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Mi rigiro verso il ragazzo moro che sorride, come se non si fosse neanche accorto del rumore della porta.
«Hai visto chi era?» gli chiedo, curiosa.
«No. Ma credo niente di importante visto che se n'è andat* così velocemente»
Una folata di vento, arrivata da non so dove, mi fa rabbrividire.
Simone abbassa lo sguardo verso il pavimento bianco.
«Comunque, grazie per prima» dico, inclinando la testa «Avevi ragione. Mi ha fatto bene parlarne»
Lui fa una leggera risatina e alza la testa.
«Non l'avrei detto se non fosse stata la verità»
La sua voce mi scalda dentro e sorrido, fissando, ancora una volta, i suoi occhi.
Poi, tutti e due infreddoliti, decidiamo di rientrare in casetta.
Dietro di noi, il vento gelido della notte si è alzato, portando con sé nuvole grigie che fanno scomparire la luna dal cielo.

Pochi secondi prima
CHRISTIAN'S POV
Perché sono dovuto andarci proprio io?
Non poteva prendersele lui?!
Devo smetterla di essere gentile con le persone!
Quando ci provo mi faccio solo del male!
Come se non soffrissi già abbastanza.
Queste le frasi che mi tormentano mentre corro verso la camera, dove spero di non trovare nessuno.
Apro la porta, solo nella stanza, e mi butto sul letto, coprendomi con le coperte quasi fino a soffocare.
Al mio fianco, sento il continuo vibrare del telefonino che, ormai da giorni, si illumina continuamente.
Lo cerco sbuffando, sul comodino, sapendo già di chi sono i messaggi.
"Ehi amo, come stai?"
"Tutto bene?"
"Perché non mi rispondi?"
"È successo qualcosa?"
"Chri mi sto preoccupando"
"Ti prego parlami!"
"...?"
"Chri...per favore"
"Mi stai lasciando?"
"Dimmi che è uno scherzo"
E almeno una decina di chiamate perse, sempre dalla stessa persona.
La mia Ginny - anche se credo che questo non sia più il nome adatto. Ginevra credo possa bastare -.
Dopo quello che era successo con Bea non riuscivo più a pensare ad altro.
Lei era sparita dalla mia vita.
Me ne ricordavo solo quando leggevo i suoi messaggi dalla barra delle notifiche, per non andare online.
Non era la cosa migliore da fare ingrorarla, ma non sapevo come comportarmi.
Il ricordo dei suoi morbidi capelli e della sua pelle liscia sotto il tocco delle mie mani, era stato cancellato dagli occhi colmi di lacrime di Beatrice.
Come avevo potuto fare così male ad una persona?
E poi, adesso che mi avitava, era ancora più difficile.
Era come se non esistessi più nella sua vita.
Come se mi avesse cancellato, come io avevo fatto con Ginevra.
E non era la parte peggiore.
Vederla tra le braccia di Simone era stato uno shock.
Il suo viso, dolce e gentile, a pochi centimetri da quello del ragazzo, che lo teneva stretto tra le mani.
Non sapevo cosa si fossero detti. Se avessero riso o pianto.
Ma il sorriso di lei, mentre si guardavano negli occhi, faceva capire che era stata bene in sua compagnia.
Mi rigiro nel letto, deluso da me stesso.
Gli occhi prendono a luccicare, ma li asciugo in fretta.
Non ha senso piangere. Non più, perlomeno.
Mi alzo dal letto, tirando su col naso, e ritorno dai ragazzi che mi stanno aspettando.
Percorro tutto il corridoio, sentendo le voci del altri compagni intorno a me.
Nessuno si preoccupa di come io possa stare, sono troppo impegnat* a ridere e scherzare. Come sempre, d'altronde.
Guardo verso il basso, avanzando a passo spedito.
Solo quando apro la porta che dà nel giardino sul retro, qualcuno, finalmente, mi chiede qualcosa.
«Allora? Le hai prese le sigarette?»
Davvero la domanda di cui avevo bisogno.
«No, Luigi, non le ho trovate» rispondo scuotendo la testa, amareggiato.
«Come no? Le avevo lasciate proprio sul divanetto...»
Ma ormai non lo ascolto più.
Mi siedo, con la testa tra le mani, su una poltroncina, cercando di non pensare a niente.
I ragazzi zittiscono Luigi e si avvicinano.
Sanno che, in questi casi, non riesco a parlare e ho bisogno di scongelarmi, quindi si siedono al mio fianco, rimanendo in silenzio.

BEATRICE'S POV
Siamo appena tornati dentro la casetta, dove regna un silenzio assoluto.
«Saranno già tutti in camera» spiega sottovoce Simone, guardando l'orario.
«Beh, alle undici e mezza direi che è possibile» dico, cercando di farlo ridere. E ci riesco.
Il suo sorriso illumina la stanza e mi contagia.
Poi, tutti e due un po' imbarazzati, ci dirigiamo, in silenzio, verso le camere.
Mi accompagna alla mia, ma, appena supero la soglia della porta, mi ferma afferrandomi un braccio.
Mi giro verso di lui, il suo volto oscurato nella penombra.
«Comunque non ti merita»
Ha il viso serio e la voce calma.
Inizialmente non so cosa rispondere, poi capisco che ha ragione.
«Lo so»
Sui nostri visi appaiono due sorrisi appena abbozzati e mi lascia il braccio.
Poi mi augura la buonanotte e scompare nel buio, mentre io chiudo la porta della camera.

Spazio autrice
Quattordicesimo capitolo...come vi sembra??
Povero Chri, mi dispiace per lui.
Mentre il rapporto che si sta creando tra Simo e Bea?
Spero che questi ultimi capitolo non siano stati noiosi <33

TᴜʀʙᴏJR /𝐶ℎ𝑟𝑖𝑠𝑡𝑖𝑎𝑛 𝑆𝑡𝑒𝑓𝑎𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖/ ᵃᵐⁱᶜⁱ21/22Where stories live. Discover now