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Il viaggio fu lungo e silenzioso. Le dita di Mio Nonno erano ancora impresse nella mia mente più che sulla mia pelle, anello del Casato compreso, tuttavia  mi sembrava che il bruciore fosse ancora lì. C'era tuttavia un altro acuto dolore a straziarmi il cuore: Calliope non era con me. Furio mi aveva assicurato che sarebbe arrivata nella nostra nuova casa di lì a pochi giorni, ma non sapevo se credergli. La sua mancanza al mio fianco mi rendeva insicura e vulnerabile e non potevo in alcun modo essere né l'una né l'altra. Strinsi le mani in grembo e cercai di studiare il paesaggio al di fuori del finestrino oscurato, senza successo. La limousine era grande e spaziosa, dotata di un'infinità di comfort diversi, eppure niente mi distraeva dall'inquietante vicinanza di Mio Marito.

«Vostra Sorella è molto scaltra.»

La sua voce mi fece sussultare nonostante la sua ingombrante presenza in quell'abitacolo. Gli lancia un'occhiata di soppiatto. Forse aveva scoperto la missione di Sabrina...

«È riuscita a far entrare quell'uomo senza che me ne accorgessi.»

Fui tentata di tirare un sospiro di sollievo, ma mi trattenni. Se avesse scoperto che in realtà era stata la Nobile Domizia a permettergli di entrare si sarebbe chiesto come mai Sabrina fosse sparita più volte nell'arco della serata e non potevo permetterlo.

«Così ve ne siete accorto.»

Cercai di risultare più convincente possibile... e lui parve credermi.

«Dubitavate di me?»

«No.» risposi dopo un attimo di incertezza. «Ma speravo che non ve ne accorgeste.»

Lui mi fissò un attimo, quasi cercasse delle conferme nei miei occhi. Per un istante pensai che avrebbe scoperto l'inganno, ma alla fine si limitò a stringere gli occhi e a fissarmi concentrato.

«Ti ha fatto male.»

Era una domanda o un'affermazione?

«Forse.»

Non volevo mostrare alcuna debolezza davanti a lui.

«Non mentirmi. Per un attimo ho creduto che ti avesse staccato la testa dal collo.»

Era preoccupato per me? No, era assurdo. Lui era il primo a infliggermi sofferenza, perché avrebbe dovuto curarsi se qualcun altro, specialmente il Nobile Leonida, mi faceva del male? Distolsi lo sguardo da quegli occhi cupi e cercai di nuovo il paesaggio.

«Non preoccupatevi. Sono viva. Sto bene.»

Dovevo mantenere le distanze. Il modo in cui cercava familiarità nel nostro rapporto passando al "tu" non mi piaceva.

«Silvia...»

Il mio nome pronunciato con quella voce bassa e sensuale mi fece correre un brivido lungo la schiena. Lo sentii avvicinarsi a me, ma non mi mossi. Con gentile fermezza prese il mio mento tra le dita e mi fece voltare verso di lui.

«Non permetterò mai più a nessuno di ferirti. Chiaro?»

Era così vicino... i suoi occhi, il suo respiro, il suo profumo, tutto di lui mi avvolgeva. Deglutii a fatica, cercando di mantenere un filo di controllo. Il mio corpo anelava al suo tocco, ma sapevo che non era giusto. O forse lo era? Mi sentivo confusa e bramosa, e non sapevo se ero io stessa o se era una reazione al Legame.

Eravamo ancora immobili a un soffio l'uno dall'altra e lui aspettava una risposta. Annuii impercettibilmente e questo parve bastargli. Ma non si mosse. Mi fissava così intensamente da spogliarmi. Senza rendermene conto schiusi le labbra e il suo sguardo volò su di esse. Mi sentii sussultare come se mi avesse toccata intimamente e lui tornò a guardarmi negli occhi. Passò il pollice sulle mie labbra in un gesto sensuale e quando chiusi gli occhi sospirando, lui mi si avvicinò e mi baciò. Fu dolce e intenso, completamente in contrasto con qualsiasi altro contatto avessimo avuto. Inconsciamente mi resi conto di averlo afferrato per la giacca, poi lui mi attirò più vicina e mi stese sul sedile. Era talmente lungo da poterci contenere quasi completamente. Le sue mani esplorarono il tessuto che teneva imprigionato il mio corpo fremente alla ricerca della cerniera. Intanto io mi inarcavo sotto le sue carezze, quasi non avessi aspettato altro per tutta la notte(o per tutta la Vita). Poi la sua bocca si spostò sulla pelle del collo e del petto esposto.
In un recondito angolo della mia mente, la ragione mi gridava di respingerlo, di non abbandonarmi a lui. Tutto il resto di me invece non aveva nessuna intenzione di allontanarsi dal tocco deciso e voluttuoso del Mio Sposo. Quando le dita forti di Furio sfiorarono le mie calze autoreggenti mi lasciai sfuggire un gemito di piacere. Poi mi ricordai del pugnaletto che avevo nascosto all'altezza della coscia destra. Se se ne fosse accorto non avrebbe esitato a togliermelo e io sarei rimasta senza difese...

Sposa di Sangue - Letto di Spine (In revisione)Where stories live. Discover now