manca davvero poco tempo per conquistare il titolo, però la gara di domani con Fabio sarà quella decisiva per avere ancora una possibilità per continuare a lottare e vincere il mondiale. Lo so che non è il miglior momento nemmeno per te per parlare di questi argomenti, ma ne ho bisogno. Credimi quando ti dico che l'ultimo dei miei pensieri e voleri è quello di ferirti, ma penso che sia meglio se ci prendiamo una pausa. Per riflettere, e poi parlare della nostra situazione con più tranquillità dopo Valencia.>> dice, tutto d'un fiato, guardandomi dritto negli occhi con un'espressione preoccupata. Rimango in silenzio per degli istanti che mi sembrano interminabili. Le parole mi si bloccano alla gola, seppure io abbia una marea di cose da dirgli. Vorrei solo esprimere il mio disappunto, fargli capire che questa è una decisione impulsiva e che possiamo parlarne con calma insieme. Invece annuisco soltanto. I miei occhi sono appannati dalle lacrime che minacciano di uscire, ma che non vedrà a causa della poca illuminazione di questo punto del tracciato. <<Va bene.>> sussurro, non sapendo come fare per oppormi a questa sua decisione. Lui accenna un sorriso. <<Grazie.>> e, dopo qualche momento di esitazione <<Ti voglio bene, Cami.>> sono le parole che mi colpiscono in pieno viso e mi distruggono, in un millesimo di secondo, e che non mi danno più la possibilità di controllare il mio pianto silenzioso, logorante. <<Posso abbracciarti?>> sussurra, facendo qualche piccolo passo verso di me, allargando le braccia. Faccio velocemente cenno di "no" con la testa, alzando una mano verso di lui per fargli intendere di fermarsi. <<Non penso sia il caso.>> mormoro, con voce rotta, e a questo punto Francesco annuisce ancora. Con fare titubante si allontana finalmente da me, lasciandomi da sola in mezzo alla pista. Il mio sguardo è fisso su qualcosa di indefinito e, cavolo, mi sono appena resa conto che ero arrivata alla curva 14, il Carro. Prendo un respiro profondo e mi sbatto una mano sulla fronte. Sento le gambe tremare, perciò mi siedo a terra, sull'asfalto, e tento di calmarmi. Non so dirvi per quanto tempo sono rimasta seduta lì, ferma in quell'esatto punto, ma il rumore dei passi di qualcuno mi ha risvegliata dal mio stato di confusione, e ho pensato che la cosa migliore fosse quella di scappare, senza farmi notare. <<Cami? Sei qui?>> la voce di Valentino mi abbraccia, facendomi sorridere istintivamente. E le lacrime ricominciano ad offuscarmi di nuovo la vista. <<Sono qui.>> rispondo, fingendo la voce più normale possibile, per non fargli capire che sto piangendo. Provo ad asciugarmi velocemente le goccioline che sono scivolate sulla mia guancia, ma non appena riesce a guardarmi negli occhi ho la sensazione che abbia intuito tutto. Mi legge come un libro aperto ormai. Stringe le labbra e sospira, facendomi capire che sa. E molto probabilmente, a pensarci bene. ha incontrato Francesco venendo qui. Mi studia con lo sguardo prima di cominciare a parlare. Si schiarisce la gola e mi sorride con dolcezza. <<Ho sempre pensato che sbagliassi il tuo approccio verso il tuo incidente.>> afferma, guardandosi intorno con fare curioso, e poi dritto davanti a sé. Mi soffermo a pensare alle sue parole non capendo dove voglia andare a parare. <<E perché me lo stai dicendo solo adesso?>> gli domando, voltando lo sguardo verso di lui con la fronte corrugata. Lui mi sorride di nuovo. <<Perché era giusto che prima tu ci provassi da sola. Fa parte della crescita, ma adesso credo che sia arrivata l'ora di farti notare una cosa. Quando sei sulla moto, sei tu al comando, finché non ti lasci sopraffare dalle emozioni. E non lo dico solo per sottolinearti l'ovvietà. Pensaci bene. Hai fatto delle gare straordinarie quest'anno e non ci sono dubbi sul fatto che sei una pilota con grandissime potenzialità. A cosa pensavi in quei momenti? Scommetto che eri felice, spensierata. Non avevi preoccupazioni, giusto? Tu domani devi solo concentrati sulla tua gara. Per essere poetici, lascia che la tua moto diventi un'estensione di te stessa, come un pennello nelle mani di un pittore.>> e annuisco lentamente alle parole di Valentino, che mi attraversano come un'ondata di consapevolezza e determinazione. Asciugo le lacrime per l'ultima volta e mi decido a sostenere il suo sguardo, accennando ad un piccolo sorriso agli occhi di chi si è preso cura di me come un padre. <<Sai, tua figlia sarà davvero fortunata. Giulietta avrà una famiglia fantastica.>> dico, pensando alla pancia di Francesca, la sua fidanzata, che comincia ad ingrandirsi poco a poco in una morbida linea tondeggiante. <<Spero che prenda spunto da te e che non diventi una ballerina! Oh, poi, per l'amor del cielo, sceglierà lei quello che più le piacerà.>> dice, ridacchiando, sollevandosi in piedi, tendendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. <<Torniamo dagli altri, si stavano preoccupando prima non vedendoti più tornare. Ringrazia che sono venuto qui io da solo, senza Celestino in preda al panico.>> e scoppia a ridere, posandomi una mano sulla spalla, cominciando a camminare verso curva 15. <<A proposito, ti confesso una cosa. Hai scelto il casco speciale migliore da riprodurre secondo me! È uno dei miei preferiti!>> e mimando con l'indice di fare silenzio, facendomi intendete di tenermi questa confidenza per me, ridacchio nell'oscurità che è calata, insieme alla leggenda della mia infanzia. Ho un obiettivo da raggiungere, una gara da vincere. E non vi mento quando vi dico che è stata la notte più bella della mia vita, nonostante tutto. Prima di uscire dalla pista, ho puntato lo sguardo sulla linea del traguardo ed ho sorriso.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Aug 31, 2023 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

La corsa per la vittoriaWhere stories live. Discover now