Capitolo 11

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Fa un freddo cane, la temperatura è calata tantissimo rispetto a ieri.

Mi rigiro nel letto, cercando di diventare un tutt'uno con il piumone e scaldarmi.

Oggi io e Jason usciamo.
Non mi sembra vero.

Il solo pensiero mi fa venire voglia di alzarmi ed iniziare subito a prepararmi.

Un po' presto per quello, ma comunque esco dal letto.

Qualcosa fuori dalla finestra attira la mia attenzione: bianchi fiocchi cadono lentamente dal cielo.

La neve!
Mi affaccio e guardo in basso.

Oh no. Deve aver nevicato tutta la notte, perché le strade, le macchine, i tetti, tutto è coperto da uno spesso strato di neve.
E il tempo non sembra intenzionato a cambiare.

La sfiga deve avermi presa in simpatia.
Oggi non si va da nessuna parte.

Le previsioni meteo confermano la mia ipotesi.

Fantastico.

Gli devo scrivere.

'Ciao Jason, la neve blocca tutto, ed è previsto che continui fino a domani mattina. Mi sa che dovremo rimandare l'uscita.
Passa una buona giornata.'

Premo invio a malincuore. Chissà se lo leggerà, considerando che non usa mai il telefono.

Ho dormito proprio tanto, sono già le undici.

Per consolarmi guarderò un bel film su Netflix.

C'è quello nuovo con Ryan Rainolds che mi ha consigliato Claire che devo ancora vedere.

Apro il computer e l'app di streaming.

Avvio il film, ma proprio in quel momento qualcuno suona il campanello.

Sarà un vicino? Non è che ho lasciato la macchina parcheggiata male ieri?

Mi allaccio meglio la vestaglia di lana, cimelio di mia nonna, e vado alla porta.

-Arrivo! Chi è?

-Sono io, Jason.

Apro la porta di scatto. -Jason, cosa ci fai qui?

-Ecco, ho pensato...- i suoi occhi mi percorrono dalla testa ai piedi, e noto che trattiene una risata.

Mi ricordo dell'aspetto che ho: la vestaglia gigantesca mi fa sembrare babbo natale, i capelli sono raccolti in uno chignon molle e scompigliato che ricorda molto un nido, e ai piedi ho delle calze antiscivolo pelose con il muso di Rudolf, e, all'altezza delle dita, un pom pom rosso come naso della renna.

Mai stata così sensuale.

-Aspetta solo un attimo, un secondo e ci sono.

Gli sbatto quasi la porta in faccia, e corro in camera.

Mi cambio con una velocità impressionante, indossando dei vestiti più normali.

Nella corsa di ritorno verso l'ingresso raccolgo anche qualche cartaccia, che butto nel cestino.
Infine tolgo l'elastico dai capelli.

-Eccomi. - riapro la porta, e il suo sorriso mi scioglie.

-Entra pure, e scusa il disordine.

-Grazie, e scusami tu se sono venuto senza preavviso. Ho visto il tempo, e di sicuro non si può uscire. Ti andrebbe di passare comunque la giornata insieme? Qui o a casa mia, dove preferisci.

Se mi guarda così come faccio a dire di no? Ma poi perché dovrei dire di no?

-Ne sarei felice. Però qui non c'è molto da fare. -mi mordo il labbro.

Tricked by the MoonWhere stories live. Discover now