Capitolo 12

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Non c'era nemmeno stato il bisogno di chiamare Serena in classe con qualche scusa, perché era sempre in bagno davanti allo specchio a elogiarsi.
-Ehi, tesoro.- mi si aggrappò al braccio come una tarantola.
-Serena... - pregai che fosse uscita più come un'esclamazione che un lamento.
-Ci divertiamo un po'? - mi passò una mano sul petto e io trasalii: ci dovevamo davvero divertire?
Senza pensarci su, la afferrai rudemente per un braccio e la spinsi nello stanzino dei bidelli, sperando che nessuno entrasse.
Lei rise istericamente per il mio modo di fare e si alzò la maglietta: che taglia di reggiseno porterà? Una sesta? Rifatta, pff.
-Sei così sexy quando usi questi modi. - ridacchiò, prima di togliersi del tutto la maglietta striminzita, poi si avventò sulle mie labbra, ficcandomi la lingua in bocca. Non aveva un buon sapore, ma non era quello il momento per pensarci.
Sarebbe dovuto venirmi duro, ma proprio non mi venne e iniziai a preoccuparmi: non era da me. Mi sbottonò i pantaloni e mi abbassò immediatamente i boxer. Lei ci sapeva fare. Me lo prese tra le mani e io mugolai. Quando alzai lo sguardo su di lei, non vidi Serena. Cazzo. Serena non aveva i capelli color miele e nemmeno una terza abbondante di reggiseno. Okay, niente panico, mi sarò distratto un secondo, mi ripetei. Scossi la testa, mentre Serena si mise in ginocchio.
Alzò lo sguardo verso di me e io non vidi lei, ancora una volta. Che sta succedendo?!
Mi allontanai con uno scatto e mi tirai immediatamente su i boxer e i pantaloni.
-Che succede? - quella, con lo sguardo confuso, era Serena.
-N-niente... devo andare. - gli dissi, balbettando e uscii dallo stanzino, prima che mi trattenesse a forza.
Andai in bagno e mi sciacquai la faccia con l'acqua fredda. Mi guardai allo specchio e feci dei respiri profondi, prima di ritornare dai miei compagni in corridoio.
-Ehi, già di ritorno? Sei durato poco, Milani. -Andrea mi derise, dandomi una pacca sulla spalla.
Mi sedetti sul banco, di fronte a Beatrice, la quale, ancora tra le braccia di Gabriel, fissava il pavimento assorta in chissà quali pensieri.
-Sta' zitto, coglione. - lo rimproverai, seriamente preoccupato per quello che mi era successo. Era questo il problema: non mi era mai successo di immaginarmi un'altra ragazza al posto di quella presente. Non che la faccia importasse tanto, in quei momenti, ma di certo non vedevo le allucinazioni. Per quale motivo, poi, al posto di Serena avrei dovuto vedere Beatrice? Sì! Probabilmente ero ancora incazzato con lei per lo schiaffo che mi aveva tirato, perciò mi è venuta in mente lei. Non so come ho fatto a non pensarci prima.
-Come ci organizziamo per sabato? Andiamo prima a mangiare qualcosa? - Martina, euforica, ruppe il silenzio che si era creato nel nostro gruppetto.
-Andiamo al McDonald's e poi all'Angels. - propose Gabriel.
-Ma io non voglio andare al Mc con il vestito della festa. - si lamentò Beatrice, con il broncio.
-Ah, scusa, non avevamo calcolato che dovevi cambiarti il vestito. Allora facciamo così: andiamo a mangiare, poi ti accompagniamo a casa e aspettiamo finché non ti sarai cambiata. Non c'è problema. - le dissi, sarcastico con una risatina amara, guadagnandomi uno sguardo omicida da Gabriel e uno infastidito da Beatrice.
-A me piace andare in giro profumata, non come certa gente.
-Stai insinuando che io puzzo? - mi indicai, incredulo. Io mi lavo sempre!
-Io non sto insinuando niente. - mi provocò, alzando le mani e facendo una faccia innocente.
Mi avvicinai pericolosamente a lei e dovetti fare appello a tutte le mie forze per non cancellare la rabbia che provavo in quel momento con l'eccitazione nell'essere ad un passo dalle sue labbra.
-Ti piace sfidarmi... -affermai con voce bassa e minacciosa.
Lei mi guardò negli occhi e poi socchiuse i suoi. Annuì.
Sorrisi. Ora che reagiva alle mie provocazioni era ancora più divertente, invece che vederla scoppiare in lacrime, dato che poi mi sentivo pure in colpa.
-Interessante... - mi mostrai pensieroso.
-Che vuoi dire? - si rabbuiò.
Prima che potessi rispondere, non so neanche come, Gabriel la strinse di più fra le sue braccia e io lo guardai interrogativo: aveva paura che le facessi del male? Ma quello era davvero il mio migliore amico? Ah, i ragazzi innamorati.
Mi avvicinai al suo orecchio e le sfiorai accidentalmente il lobo dell'orecchio con le labbra, ma quel gesto la fece sussultare.
-Tu impazzisci per il mio profumo. Anche perché da quando ti sei lavata con il mio bagnoschiuma, fai lo stesso odore.- le sussurrai, pregando che Gabriel non avesse sentito: mi avrebbe ammazzato se avesse saputo che ho fatto sesso per due volte con la sua migliore amica, nonché la ragazza che gli piace.
Sussultò ancora, ma questa volta mi mise le mani sul petto e mi spinse via. Si divincolò dalle braccia di Gabriel, infastidita.
-Vuoi un altro schiaffo? Non ti è bastato quello di stamattina? - gridò, tanto che le professoresse nel corridoio si girarono e la zittirono.
Ancora con lo schiaffo? Mi riavvicinai a lei a pochi centimetri e le bloccai i polsi.
-O forse lo vuoi tu un bello schiaffo, ragazzina?! -Urlai anch'io.
Beatrice socchiuse gli occhi con aria di sfida ma potei notare anche un pizzico di paura e insicurezza. Non si divincolò dalla presa.
-Luca, la vuoi smettere?! È una ragazza! - intervenne Andrea, liberando i suoi polsi dalle mie mani. Mi formicolavano.
-Mi so difendere da sola. Grazie comunque. - lanciò un'occhiata al mio amico, per poi riconcentrarsi sul nostro gruppo. - Andremo al McDonald's e poi mi cambierò in macchina di qualcuno di voi e andremo finalmente all'Angels -si girò verso di me con un sorrisetto furbo e abbassò la voce- così non dovrò andare a casa e tu potrai masturbarti pensando a me che mi cambio dentro una macchina, a pochi centimetri da te.
Cazzo. E chi si aspettava che fosse così audace? Mi sta venendo duro solo a quella frase, figuriamoci quando lo farà veramente. Quella ragazza mi fa stare bene e male allo stesso tempo. E questo non mi va affatto.
Mi superò con una spallata, seguita da Martina, mentre io rimasi impietrito a guardare davanti a me, cercando di pensare ancora una volta alla prof di matematica in costume da bagno per farmi passare l'erezione.
-Bravo, coglione. - Gabriel scosse la testa e seguì le due ragazze.
Mi lasciai cadere sulla sedia, sospirando rumorosamente.
-Quella ragazza ci sa fare. Non la credevo così audace. Deve essere così anche a letto- commentò Andrea, forse pensando a voce alta.
-Può darsi. - distolsi lo sguardo, ma poi lo fissai - ma tu sei fidanzato, quindi aspetta che quella suora di Giulia te la dia.

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