4.2 ~ "Se ho interrotto qualcosa ne sono felice"

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- Ehi, cosa ci fai qui?

Probabilmente, non era la domanda giusta da porgli. Avrei dovuto saltargli al collo e abbracciarlo, baciarlo. Ed è quello che feci ma con un ritardo di qualche minuto, tanto che Marco non mi strinse come il suo solito, ma lo sentii un po' rigido.

- Sono venuto a trovarti, mi mancavi un sacco.

Entrò in casa, si guardò intorno, lasciò cadere il borsone per terra e mi posò le mani sulle spalle per guardarmi bene negli occhi.

- Va tutto bene? Non lo so, non mi sembri molto contento di avermi qui - mi disse, un po' amareggiato.
- Ma certo che sono contento, che scherzi? Sono solo un po' sorpreso, non mi aspettavo che venissi già dopo neanche dieci giorni.
- Ho trovato un volo a dieci euro e ho colto l'occasione. Scusami se non ti ho risposto a pomeriggio, ma appunto non volevo che mi scoprissi. Sai che non sono bravo a dire le bugie - mi sorrise.
- Non ti preoccupare, l'importante che è tutto okay. Vieni qui - lo abbracciai.
- Ma certo, io mi fido di te.

E fai bene?
Non lo so, perché quando Simone mi si è spiaccicato addosso dopo la frenata a me il cuore un po' si è fermato.
Ho qualcosa che non va?

Arrivai comunque alla conclusione che il ritorno di Simone mi aveva tolto le sicurezze perché erano passati degli anni ed in tutto quel tempo io mi ero sempre chiesto se stesse bene, se ogni tanto mi pensasse e perché diamine mi avesse abbandonato in quel modo.
Forse ci ero legato inevitabilmente perché lui era stato il primo a mettere in subbuglio tutte le mie certezze, a portare a interrogarmi sulla mia sessualità.

Con Marco passammo la serata a mangiare patatine di fronte ad un film, la prima cosa che passavano in tv, che era il primissimo Spiderman.
- Comunque, andrò controcorrente, ma preferisco The Amazing Spiderman - dissi, mentre mi infilavo una manciata di patatine in bocca e ne assaporavo la paprika.
- Lo dici solo perché ti piace Andrew Garfield - rispose lui, guardandomi di traverso.
- No, ma comunque se non te piace Andrew Garfield c'hai un problema, sappilo.

Durante la notte, mi ritrovai a guardarlo dormire e ad interrogarmi se fosse lui quello che cercavo, quello che volevo.
Eravamo sempre stati bene insieme, poi da quando ero rientrato a Roma erano comparsi interrogativi da tutte le parti e non capivo esattamente per quale motivo.
Allora mi avvicinai, mi accoccolai contro di lui e mi addormentai lasciandomi cullare dal ritmo del suo respiro, che mise a tacere tutte le mie domande.

Il mattino seguente andammo da mia madre, appena svegli.
Lei lo accolse con gli occhi di chi stava cercando di trarne quante più informazioni possibili, ci guardava prima uno e poi l'altro in alternanza, come se ci stesse studiando.
Poi ci sedemmo ad un tavolino a consumare la nostra colazione.

Ad un certo punto, i miei occhi incontrarono quelli di Simone non appena varcò la porta insieme a Giorgia, che si trascinava stretta a lui.
Lo vidi alzare una mano, con un grosso interrogativo dipinto sulla faccia, dopo aver visto e riconosciuto Marco.
Si avvicinò a noi senza troppe titubanze, ed io subito pregai che quel momento passasse in fretta.

- Buongiorno, ragazzi. Io sono Simone, ci siamo visti in videochiamata l'altra sera - si affrettò a presentarsi a Marco, porgendogli la mano, e nel frattempo lo squadrò dalla testa ai piedi.
Assistei a quella scena con il rumore martellante dei miei battiti fin dentro alle orecchie.
- Oh, certamente! Che piacere conoscerti dal vivo - ribatté il mio ragazzo.

A volte non capivo se fosse serio o ironico, in questo caso mi era sembrato molto più sarcastico che sinceramente contento di conoscerlo.
Intanto Giorgia se ne stava impalata, in silenzio, a scrutare le reazioni di Simone.
Dopo uno scambio di comuni parole fra "conoscenti", i due in piedi si allontanarono e andarono ad ordinare al bancone.

Il tuo ritorno e altri disastri Where stories live. Discover now