𝙿𝚛𝚘𝚕𝚘𝚐𝚘

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Si dice che ognuno di noi sia destinato a qualcosa, che tutto ciò che accade nella nostra vita sia il risultato di qualcosa di più grande, di un percorso già scritto

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Si dice che ognuno di noi sia destinato a qualcosa, che tutto ciò che accade nella nostra vita sia il risultato di qualcosa di più grande, di un percorso già scritto. C'è chi nasce con capacità superiori, che siano fisiche o mentali, c'è chi è destinato ad essere un eroe, come gli Avengers, chi ad essere un criminale e chi un semplice cittadino. Ognuno di noi ha uno scopo, basta solo capire quale sia.

Lara non lo aveva ancora capito, da quando era piccola aveva cercato tante volte di arrivare ad una conclusione, senza però comprendere quale fosse il suo posto nel mondo. Non era un genio, non aveva una super forza e non era nemmeno così buona e giusta come si poteva pensare. La verità è che era solo una ragazza che aveva dovuto affrontare una vita piena di difficoltà, e questo non aveva fatto altro che renderla ancora più temeraria e testarda di quanto già non fosse.

A soli cinque anni si era ritrovata orfana, complice il crollo di un tempio antico in India in cui si trovavano i suoi genitori, famosi archeologi. Si erano conosciuti quando studiavano entrambi a Stanford e da lì non si erano più lasciati; erano una di quelle coppie che faceva invidia al mondo intero, così belli e così intelligenti, tanto da diventare forse i migliori archeologi che gli Stati Uniti abbiano mai avuto. Venivano richiesti in ogni scavo, in qualunque parte del mondo, e per parecchi anni questa vita gli era sembrata la migliore possibile, fin quando non si resero conto che con il loro lavoro si stavano perdendo la crescita della piccola Lara. Si erano persi la sua prima parola, "nonna", il primo dentino spuntato e il primo perso, la prima caduta dalla bicicletta con annesse ginocchia sbucciate. Non avevano mai avuto il tempo di andare a vedere una recita scolastica, avevano lavorato perfino a Natale, eppure nonostante il poco tempo passato insieme, Lara stravedeva per i suoi genitori, gli voleva un'infinità di bene.

Poi un anno, finalmente, i due archeologi decisero di ritirarsi per passare più tempo con la figlia, e quando i coniugi Hunt erano partiti per quella spedizione in India, avevano quindi promesso a Lara che sarebbero tornati presto e che quello sarebbe stato il loro ultimo lavoro; su una cosa non sbagliavano, quello fu davvero il loro ultimo lavoro. A distanza di anni, nella mente di Lara ancora si ripresentavano i ricordi di quel giorno maledetto, quando nonna Mary aveva bussato dolcemente contro la porta della cameretta e con le lacrime agli occhi aveva comunicato a sua nipote la tragica notizia. In un primo momento, quella bambina dagli occhi scuri era scoppiata a piangere a dirotto, per poi chiudersi in sé stessa e non proferire parola per giorni, tanto da far preoccupare tremendamente Mary.

Con la morte di Matthew e Kimberly erano iniziati i problemi, Lara era diventata sempre più scostante, litigava con gli altri bambini e si cacciava continuamente nei guai, fin quando un giorno la scuola non si vide costretta a convocare nonna Mary, in seguito alle azioni della nipote. Lara aveva infatti lanciato un temperino di metallo contro una sua compagna, prendendola in fronte e costringendola a mettere dei punti sulla ferita, e il gesto non era ovviamente passato inosservato. A nulla era valso cercare di spiegare che era stato frutto di una provocazione da parte dell'altra bambina, che l'aveva ripetutamente schernita per il fatto di essere orfana, e così Lara si era ritrovata all'età di undici anni in collegio, dove presumibilmente avrebbero dovuto correggere il suo comportamento. Durante la sua permanenza non era riuscita a stringere amicizia con nessuno, sebbene le insegnanti le ripetessero che coltivare i rapporti umani l'avrebbe sicuramente aiutata a migliorare, e anche se le altre bambine la prendevano in giro, aveva imparato a farsi scivolare addosso ogni critica, fregandosene dell'opinione altrui. La verità è che nel profondo, Lara aveva bisogno di amici, di amore, ma non voleva assolutamente che la cosa venisse notata, perché si sarebbe sentita debole. Passò ben cinque anni in quel collegio, fin quando ormai sedicenne non riuscì finalmente a scappare e a lasciare quel luogo infernale dove aveva ricevuto più bastonate che abbracci, come dimostravano le cicatrici sul suo corpo. Quel giorno si era calata dalla finestra del suo dormitorio e aveva cominciato a correre senza sosta per i boschi che circondavano la grande villa, nel tentativo di raggiungere la sua vecchia abitazione e riabbracciare nonna Mary. La donna non avrebbe mai voluto spedire sua nipote così lontana, avrebbe voluto tenerla sempre con sé, ma questo non fu evidentemente possibile e Lara lo sapeva bene, per questo non aveva mai provato rancore nei confronti della nonna.

Quando finalmente raggiunse la piccola casa di campagna e bussò, una giovane donna dai capelli biondi le aprì la porta e la guardò confusa. Lara era ricoperta di graffi per l'aver corso in mezzo agli alberi, la camicetta della divisa era stracciata e i capelli prima raccolti in una treccia, erano ora spettinati e lasciavano fuoriuscire dei ciuffi disordinati. La donna le chiese prima se stesse bene, e poi si informò su chi stesse cercando, ma non appena sentì il nome della signora Hunt, riservò alla ragazzina di fronte a lei uno sguardo malinconico; nonna Mary era morta due anni prima, e nessuno aveva mai pensato di informare Lara, chiusa in quella scuola infernale che sembrava volesse formare soldati più che studentesse modello.

Forse per questo una volta maggiorenne, dopo aver vissuto per due anni in un rifugio per senzatetto, aveva deciso di arruolarsi e di entrare nell'esercito; forse le era stato fatto credere di essere un soldato, che quello fosse il suo destino. Per qualche anno ci aveva anche creduto, era riuscita a raggiungere una buona posizione, era rispettata, aveva all'attivo parecchie uccisioni in guerra e si sentiva invincibile, ma come tutte le cose, anche quella era destinata ad avere la sua fine. Nel 2011, prima che le truppe americane lasciassero l'Iraq, Lara rimase infatti coinvolta in un attentato in cui i suoi commilitoni persero la vita; in un gruppo di dieci soldati, lei fu l'unica sopravvissuta a quel tragico incidente, ma il prezzo da pagare fu decisamente alto. Una volta risvegliatasi in ospedale, infatti, dovette fare i conti con l'accaduto: non aveva perso solamente una gamba, aveva perso compagni, amici, aveva perso l'occasione di dimostrare finalmente a sé stessa e al mondo che lei valeva qualcosa, che non era solo la bambina sola e silenziosa del collegio con una forte rabbia repressa. Quell'incidente aveva dilaniato Lara in tutti i sensi, l'aveva privata del suo scopo nella vita, lasciandola nuovamente indifesa e inutile.

Parlare dell'accaduto non era facile, per due anni cercò di soffocare le emozioni che ne derivavano, ma più il tempo passava e più i ricordi diventavano un macigno tanto pesante da soffocare qualsiasi altra emozione. Lara non ricordava nemmeno più quante ore dormisse, erano più quelle in cui passava a fare incubi e a riprendersi da essi che a riposare, così dopo qualche tempo si rese finalmente conto di avere bisogno di aiuto e si recò a uno di quegli incontri per veterani che si tenevano a Washington. Fu qui che nel 2013 conobbe Sam Wilson, un ex Pararscue dell'Air Force divenuto poi un consulente per aiutare i soldati a superare i propri traumi.

I due legarono parecchio, e probabilmente fu proprio l'amicizia di Sam a salvare la ragazza da un destino infausto a cui sarebbe andata incontro se non lo avesse conosciuto. Lara non lo avrebbe mai ammesso, ma Sam le aveva davvero cambiato la vita, standole accanto nei momenti più bui, da vero amico. Ogni tanto le balenavano nella mente le immagini di quel giorno, di quell'istante in cui tutto divenne grigio e polveroso, lasciando intravedere solamente i corpi stramazzati a terra dei suoi compagni, ricoperti del loro stesso sangue e di quello dei fratelli a fianco. C'erano giorni poi in cui sembrava che la gamba destra le mancasse più di altri, altri in cui si svegliava sentendo quasi pesante quella sinistra, come se non fosse più quella persa il problema, piuttosto quella rimasta. Per qualcuno l'essere sopravvissuta all'attentato poteva essere un miracolo, ma Lara non la pensava così, perseguitata continuamente dei volti dei soldati morti, da quegli occhi sbarrati che ancora mostravano la paura provata in quegli attimi, dal rimorso di non aver potuto fare nulla per salvarli; l'essere sopravvissuta non era affatto un miracolo, era una condanna, e quello ormai non era più vivere, ma sopravvivere.

Sam era riuscito a farla vivere di nuovo, era stato in grado di convincerla a riprendere in mano la sua vita e fare tutte quelle cose che sarebbero normali per una ragazza di ventitré anni; uscire, divertirsi, ballare, fare sport, ubriacarsi, fare sesso. Quando era con Sam, Lara si sentiva davvero viva e felice, sentiva di poter fare qualsiasi cosa, di essere quasi normale.

Eppure, quando tornava a casa e si guardava allo specchio, riusciva a vedere solo il suo passato e tutto il dolore, che piano piano, si era portato via dei pezzi di lei.











SPAZIO AUTRICE

Mi prendo poche righe per illustrarvi questa nuova storia che sto scrivendo, che come avrete dedotto dal titolo sarà (ovviamente) una fanfiction su Steve Rogers. Sarà ambientata per i primi capitoli nel 2014, anno di Captain America - The Winter Soldier, ma in realtà saranno solo dei capitoli introduttivi per farvi conoscere meglio il personaggio di Lara. La storia sarà infatti prevalentemente ambientata tra Civil-War e Infinity War e post Endgame, comprendendo anche la serie tv Falcon and The Winter Soldier e alcuni punti di Black Widow.

Spero vi piaccia, buona lettura 💘🦋

𝙼𝚒𝚜𝚜𝚒𝚗𝚐 - 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝚁𝚘𝚐𝚎𝚛𝚜Where stories live. Discover now