Capitolo 44

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                 BEATRICE
-Buooon Nataleee – strillò una vocina allegra, prolungando tutte le vocali. Tommaso.  Mi fece quasi esplodere la testa.
Sentii inoltre il rumore della tenda oscurante che veniva aperta e mugolai in disaccordo, non volendo parlare né tantomeno
aprire gli occhi. Sentii mugolare anche da qualcuno vicino a me. Molto vicino a me.
Mi mossi di qualche centimetro e scoprii di non poter farlo.
Aprii gli occhi di malavoglia e li spalancai, quando non vidi altro che buio. E soffocavo, ma allo stesso tempo sentivo un profumo inebriante. Quando ripresi totale conoscenza del mio corpo, scoprii di avere una gamba incastrata tra altre due e un braccio estraneo, ma allo stesso tempo estremamente familiare, che mi pesava sulla vita. Ditemi che non abbiamo dormito così tutta la notte.
Mi mossi ancora un po' e alla fine constatai che il mio viso era schiacciato contro la gola di Luca, che le nostre gambe erano intrecciate e che lui mi cingeva la vita con un braccio. Di male in peggio. O di bene in meglio?
E per giunta, sentivo la sua erezione aderire  perfettamente sulla mia pancia. Pensavo che "gli alzabandiera mattutini" fossero solo una legenda, invece a quanto pare succedeva davvero che oltre ai ragazzi si svegliava anche la parte più intima di loro. Se solo si svegliassero anche le loro emozioni che si sforzano tanto di tenere nascoste...
Aspirai un'ultima volta quel buonissimo odore, prima di sollevare leggermente la testa verso l'alto; a quel punto trovai altri due occhi spalancati di fronte ai miei.
Almeno sapevo che non l'aveva fatto apposta –ma non avevo ancora capito se fosse un bene o un male.
-Uhm...- disse solo, con voce impastata.
-Ehm...-risposi, con la voce ancora più roca di lui.
Wow, che conversazione. Se non fosse stata una situazione imbarazzante, probabilmente sarei scoppiata a ridere.
-Buon Natale! – ripetè Tommy, da qualche parte nella stanza, sentendosi escluso.
Luca mi fissò la bocca per un secondo, poi lentamente ci staccammo continuando a guardarci negli occhi. La prima a distogliere lo sguardo fui io, che mi girai su un fianco nel letto, dandogli le spalle e osservando Tommaso, sulla porta, con due bicchieri di latte.
-Oh, che carino! Ne hai portato uno anche per me? – gli chiesi, mentre si avvicinava a noi. Ributtai la guancia sul cuscino, sentendo già le conseguenze dell'essermi svegliata troppo in fretta.
Tommaso fece per passarmi i due bicchieri colmi di latte e io mi misi a sedere, passando l'altro bicchiere a Luca, ma senza guardarlo in faccia.
-Grazie, piccolino. Buon Natale anche a te. – Luca sorrise a suo fratello, mentre saliva sul letto, in mezzo a noi due.
-Come avete dormito? – ci chiese, allegro, mentre si metteva sotto le coperte.
-Ehm, bene. – lanciai un'occhiata a Luca, che non ricambiò. A dire il vero era la verità: avevo dormito bene per tutta la notte senza mai svegliarmi, come mi capitava spesso, perché non avevo il sonno molto profondo.
-Sì. – asserì Luca. – E tu?
-Io benissimo. Mi sono addormentato subito, così è venuto Babbo Natale. Ha mangiato tutti i biscotti e ha bevuto la tazza! – esclamò contento.
Mi scappò da ridere per la sua ilarità e non potei fare a meno di posare il bicchiere sul comodino e stringere a me quel carinissimo bambino. Era proprio la fine del mondo. Chissà se quando sarebbe cresciuto sarebbe diventato come suo fratello. E non parlavo di bellezza, perché di quello ero certa.
-Hai visto? Te l'avevo detto. – gli dissi, ridendo.
-Babbo Natale ha portato un regalo anche a te, Luca! – sorrise, non liberandosi dalla mia stretta.
-Ho fatto il bravo tutto l'anno solo per questo, è ovvio che sia venuto. – rispose, borioso, ma sapevo che scherzava.
-Però per te non è venuto, Bea. – il suo sorriso svanì.
-Certo che è venuto anche per me! Io sono stata più buona di tuo fratello. – gli lanciai un'altra occhiata che stavolta ricambiò. – Solo che è venuto a casa mia. Quando tornerò, troverò anch'io un bel regalo!
-Babbo Natale fa sempre dei bellissimi regali. Sembra che legge nel pensiero. – batté le mani e io dovetti reprimere la mia voglia di correggerlo per quel congiuntivo sbagliato, ma in fin dei conti era un bambino di cinque anni, quasi sei, ed era già tanto che parlasse così bene e sapesse così tante cose. Anche ciò che non era ancora ora che sapesse...
-Ci credo, gli scrivi la lettera e non... – borbottò Luca, sorseggiando il suo latte ed io gli tirai un calcio con la gamba da sotto alle coperte. Lui quasi si strozzò ma non replicò.
-Venite di sotto ad aprire i regali? Non riesco più ad aspettare! – piagnucolò, sprofondando il viso nel mio seno. Okay, stava prendendo troppa confidenza e a Luca sembrava dare fastidio, dal momento che lo staccò da me, lo prese di peso e se lo caricò in spalla, portandolo oltre la porta.
-Vai ad aiutare la mamma a fare colazione prima. Noi arriviamo subito.  – gli disse in corridoio. –Oh, e... tieni le mani e il corpo al tuo posto, capito? Bea non è tua madre e nemmeno la tua ragazza– gli intimò, anche se non usò un tono troppo duro. Repressi un sorriso, perché quando usava quel tono con suo fratello era davvero sexy.
Tornò in camera e chiuse la porta dietro di sé, sospirando.
Appoggiai nuovamente la testa sul cuscino e mi stiracchiai come un gatto.
-Scusalo, è l'età. – disse.
Scoppiai a ridere. –Sì, infatti è proprio in età adolescenziale, Luca. – scherzai.
-No, è che penso che sia molto curioso e vedere te non lo aiuta.
-In che senso? – mi rimisi a sedere.
-Nel senso che anche i tuoi pigiami sono scollati. – si indirizzò verso il bagno, senza degnarmi di uno sguardo.
Guardai in basso e sì, in effetti si vedeva la riga tra i due seni, ma non era poi così scollato!
-Io penso invece che sia la tua influenza a farlo diventare curioso – ribattei, seccata.
-Cosa intendi, scusa?
-Intendo che la prima volta che sono venuta qua dentro c'era un calendario praticamente porno appeso proprio là. – indicai la mensola a muro sopra la scrivania.
-Oh, beh, era un regalo, ma come vedi, l'ho tolto.
-L'avrai anche tolto, ma per quanto è stato lì?-
Assunse un'aria colpevole, ma non si diede per vinto. –Non te ne deve fregare un cazzo. È mio fratello, non il tuo.- sbottò, prima di sbattere la porta del bagno dietro di lui.
-E allora non venirmi a dire che sono io che mi vesto poco! Ha cinque anni, non quattordici! Penso che non sia così in preda agli ormoni da non riuscire a resistere vedendo una ragazza, proprio come te, cazzo!– gridai, sperando che dal piano di sotto non si sentisse.
-Appunto, ha solo cinque anni! – strillò di rimando, dal bagno.
-Di sicuro non sono la prima che ha visto. Anzi, probabilmente ne ha viste di molto meno vestite. -
Sprofondai per la terza volta sul cuscino, coprendomi la faccia con le coperte. Mi vennero gli occhi lucidi e iniziai ad odiare Luca ancora di più: possibile che dopo ogni litigata con lui mi dovesse sempre venire da piangere e non riuscissi ad essere abbastanza forte da finirla?! Era una domanda che mi ero fatta un milione di volte-insieme a tante altre-, ma non ero ancora riuscita a dare una risposta sensata.
Dopo cinque minuti, la porta del bagno si aprì e io non mi mossi da sotto le coperte. Non avevo voglia di parlare con lui.
Lo sentii sbuffare e girare per la stanza, poi il letto sprofondò dalla sua parte: si era seduto.
A quel punto, pensando che volesse "consolarmi", mi alzai di scatto e, senza dire una parola, andai in bagno, chiudendo
la porta a chiave.
Mi lavai la faccia, scoprendo di avere gli occhi rossi e sistemai i capelli facendo una sorta di coda alta un po' scompigliata.
E io sarei dovuta andare ad un pranzo con tutta la famiglia di un deficiente?
Restai anch'io in bagno solamente cinque minuti, poiché mi venne in mente Tommaso: era ansioso di aprire i regali e non gli avrei affatto rovinato la mattina di Natale solo perché suo fratello ed io litigavamo per cose assolutamente stupide come chi influenzava di più negativamente un bambino di cinque anni.
Quando uscii, Luca era ancora stravaccato sul letto, che giocava con uno degli elastici per capelli che dovevo aver lasciato sul suo comodino.
Mi guardò intensamente, in silenzio e poi si alzò, non appena mi indirizzai verso la porta; pensai mi fermasse, invece mi seguì giù per le scale, fino in cucina.
-Buon Natale! – esclamò Viola, con un grembiule a volant natalizio.
Le sorrisi timidamente: -Anche a lei. – mi avvicinai per abbracciarla e lei mi strinse, baciandomi la guancia.
-Buon Natale, tesoro. – abbracciò anche Luca, che cercò di divincolarsi, ma scherzosamente.
-Dai, sediamoci e mangiamo. Non ne posso più di sentire Tommaso lamentarsi. – sbuffò e il complemento oggetto della frase rise, sentendosi importante.
Viola era andata a prendere dei cornetti dolci e ancora caldi dalla pasticceria proprio vicino a casa di Luca, che faceva i migliori dolci di tutti i paesi circostanti.
Infatti, divorai un cornetto alla marmellata come se avessi mangiato da anni addietro.
-Vi vedo silenziosi. – constatò improvvisamente la mamma di Luca.
Smisi di masticare quella deliziosa pasta e abbassai lo sguardo.
-No, assolutamente. – rispose Luca, disinvolto.
Assolutamente, suo figlio mi aveva solo detto che mi vestivo troppo poco per stare vicino ad un bambino di cinque anni e inoltre avevamo inspiegabilmente anche dormito insieme abbracciati, cosa che non era mai successa, se non la prima volta, in cui eravamo completamente ubriachi.
-Sapete come dice il detto. "L'amore non è bello se non è litigarello". – sorrise, allegra.
Per poco non vomitai il cornetto che avevo appena mangiato. Amore? Avevo sentito bene?
-Non c'è nessun amore, mamma. Smettila. – sbuffò Luca.
Le sorrisi imbarazzata, sia per quello che aveva detto poco prima, sia per l'atteggiamento del figlio nei suoi confronti.
Viola guardò intensamente prima Luca, poi me ed io fui costretta ad abbassare lo sguardo, sotto il suo critico.
-Oh, beh, mi era sembrato di sì. Scusate. – sorrise. E anche lei era imbarazzata.
Perfetto. In sole quattro o cinque frasi eravamo riusciti ad imbarazzarci in tre. L'unico era Tommaso, che se ne stava tranquillo e innocente ad inzuppare buffamente i biscotti di sua madre nella tazza di latte.
   Finimmo il resto della colazione in silenzio o facendo qualche intervento, ma al massimo della tensione.
Non ero solo arrabbiata per quella futile discussione che avevamo avuto poco prima, ma anche dal modo in cui Luca aveva trattato la madre: sì, non erano affari miei, anche perché io stessa trattavo mia madre male quando non era giornata, ma siccome rientravo anch'io nell'argomento, mi era sembrato come se anche io le avessi risposto a quel modo.
-Che cosa metterai per il pranzo, Beatrice? Se posso chiedertelo, ovviamente. – con quella domanda sentii la tensione abbassarsi quasi sotto il tavolo.
-Pensavo di mettere un vestito. A dire il vero Luca mi ha detto di mettere un vestito, ma non volevo essere troppo elegante, se... – iniziai a parlare a raffica.
-Veramente io ti ho detto che potevi mettere anche la tuta. – mi interruppe Luca, con la bocca piena.
-Sì, ma poi mi hai detto che ti piaceva ve... – uh, no. - ...che ti piaceva il vestito nero e mi hai detto di indossare quello. – ribattei seccata dal fatto che mi avesse interrotto.
-Luca, spero che nemmeno tu metterai la tuta. Ne abbiamo già parlato. – la madre gli rivolse uno sguardo vituperante, poi tornò a guardare me –Secondo me un vestito nero va più che bene. A dire il vero, te l'ho chiesto proprio perché anche io non sapevo se mettere un vestito o dei pantaloni: i nostri parenti sono un po'... semplici, diciamo. Ma se siamo in due, allora non mi sentirò fuori posto. – mi sorrise e la tensione – solo tra me e Viola – scese ancora di più, fino al pavimento.
-Mamma! Quando apriamo i regali? – strillò Tommaso, facendomi esplodere un timpano.
Luca si alzò su velocemente, strisciando la sedia per terra e creando un frastuono infernale. Dio, quanto sapeva essere irritante.
-Su, andiamo ad aprire i regali! – prese in braccio il fratellino, facendogli fare strane acrobazie – mi chiedevo come facesse, siccome Tommy era cresciuto di molto nell'ultimo periodo – e si incamminò in salotto, in sottofondo le risate di Tommaso.
-Beatrice, che cos'ha Luca? Mi sembra abbastanza agitato. – mi chiese Viola, non appena i suoi figli furono fuori dal campo uditivo.
-Più del solito? – giocherellai con la bustina del tè – già, me lo concedevo solamente la mattina – , facendola galleggiare nell'acqua calda.
Lei ridacchiò. –Sì, più del solito.
-Beh, abbiamo avuto una piccola discussione, ma d'altronde è una cosa del tutto normale: non facciamo altro. – sorrisi, tornando quasi del tutto allegra: il fatto che litigassimo perennemente non mi rendeva triste, bensì più spensierata; litigare con Luca mi faceva sentire quasi... importante. E non chiedetemi il perché.
-E' normale, suppongo.
-Guardi che non stiamo insieme... non sono cosa le abbia detto Luca, ma ha frainteso... – mi affrettai ad affermare.
-Non ho frainteso, tesoro, tranquilla: Luca mi aveva già detto che non c'era qualcosa di più. Ma anche se fosse non sono fatti miei, perciò...- non proseguì, perché non ce ne fu bisogno.
Si alzò e raccolse le tazze vuote dei suoi figli per riporle nel lavandino.
-Spero ti siano piaciute le paste. Ho visto che ne hai divorate due alla marmellata. – cambiò argomento.
-Già, vado matta per quella pasticceria. Però io e Luca non ci andiamo mai, purtroppo... – feci una smorfia.
-Come mai?
-Perché ci sono tutti e noi non possiamo far... – risposi di getto, poi pensai a quello che stavo dicendo e mi corressi: - ...e noi non possiamo sederci. E io odio fare colazione in piedi.-
Lei annuì, convinta, dandomi ragione. Comunque, dovevo imparare a pensare prima di parlare.
-Bea! – la vocina di Tommaso strillò il mio nome.
-Arrivo! – finii il tè in fretta e mi alzai, rivolgendo un sorriso a Viola, prima di raggiungere i due bellissimi fratelli Mercuri.
Erano seduti sul tappeto davanti all'albero di Natale, al calduccio del caminetto acceso, e Luca aveva Lilium in grembo che si prendeva tutte le coccole.
-Ti abbiamo aspettato. – mi disse Tommaso, prendendo il suo primo regalo: probabilmente non resisteva più.
-Ora sono qui. Dai, aprili che sono curiosa! – mi sedetti accanto a Luca e salutai Lilium, accarezzandogli le orecchie e Luca tolse subito la mano, come se il mio cagnolino  scottasse.
Tommy aprì il regalo della nonna: un maglione fatto a mano, e dovevo ammettere che era bello; poi fu il turno del suo amico Alessandro: un dvd con tutte le puntate dei Gormiti. Iniziò a strillare e Lilium si prese paura, nascondendo il viso tra le gambe di Luca e sottraendosi alle mie carezze.
Poi, quando si fu calmano, aprì quello di Babbo Natale e io coprii le orecchie di Lilium, prima che lui si mettesse a strillare: una collezione di macchinine sportive.
-Belle! – esclamai, anche se non ci trovavo niente di speciale.
Luca sorrise e io intuii uno sguardo da "Le ho scelte io, ovvio!".
Nel frattempo, Luca prese il pacchetto da parte di sua madre. Lo scartò e scoppiò a ridere: tre paia di boxer natalizi. Scoppiai a ridere anch'io.
-L'anno scorso me li ha regalati con i fiorellini. Spero che il prossimo anno me li regali a tinta unita. – disse, ridendo.
-Vediamo! – urlò sua madre dalla cucina, con un tono divertito.
Poi non ne parlammo più: sperammo che Tommy non avesse capito che il regalo di Babbo Natale in realtà era della madre.
Diedi a Tommaso il mio regalo e sperai che gli piacesse: non sapevo cosa prendergli perché aveva un'infinità di giochi di tutti i tipi.
Strillò anche quando aprì il mio regalo e mi saltò addosso, facendomi sdraiare all'indietro, ridendo.
-Ti piacciono?
-Sììì! – strillò ancora, abbracciandomi. Gli avevo preso un paio di All Stars total black. Okay, forse non era il regalo più adatto per un bambino, ma in fondo sapevo che le voleva, perché una volta mi aveva detto che a scuola i suoi amici le avevano tutti. Questo era la dimostrazione che i bambini stavano crescendo sempre più in fretta, rispetto alle vecchie generazioni, ma sorvoliamo.
-Gli hai regalato un paio di All Stars? – Luca restò a bocca aperta.
-Sì, perché? – mi rimisi a sedere, seccata ma Tommaso mi rimase in braccio.
Sospirò e lasciò perdere, scuotendo la testa.
Mentre Tommaso continuava ad aprire i suoi infiniti regali, io mi allungai verso l'albero e presi la piccola sportina verde.
-Ecco, Buon Natale, tesoro! – dissi, sorridendo.
-Ehm, grazie... – disse Luca, imbarazzato e confuso.
-Perché?
-Perché mi hai fatto un regalo.- fece una smorfia e lo afferrò.
-Ma non è per te, Luca. – glielo strappai di mano e mi allungai verso Lilium, per prenderlo in braccio. –Buon Natale, cucciolo. – ripetei e gli baciai la testolina sotto lo sguardo scioccato di Luca.
-Hai fatto un regalo al cane?
-A Lilium. – ribattei. –E sì, gliel'ho fatto perché lui è di famiglia.
Aprii io la sportina e tirai fuori un pupazzetto strano, che però ero sicura gli sarebbe piaciuto: gli altri li aveva sbranati tutti e l'anno prima gli avevo regalato un nuovo collare, perciò quest'anno l'unico regalo possibile era quello.
Lilium lo prese subito in bocca, abbaiando e iniziando a giocarci, allontanandosi da noi. Faceva sempre così, come se volesse un po' di privacy per stare solo con il suo nuovo giocattolo.
Alzai lo sguardo su Luca e lo scoprii confuso o... addolcito.
Con una spinta, mi allungai nuovamente verso l'albero e afferrai la grande sporta gialla. –L'ho fatto anche a te il regalo, tranquillo, non essere geloso. – scherzai, sorridendo timidamente: era come se con lui avessi sempre paura di dire una cosa che gli avrebbe fatto avere una cattiva impressione su di me.
-E' per me? – gli si illuminarono gli occhi. –davvero mi hai fatto un regalo?
-Sì, davvero. Non so perché, ma te l'ho fatto. – annuii.
Lo aprì e scoppiò a ridere.
Gli avevo regalato un pigiama. Un pigiama normale. La maglia grigia non troppo pesante perché se no aveva caldo, e i pantaloni a fantasia scozzese.
-Così, quando mi metto anch'io il pigiama rosso con i pantaloni scozzesi siamo in pan dan.
Rise ancora e si allungò per darmi un bacio sulla guancia. Indugiò un po' più del dovuto e mi fece ricordare il bacio caldo e stupendo della notte prima, proprio davanti al caminetto, come in quel momento. Mi venne un brivido e dovetti allontanarmi un po' da lui, perché stavo andando a fuoco, probabilmente per il mio pigiama pesante.
Lui si sedette più vicino a me, impercettibilmente, e appoggiò una mano dietro di me, molto vicino al mio fianco; come se volesse cingermi la vita ma non ne avesse il coraggio.
Onestamente ero un po' dispiaciuta del fatto che lui non mi avesse fatto nessun regalo: forse non ci aveva nemmeno pensato. Che stupida che ero stata a farglielo: sembrava che io invece ci avessi pensato accuratamente troppo.
Restammo in silenzio a ridere per i bizzarri regali che Tommaso riceveva dai parenti e di tanto in tanto anche Luca scartava dei regali assurdi. Ma quello che contava era che erano pur sempre regali.
-Ragazzi, penso sia ora che ci prepariamo. Sono già le undici e mezza e dobbiamo essere là per poco più di mezzogiorno. – Viola uscì dalla cucina, senza il grembiule addosso, e si avvicinò a Tommaso per vedere i suoi regali.
Luca si alzò ed io istintivamente lo imitai, seguendolo poi su per le scale, senza dire niente.
-Devi fare la doccia? – mi chiese, non appena fummo in camera.
-No, l'ho fatta ieri sera e non abbiamo fatto sesso, poi. – dissi, disinvolta, ma poi pensai che fosse stato inappropriato. Pensa prima di parlare, Beatrice!
-Ah.- rispose solo. –Me lo pieghi e lo metti nel cassetto, per favore? – mi chiese, innocentemente.
Lo guardai male. –Solo perché hai detto 'per favore'.
Lo sistemai sul letto e iniziai a ripiegare le maniche su loro stesse e...
-Buon Natale. – disse Luca, all'improvviso, interrompendo la mia concentrazione.
-Me l'hai già detto.- risposi.
-No, Buon natale. – disse ancora.
-Ho capito. Perché continui a ripeter... – mi girai verso di lui e rimasi sorpresa di vedere il suo braccio allungato verso di me con una sportina rossa brillante in mano.

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Sì, ora mi odiate, lo so. Ma il prossimo aggiornamento sarà prestissimissimo, giuro.
Io però, vi amo: la storia ha raggiunto un milione di visualizzazioni. Un milione!!
Giuro che non mi aspettavo che una storia nata solo da un pensiero stupido di tanto tempo fa potesse diventare così importante, al punto da meritarmi i vostri commenti stupendi sulla storia. Vi ringrazio davvero tantissimo per i commenti divertentissimi, per le stelline che cliccate e soprattutto perchè continuate a leggere la storia, facendomi venire sempre più voglia di affrettarmi a scriverla, per sapere cosa ne pensiate.
Buona lettura!

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