Capitolo IV

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Ho l'impressione, ma non la certezza- in fondo sono poche le certezze della mia vita- che Christian da quel momento abbia iniziato a sospettare di qualcosa. Non so dirvi bene di cosa, ma lo vedevo la sera passare più tempo del solito al cellulare, fare ricerche, indagare su di me. Come se ci fosse qualcosa che non andasse. Mi scrutava,e se non lo conoscessi avrei potuto dire che mi temeva.
I suoi occhi avevano paura. Non l'avevo mai visto così.
Intanto il mio desiderio di sangue era sempre più forte. Così, durante la notte andavo a cacciare. Quando ero fortunato riuscivo a prendere animali più grossi: cani,castori, corvi. Quando lo ero meno, mi limitavo a mangiare rapaci notturni e topi.
Lo so, detto così fa davvero schifo. Ma mettetevi nei miei panni: non lo faccio perché mi piace, lo faccio per sopravvivere. Lo faccio per non cadere nella tentazione di sbranare un essere umano. La voglia di sangue è la nostra seconda condanna.
La morte è più dolorosa per chi rimane che per chi se ne va. Chi se ne va non esiste più, sparisce, diventa innocuo. Io, invece non potrò mai saziare il mio desiderio sfrenato di sangue, non potrò mai avere pace. Alcuni vampiri si nutrono di sangue di uomo morto, altri rubano le fiale di sangue vivo dagli ospedali.
Dicono che il sangue di un uomo morto ti stordisca,abbia un effetto allucinogeno, a tal punto da farti dimenticare il tuo nome, della tua stessa esistenza.
Forse è un po'come morire, vi starete chiedendo. In fondo che differenza c'è tra morire e credere di essere morto, o ancora, di non ricordarsi di esistere? Sembrano tre opzioni simili, ma non lo sono affatto. C'è una grande differenza tra l'essere morto e il credersi morto.
"Essere morto", quanto sono perspicaci gli umani quando si tratta di verbi. Quando muori non ci sei più, non puoi più"essere", ma chi adopera questo termine rimane.
Il mondo è profondamente egoista: quando un essere umano muore, non si pensa al fatto che se ne sia andato per sempre. Si pensa al fatto che non ci sarà mai più, non ci sarà mai più per loro.
Se io credo di essere morto, ho ancora una coscienza con cui pensare. Chi è morto, semplicemente non si interroga. Semplicemente non lo sa, non ha la consapevolezza di esserlo. Chi crede, invece, è solo convinto di esserlo.
E poi c'è la terza opzione, il non ricordarsi di esistere. Questo si avvicina di più al morire, ma morire è eterno, mentre il non ricordarsi può non durare per sempre. Se non ricordo non so. Se sono morto né so né non so. Questa è la differenza. Il fatto di non sapere non esclude che si possa sapere. Mentre, se sono morto il "sapere" e "il non sapere" non hanno più senso.
Io so e non so contemporaneamente. So che ti amo Christian, ma non so ora tu cosa pensi di me.
Ma come si fa ad "essere" e "non essere" contemporaneamente?
Sembra banale ma il fatto di "esistere", esclude quello di "essere morto".
Noi, invece siamo e non siamo nello stesso momento. Siamo amanti nella mia testa, ma non so se nella tua testa mi reputi il tuo amante. Io e te siamo una cosa sola.
Non so se "l'essere" prevalga sul "non essere", o viceversa.
Non so se ciò che pensiamo sia più vero della realtà che effettivamente è.

Il tempo. Il tempo non ha più importanza quando vivi da sempre e non ricordi il giorno in cui sei nato. Voi umani basate la vostra vita sul tempo, per voi è essenziale. Per me, ormai ha perso di consistenza. Ne è trascorso troppo, io ho smesso di contare e avevo smesso di sperare.
Perché dare importanza al tempo, quando la tua vita non ne ha più? Perché continuare a contare se non ha più un senso farlo, e sei rassegnato alla tua esistenza? Non aspetto più niente, non ho più niente da vincere, ma nemmeno da perdere.
Poi sei arrivato tu. Ho sempre cercato di vivere la mia vita nel modo migliore, al presente. Ho sempre pensato al "qui ed ora" ma mi sono reso conto che "il qui ed ora" non esiste, poiché è già il "là e prima" del momento seguente. Alla fine conta ciò che perdura, ciò che è. Il "qui ed ora" non potrà mai esserci. Sarà sempre passato. Una cosa è certa. Quando sto con te, voglio che sia per  sempre, voglio che sia"qui ed ora". Non vorrò mai dimenticarti, per il resto della mia vita. Come si fa a parlare di "resto" se la rimanente è infinita, e ha una durata più grande di quella che ho già vissuto?
Con te è diverso. A te non dimenticherò mai. Ma non confondere le cose. Questa volta non è una mia scelta. Io non voglio e non posso dimenticarti: hai ridato senso alla mia vita, hai ridato senso al tempo, hai ridato senso alla parole.

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