10.1 ~ "Ovviamente"

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La biblioteca di quella scuola era un luogo estremamente tranquillo e rilassante.
Mi ricordava un po' la libreria in cui avevo lavorato a Milano, ma cinque volte più grande e con un numero non quantificabile di libri in più.
Mi feci un giro fra gli scaffali, soprattutto nel reparto di filosofia.
Accarezzai alcuni dorsi, mi fermai vicino al nome di Schopenhauer e ne estrassi un volume.
Lo sfogliai, lasciando che le dita si posassero sui fogli delicatamente, come piume, per non sgualcire nulla.

Mi ricordai della lezione di Dante Balestra, il giorno del compleanno di Simone, e di quello che successe fra noi quella sera.
Era passato un sacco di tempo, né io né lui avremmo mai potuto immaginare di arrivare a vivere insieme, dopo esserci persi e poi ritrovati.
Sorrisi e trattenni il labbro inferiore sotto ai denti, ripensando a quanta strada avessimo fatto e com'era bello adesso svegliarsi con lui, la mattina.

Il resto della giornata lavorativa scorse tranquillamente, spolverai dei volumi e riposi dei libri restituiti, sistemai delle schede di alunni.
Mi pareva strano essere in una scuola ma stare dall'altra parte, anche se non avevo il ruolo di un professore.
Poi mi vibrò il telefono in tasca e quando lo recuperai vidi che era Simone che mi aveva mandato un messaggio:

"Esame superato!"

Lo chiamai per complimentarmi e mi rispose dopo cinque squilli, più del suo solito.
Lo sentii subito strano, qualcosa non andava, ma non riuscii a captare che cosa.
Forse era solo l'ansia appena scivolata via, il fatto di essere libero fino a dopo le feste di Natale, non aveva ancora realizzato di potersi godere le giornate senza studiare fitto per un po'.

- Ma non sei contento? Hai preso anche un bel voto - gli dissi, mentre passeggiavo fra i banchi vuoti e in legno della biblioteca, la mano libera in tasca ai pantaloni.
- Certo che sono contento, dai ti aspetto a casa - fece lui, con tono trattenuto.
Non capivo perché mi stesse liquidando così, lo conoscevo fin troppo bene da capire che mi stesse nascondendo qualcosa e bastò per farmi cadere in preda all'agitazione.
Pensai a quel breve scambio di parole per le successive due ore che mi separavano dal ritrovarlo a casa per potermi mettere l'anima in pace.

Quando il mio turno si concluse, corsi diretto alla macchina e mi portai a casa nel più breve tempo possibile.
Prima di aprire la porta, mi fermai ad udire i rumori che sentivo provenire dall'interno.
Stava cucinando qualcosa, si sentiva il suo modo frenetico di sbattere i piedi per terra per spostarsi da una parte all'altra della cucina.
Sorrisi e mi sfregai le mani, tirai fuori l'aria e inspirai.
Poi entrai.

Lo trovai indaffarato di fronte ai fornelli, stava cuocendo delle omelette.
Sul tavolo era già tutto apparecchiato a dovere, c'erano anche delle olive per stuzzicare qualcosa prima che fosse pronto.

- Oh, sei tornato - fece lui, strofinandosi le mani appena lavate sulla felpa.
Rimasero le impronte sul tessuto e mi soffermai a guardarle per qualche secondo in più.
Continuavo a sentire qualcosa di strano nel suo tono di voce, ma non volevo allarmarmi.

Mi avvicinai e lo raggiunsi, mi ricavai uno spazio sotto al suo braccio e mi girai con lui verso i fornelli, guardandolo portare a termine la cottura della prima omelette con una sola mano libera.
- Come è andato il primo giorno? - mi chiese, mollandomi un piccolo bacio sulla tempia.
- Bene, è andato più che bene. Un posto tranquillo - chiusi gli occhi, abbandonami al suo abbraccio, mentre con le dita mi accarezzava i capelli.

Era quello il mio modo di sentirmi a casa, accostato a lui sotto la sua ala protettiva che mi faceva apparire come il piccolo della situazione.

Quando tirò fuori anche la seconda omelette andammo a prendere posto a tavola, ma prima di sedermi presi la ciotolina delle olive, andai da Simone che stava mettendo in piatto il pranzo e gli posai delicatamente fra le labbra un'oliva.
- Sicuro che vada tutto bene? Mi sembri strano - feci io, cercando di tastare il terreno in modo morbido.
- Si, certo. Va tutto bene. Forse devo ancora realizzare che posso rilassarmi per qualche giorno.

Il tuo ritorno e altri disastri Où les histoires vivent. Découvrez maintenant