6. London calling

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Troppo cerebrale per capire che si può star bene senza calpestare il cuore.

Ci si passa sopra almeno due o tre volte i piedi come sulle aiuole.

Leviamo via il tappeto e poi mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l'odio.

Torre di controllo, aiuto, sto finendo l'aria dentro al serbatoio.

Samuele Bersani, Giudizi universali

Londra mi accoglie con la pioggia, come a ricambiare la velata antipatia che nutro verso di lei. Questo, però, non mi scoraggia dal rispettare il programma che mi sono prefissata.

Deposito i bagagli al Ritz, dove Georgiana mi ha prenotato una suite sebbene abbia a lungo insistito per un alloggio più modesto, poi approfitto del pomeriggio libero per fare la turista, con tappa conclusiva in libreria.

Proprio lì, grazie a una libraia sul pezzo, apprendo diverse notizie sul mondo dell'editoria. Sembra infatti che sia in uscita un nuovo romanzo di Elizabeth Jane, autrice bestseller amatissima da mia madre e da tutte le sue amiche, accomunata spesso a Elena Ferrante per l'assenza di notizie circa la sua reale identità nonostante l'enorme successo di vendite.

Come mi capita spesso, tra gli scaffali perdo la cognizione del tempo, ragion per cui rischio di tardare all'appuntamento che Georgiana e io ci siamo date un po' prima dell'ora prevista per il concerto.

Salto la cena pur di essere puntuale, dopodiché mi imbarco nell'ardua impresa di fermare un taxi che, all'ora di punta, mi porti dall'albergo alla Royal Albert Hall. Giunta dinnanzi alla sala concerti, esibisco un pass fornitomi dall'entourage della mia migliore amica per poter avere libero accesso dietro le quinte, dove Gigì sta provando da ore.

Seguo la musica fino a una stanzetta laterale, imbattendomi per caso in Thomas Bertrand. La sua apparizione mi coglie di sorpresa, nondimeno un'occhiata all'Ordine di Gran Croce appuntato sul petto, sopra una camicia bianca cucita su misura, perfettamente coordinata con uno smoking di ottima fattura, chiarisce la faccenda.

Il nominativo del CEO di Bertrand Company, infatti, figurava nella lista delle personalità insignite dell'onorificenza da parte della casa reale britannica questo pomeriggio, ragione che giustifica la presenza del novello baronetto all'interno dell'edificio, poiché questa serata è stata organizzata a beneficio di coloro che hanno preso parte alla cerimonia d'investitura, ma non, specificatamente, nel backstage.

‹‹Si è forse perso, sir?››

‹‹Potrei rivolgerle la stessa domanda, miss›› ribatte, con notevole faccia tosta, però non sembra davvero interessato a conoscere la risposta, perché imbocca un corridoio laterale che porta alla platea senza concedermi diritto di replica.

Busso alla porta da cui provengono le note di un piano ben accordato, trovandomi di fronte una Georgiana parecchio nervosa. Vorrei indagare circa i motivi della comparsa non preventivata dell'amministratore delegato di Bertrand Company ma lo stato in cui versa la mia amica mi fa subito cambiare idea. Ho assistito ad altre sue esibizioni prima d'ora, però l'agitazione di cui la scorgo preda mi pare decisamente eccessiva, nonostante la levatura dell'evento.

‹‹Guardami, Gigì›› le intimo ‹‹Fai un bel respiro profondo insieme a me››.

Esegue, innervosendosi di più anziché calmarsi.

L'espressione corrucciata fa il paio con l'abito da sera scuro e i capelli acconciati in morbide onde strette in un raccolto basso.

‹‹È successo qualcosa di cui dovrei essere messa al corrente?››

Quello che siamo diventatiWhere stories live. Discover now