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-Jake.-
Lo chiamai cercando di rendere la mia voce autorevole. 

-Dove diamine stai andando?- Nessuna risposta. 

-Ti farai male!- Urlai sporgendomi dal divano e cercandolo nel buio. 

Rimasi in silenzio attendendo la sua risposta che però non arrivò. 

Un piccolo tuono in lontananza mi fece rizzare i capelli. -Jake Lee Hale, ascoltami ora! Sei cieco non puoi andare in giro per la casa in questo modo da solo!- Mi alzai di scatto e, dimenticandomi di ciò che mi circondava, mi gettai nell'oscurità.

Come gli è saltato in mente di sparire così? E per di più anche senza il suo bastone?  Pensai. 

-Un pazzo.- Mormorai fra me, dovevo trovarlo prima che si facesse male. La luna era coperta dalle nuvole perciò non faceva luce, era come essere cieca. 

Un brivido mi percorse tutta la colonna vertebrale. Ci fu un tonfo proveniente dal piano di sotto. -Jake!- Esclamai capendo che proveniva dalle scale.

-Oddio, stai bene?- Arrancai nel buio in direzione del rumore. -Non preoccuparti.- Mi urlò da lontano, ma la sua voce aveva un tono diverso dal solito. 

-Sto arrivando, non muoverti.- Gli ordinai togliendomi i tacchi e lanciandoli nel buio al mio fianco, lui non mi rispose. 

Sperai con tutte le mie forze che non si fosse fatto nulla.
-Amber.- Mi chiamò lui. -Devi fidarti di me.-

Sembrava quasi una supplica.

Trovai il primo gradino e con enorme sollievo anche la ringhiera. 

Come aveva fatto ad allontanarsi così tanto in così poco tempo? Ci fu un silenzio totale durante tutto il tempo che impiegai a scendere le scale, troppa quiete.

Dal nulla si sentì un ronzio metallico per tutta la casa e capii che cosa aveva fatto. Le luci si riaccesero costringendomi per qualche attimo a tenere gli occhi chiusi.

Aveva riattaccato la corrente...

Senza pensarci un attimo corsi dove sapevo stesse il generatore della corrente. 

Lui era lì, in piedi e immobile come una statua di gesso, ma bello come un Dio greco.
Sembrò sentire la mia presenza perché voltò la testa verso di me.

In quel momento fu come se le mie gambe si muovessero da sole, lo abbracciai di scatto.



-Non avresti dovuto.- Lo rimproverai mentre glispalmavo la pomata sulla caviglia.

A fatica ero riuscita a portarlo in camera sua visto che, oltre a guidarlo,avevo dovuto anche sostenerlo. 

Dopo l'abbraccio infatti avevo notato che nonappoggiava il piede sinistro e lui mi aveva confessato che era inciampatosull'ultimo gradino della scala.
-È stata una cosa da immaturo.-

Lui sorrise, beffardo. Sapeva benissimo l'effetto che aveva su di me quando lofaceva. -Non avresti dovuto.- Gli ribadii, fece una piccola smorfia divertita.

Persa nei suoi occhi per un attimo smisi di massaggiargli e fasciargli lacaviglia. Senza un vero e proprio controllo sui miei movimenti mi avvicinailasciandogli un leggero bacio sulla guancia.
-Grazie.- Mormorai. 

Per qualcheistante rimase impietrito dal mio gesto, poi voltò il viso nella direzioneopposta alla mia coprendosi le guance con alcune ciocche di capelli. 

Nonostantelo stupore però non si allontanò, contrasse la mascella. -Finisco di fasciartila caviglia.- Esordii. 

Con una mossa veloce e decisa mi afferrò il polso. -Nonmi fa più male.- Affermò tirandomi a lui, rimasi immobile: schiacciata controil suo petto. 

-Mi piace stare così, con te.- Continuò abbassando la voce e, comese volesse osservare il mio volto, aprì lentamente gli occhi. 

Quando quellosguardo di ghiaccio puntò nella mia direzione, mi allontanai leggermente perriempirmene gli occhi.
Jake li chiuse di colpo stringendo le labbra. 

-Me lo devi dire se i miei occhiti fanno senso.- Sussurrò. 

Lo guardai per bene, io non ci vedevo niente,assolutamente niente di brutto o di sbagliato. Né in lui né nei suoi occhi.

Continuai a studiarlo in cerca di qualche difetto, ma immagino che se ami unapersona fai molta fatica a trovarne. 

Nonostante ogni mio sforzo i mieisentimenti non si erano nemmeno affievoliti, non potevo negarlo. Ogni secondodi silenzio che passava, Jake sembrava sempre più abbattuto.

Come poteva anche solo pensareuna cosa del genere?

-Spero tu stia scherzando.- Esordii alzando una mano intenta ad accarezzargli laguancia, la ritrassi appena in tempo. -Jake, io li trovo meravigliosi.-Continuai sorridendo piano. 

-Non c'è niente di bello in questi occhi.- Sputòcon ribrezzo ostinato a non aprirli.

Appoggiando l'orecchio sul suo petto sentii il suo cuore. Lasciai che unsospiro pesante passasse attraverso le mie labbra quando con la mano gliaccarezzai delicatamente la nuca. 

-Io resterei ore a fissarli senza maistaccarmi, che tu ci creda o no.- Rimase qualche attimo immobile, poi sentii lesue braccia avvolgermi nuovamente, dapprima piano, poi sempre più intensamente. 

Sentii il suo respiro farsi tremante mentre immergeva il viso fra i mieicapelli.

Gli amici lo fanno, gli amici lo fanno.

-Vorrei vederti, lo vorrei così tanto cazzo.-Mormorò con voce spezzata.
-Puoi immaginarmi...-
-Non è la stessa cosa.- Disse quasi in un sussurro.

-A me...-
non importa che tu mi veda o no
-...a me basta la tua presenza.-
per esserefelice.

Alzando lo sguardo lo vidi accennare una smorfia quasi tremante. -Vorrei cosìtanto vedere il tuo sorriso, Mocciosa.-

-Tempo al tempo.- Mormorai studiando la sua mano arpionata al mio braccio comeun bambino col suo orsacchiotto.

Appoggiò la schiena contro soffici cuscini appoggiati alla testata delletto. La piccola bajour sul suo comodino era accesa. -Posso chiederti unfavore?- Chiese con voce fievole, annuii. 

-Dormiresti qui, con me?- Domandòdiretto. Nessuna parte di me era contraria, volevo veramente accettare. Solouna piccolissima vocina mi gridava di rifiutare, la mia coscienza insisteva.

-Ti aiuto io se hai incubi... o paralisi, come l'ultima volta.-
Aggiunse in un filo di ultima speranza. 

-Va bene.- Alzando lo sguardo notaicome un piccolo sorriso fosse comparso sulle sue labbra. Afferrò la coperta al suofianco tirandola su di noi.

-Buonanotte.- Sussurrai lasciandomi cullare dal battito del suo cuore.

-Sogni d'oro.- Lo sentii mormorare da poco sopra la mia testa

La LucciolaWhere stories live. Discover now