Manuel. Ore 3.45

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Premere il tasto invio era stato un gesto improvviso, non aveva ricontrollato la punteggiatura, né corretto le parole, la paura di cancellare tutto era troppa e la priorità era riprendersi il suo Simone.
"Il suo Simone". Suonava così strano eppure così giusto.

Manuel guardò lo schermo. Ore 3.09.
Non poteva tornare a casa, non poteva starsene con le mani in mano ad aspettare una risposta a quel messaggio che forse non sarebbe mai arrivata, così si infilò il casco e iniziò a guidare verso casa Balestra. La strada era quasi deserta e non riusciva a fare a meno di pensare a quanto fosse bella Roma di notte, ma Simone un po' di più.
L'eco di quei pensieri lo accompagnò fino al vialetto della villa e una volta sceso dalla moto si adagiò su uno scalino del portico, in attesa di quel dannato messaggio, di una luce alla finestra o di un pugno in faccia, anche quello gli andava bene purchè riuscisse a vedere quegli occhi enormi e trasparenti di fronte a sé.

L'attesa sembrava interminabile.
Le 3.45.
Un rumore di passi lo scosse.
Era Simone.

<<Simo>>
<<Che ci fai qui Manuel?>>
<<Come che ce faccio? Dormo sotto a un ponte?>> il sarcasmo in quel momento non era la soluzione e se ne accorse subito vedendo il gelo negli occhi del più piccolo.
<<Come sei tornato?>> aggiunse allora.
<<Ho incontrato un compagno di squadra, m'ha dato un passaggio.>> tagliò corto Simone senza battere ciglio.

Un profondo silenzio li circondò improvvisamente e Manuel voleva solo piangere, urlare e piangere ancora.
Aveva mandato tutto a puttane, lo sguardo di Simone era un misto di dolore e delusione, era di fronte a lui ma lo sentiva distante anni luce. Avrebbe solo voluto stringerlo a sè ma sapeva che l'avrebbe spinto via, allora continuò a parlare.
<<L'hai letto il messaggio?>>
<<No.>> fu la secca risposta.
<<Non importa, tanto ho scritto di merda sicuramente. Scusa se so scappato, scusa se t'ho fatto scappà. La verità é che me fai paura Simò, me fa paura questa situazione. Io non lo so cosa siamo ma so che non te posso perde. Tiri fuori il meglio di me, anche quello che nun pensavo d'avè.>>
Silenzio.
Gli occhi di Simone erano così enigmatici, o forse era lui a non capirci niente.
<<Dimme qualcosa.>> aggiunse poi.
<<Non so che dire Manuel. Ti bacio e mi allontani, torno dalla Scozia e ti avvicini, ti bacio ancora e mi allontani più di prima.>>
<<Ce voi provà di nuovo? La terza forse è quella bona.>>
<<Sei proprio uno stronzo.>> Sul viso di Simone spuntò un mezzo sorriso e si detestava per aver ceduto così ma non poteva farci niente, Manuel era il suo punto debole e di lui amava anche quell'ironia così tagliente, quella spiazzante.
<<Viè qua.>> Manuel avvicinò a sè Simone aggrappandosi ai suoi scurissimi capelli e gli stampò un bacio sulle labbra. Un bacio rapido ma dolce, diverso da come se lo era immaginato. Voleva capire le reazione del più piccolo e dopo qualche secondo di esitazione Simone si aggrappò a Manuel e prolungò quel bacio tanto desiderato.
<<Con te è diverso.>> disse Manuel di getto. <<Ce voglio prova Simò, ce voglio provà davvero.>>
Simone sorrise come se non avesse mai sorriso prima di allora. Quelle parole erano per lui, stava dicendo quelle frasi proprio a lui.
<<Me porti su o te ce devo portà io?>> sussurrò Manuel all'orecchio del ragazzo.
Simone prese il più grande per mano e fra baci e sguardi si trascinarono in camera.

Il letto era troppo piccolo per tutti e due, Manuel aveva sempre dormito nella brandina accanto ma condividere quel minuscolo spazio a Simone sembrava più che perfetto.
Stava sopra a Manuel e percorreva tutti i suoi tatuaggi che conosceva a memoria stampandogli qualche bacio qua e là, come se dovesse prendere contatto con la realtà per realizzare che Manuel Ferro era davvero sdraiato sotto di lui, coi suoi ricci scomposti, quasi completamente svestito e con uno sguardo pieno di desiderio.
<<Domani te ne pentirai?>> chiese Simone con timore.
Quello sguardo impaurito fece sciogliere Manuel, per la prima volta forse realizzò davvero quanto male gli aveva fatto e quanto potere avesse nel fargliene ancora.
<<Ascolta.>> disse stendendosi su un fianco e portando Simone accanto a lui, erano a pochi millimetri l'uno dall'altro.
<<C'hai ragione e non te posso dì che non litigheremo, litigamo sempre, però sto qui, con te. Ero serio quando t'ho detto che ce voglio provà. Non si scappa più Balestra.>> e con quella frase si colmò ogni mancanza, ogni timore e ogni dubbio di Simone.
Voleva Manuel. Adesso.
La notte fu un susseguirsi di baci, di tocchi e di amore, un amore che aveva travolto entrambi.
Si distesero esausti dopo un piacere mai provato prima di allora e Manuel trovò nell'incavo del collo di Simone un incastro perfetto per riposare.
Il suo incastro perfetto.

Non servivano parole, Manuel si addormentò mentre Simone fissava il soffitto con occhi sognanti ripensando a poco prima mentre con una mano accarezzava i riccioli di quel capolavoro che gli stava affianco.
Distolse lo sguardo per posarlo sul telefono.
"Il messaggio!" Pensò all'improvviso.
Allungò la mano libera per sbloccare il cellulare e aprì la chat di Manuel.


Indelebile ~ Manuel e Simone Where stories live. Discover now