9 ~ "Ti porto dove vuoi"

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La mia vita aveva acquistato finalmente un senso.
Le preoccupazioni avevano iniziato a scivolare via dalla mia testa e dal mio stomaco, da una decina di giorni.
Da quando Simone era diventato parte integrante delle mie giornate, da quando potevo dormire con un braccio intorno ai suoi fianchi la notte.
Da quando aveva iniziato a prendersi cura dei miei incubi, tutte le volte che venivano a trovarmi, portandomi un bicchiere d'acqua e baciandomi la fronte, per poi rimboccarmi le coperte e accarezzarmi i capelli fino a permettermi di addormentarmi di nuovo.
Fino a farli dissolvere, tanto che ora erano già tre notti che non sognavo di lui e quel brutto momento.

L'altra novità, era che Dante poi mi aveva contattato.
Mi aveva chiamato una mattina mentre io e Simone eravamo al supermercato per rifornire il frigorifero vuoto, che a detta del mio ragazzo eravamo vicini al "campare d'aria".

Dante mi aveva detto che, nella biblioteca di un Liceo Classico, si era liberato un posto che io potevo benissimo occupare, sotto suo suggerimento.
Avevo accettato volentieri il suo consiglio e il suo aiuto, avevo bisogno di un lavoro. Tornare a stare fra i libri, seppur in un ambiente diverso, era qualcosa che avrebbe potuto rendermi felice per davvero.
Mi aveva detto di andare da lui nel pomeriggio, per andare a parlare in questo posto con lui, per farmi conoscere e capire se fosse stato fattibile inserirmi.

Dopo aver chiuso la chiamata, mi ero lanciato addosso a Simone nel corridoio degli scaffali ricolmi di patatine e salatini, buttandogli le braccia al collo.
L'avevo guardato con occhi sognanti e gli avevo detto "Simo, tuo padre forse mi inserisce a lavorare in una biblioteca. Ma ce pensi?"
Lui aveva poi preso a mettere nel carrello almeno cinque pacchi di patatine diversi, olive, birre, crostini alla paprika e classici.

E la sera, a casa, aveva aspettato di vedermi tornare per accogliermi al buio, nascosto dietro al divano, con una decina di candele accese sparse per la cucina e la piccola sala.
La tavola agghindata con tutte le patatine e gli altri snack che aveva scelto accuratamente al supermercato.
"Allora? Ti hanno preso?" mi aveva chiesto, spuntando da dietro lo schienale del divano.
"Si, mi hanno preso" avevo risposto, correndo a prendergli il viso fra le mani e rotolando insieme a lui sul fondo del divano verde.

Avevamo fatto l'amore lì, fra le luci delle candeline e un paio già spente.
A fregarcene del cibo che ci attendeva nelle ciotoline ben disposte, per poi buttarci affamati a recuperarle subito dopo, con i capelli scompigliati e le labbra ancora rosse.

Adesso mancava un solo giorno all'inizio del mio nuovo lavoro.
Non riuscivo a smettere di sorridere, nonostante l'agitazione che abitava il mio corpo.
Simone studiava sui suoi libri, per un esame che doveva dare il giorno dopo, anche lui.

Sapevo di non doverlo fare, ma andai a distrarlo posandogli le braccia sulle spalle per poi circondargli il collo e scivolare con le mani verso il petto.
Mi avvicinai con la testa sulla sua spalla e guardai il libro sottolineato ed evidenziato.

- Manu, sto cercando di ripassare. Ti prego - mi pregò lui, con voce sofferente.
- Voglio solo abbracciarti un po', se non ti tocco ogni tanto non mi sembri reale.
Lo sentii sorridere. Poi si voltò verso di me e mi stampò un bacio sulle labbra, accompagnando il gesto con l'indice sotto al mio mento.

- Sai che pensavo? - fece, poi.
- Che?
- Che questa barba punge. Dovresti tagliarla.
- Non te fa venì strane idee - gli dissi, fuggendo subito dalla sua presa.
- Torna a studià, che è meglio - continuai.
Mi andai a sedere scomposto sul divano, le gambe che uscivano dai bracci laterali e la schiena un po' ritorta.

Sentii Simone chiudere il libro, probabilmente con una matita fra le pagine per non perdere il segno, come faceva di solito.
Avevo imparato a memoria tutti i suoi piccoli gesti, quei dettagli di cui ti accorgi solo quando una persona diventa il motivo per cui ti svegli con una strana luce negli occhi al mattino.
Venne a prendere posto accanto a me, che nel frattempo avevo tirato fuori il telefono dalla tasca dei jeans per rispondere a un messaggio di Chicca di un'ora prima.

- Ti prego - mi rivolse uno sguardo pietoso, con il labbro inferiore piegato verso il basso.
- Non mi fare 'sta faccia, giochi sleale.
- Dai, per una volta. Solo una volta. E poi domani inizi il nuovo lavoro, se ci arrivi col faccino pulito e sbarbato darai una sensazione di ordine.
- E metti che poi se innamora qualcuno, che fai? - lo provocai, con un sorrisetto e un'occhiata a squadrarlo dalla testa ai piedi.
- Ci deve solo provare. Si ritrova con la testa fra i libri.

Mi scappò una risatina e gli lasciai un piccolo bacio sul collo.
Sbuffai. Questo ragazzo era una piacevole tortura, ma sapeva essere tremendamente cocciuto quando si intestardiva sulle cose.
- La faccio, t'accontento. Ma solo per stavolta.
Simone mi rivolse il suo sorriso, pieno e felice come quello di un bambino con il suo giocattolino nuovo.

Mi alzai e raggiunsi il bagno, recupererai la schiuma da barba che fino a quel momento aveva sempre e solo usato Simone e iniziai a fare quel lavoro.
Non toccavo un rasoio da due anni, per l'unica volta in cui avevo provato a non accorciarla e raderla tutta, per poi pentirmene. Mi ero sentito spoglio fino a che non mi era ricresciuta.
Ma quando si trattava di accontentare i capricci di Simone mi lasciavo convincere con poco.

Lo vidi comparire vicino alla porta del bagno, lo guardai attraverso lo specchio, con la parte inferiore della faccia piena di schiuma.
- Non stavi studiando, te? - feci, passando poi il rasoio su una parte.
- Ti voglio guardare, mi interessa questa cosa. È affascinante.
- Te sei tutto strano.
- Lo so, me lo dicevi spesso anche tanti anni fa.
Incrociò le braccia sul petto e si avvicinò piano.
- Posso fare io? - mi chiese.
- Me devi sfregià? - replicai, guardandolo con il rasoio a mezz'aria.

Mi tirò un colpo sulla spalla e sorrisi, per poi passargli fra le dita il rasoio che stavo utilizzando.
Lui andò in cucina a prendere due sedie, le sistemò vicine e mi invitò a sedermi, per poi posizionarsi di fronte a me.
Le gambe incastrate, i volti vicini, iniziò a radermi.
Eravamo entrambi silenziosi, compiva il movimento a ripetizione, i suoi occhi grandi e concentrati a passare la piccola lama senza farmi del male.

Era così bello, nei suoi lineamenti spigolosi, ma armoniosi. Gli occhi illuminati dalla flebile luce giallastra del piccolo ambiente, le labbra strette quasi protese, un gesto che gli veniva automatico quando era preso da quel che faceva.
Mi persi in quel momento, che mi apparve estremamente intimo.
E non potei fare a meno di pensare a quanto fossi fortunato ad averlo accanto, a poterlo baciare, toccare, tutti i giorni.
Cosa avevo fatto per meritarmelo?

Abbassai gli occhi, per un momento, per prepararmi a ciò che stavo per dirgli.

- Ti amo.

Simone rimase bloccato con il rasoio sotto lo scorrere dell'acqua, lo sguardo rivolto al lavello grondante.
Poi lo vidi deglutire e voltarsi piano verso di me.

- Che hai detto?
- Ho detto che ti amo, Simone. E voglio dirti che se va tutto bene con questo lavoro e tu finisci con l'università, ti prendo e ti porto dove vuoi. Vuoi restare a Roma? Ci restiamo. Vuoi andare a vivere in Islanda? Ti ci porto. Vado ovunque, ma con te. In una casa più grande, magari con un cane e un gatto, una vasca per farci il bagno caldo insieme quando torniamo esausti dal lavoro. Qualunque cosa, basta che rimani con me.

Simone rimase con la bocca schiusa per qualche secondo interminabile.
Ebbi il terrore che stesse per dirmi che no, non era lo stesso per lui.
Forse ancora non mi amava, era troppo presto. Forse avevo esagerato con le aspettative.

Ma invece poi sollevò le gambe e le portò a incrociarle dietro la mia schiena, si fece più vicino e sistemò la testa su di me, nell'incavo fra la spalla e il collo.
Si strofinò sul tessuto della mia maglietta e mi strinse forte.

- Vado ovunque, ma con te. Perché ti amo anche io, Manuel. Da almeno cinque anni.

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Ciao a tutti <3
Questo è un capitolo un po' più corto rispetto agli altri, anche un po' diverso, ms necessario.
Vi volevo avvisare che ci avviciniamo alla fine, penso un paio di capitoli altri, o tre.
Grazie sempre per tutti i vostri commenti e voti, vi voglio bene. 🤧💓

Il tuo ritorno e altri disastri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora