trentasette

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È ormai quasi una settimana che Dwight impartisce ordini a destra e a manca, guadagnandosi stima ed empatia di colui che in un qualunque momento potrebbe smascherare la sua vera natura e rovinarlo. Ha le spalle coperte con quell'alleanza... no, non alleanza, amicizia. Mallory e il primogenito dei Kray ad oggi appaiono affiatati, quasi si conoscessero da tutta la vita. L'uomo di legge ha sviluppato una sorta di asservimento, paragonabile – se potessero vederlo se ne accorgerebbero – a quello che Colin cela meticolosamente nei tuoi confronti. La differenza sta nel destinatario di tante cure: Dwight sa, non è dotato della tua ingenuità e manipola volontariamente quel pover'uomo per egoista esigenza, per bramosia di potere. Tu, al contrario, sei la pura di cuore e hai ragione di temere che chi ti affianchi non lo sia; dunque, ignori che Colin possa sentirsi servile nei tuoi confronti. Sei guardinga, spaventata e determinata a non subire altri sgambetti. E sebbene il tuo corpo sia calamitato da quello del piccolo Kray da ancor prima del vostro incontro, sebbene percepisca la sua presenza senza l'aiuto della vista, non sei così stolta da farti raggirare due volte dalla stessa famiglia.

Mallory, poverino, crede di star agendo per mano della giustizia, di star dando protezione a un re severo ma capace.

"Tieni premuto sulla gamba." un uomo in divisa si accovaccia sul ciglio della strada. Nel centro della via principale, un corteo di uomini e donne dell'East Side va in contro alla polizia con fare furioso. L'agente Tucker è l'unico ad aver degnato d'umane attenzioni Patrick Roden, da poco colpito da proiettile vagante. Quello era stato il fischio d'inizio di una guerriglia a cui nessuno sarebbe voluto giungere, ma è stato inevitabile. L'uomo che giace sul marciapiede tamponandosi la ferita d'arma da fuoco con entrambi i palmi è niente meno che l'organizzatore della rivolta. E sfidare lui vuol dire sfidare tutto il suo esercito.

"Non voglio il tuo aiuto! Corrotto bastardo!" inveisce l'uomo contro il poliziotto. Lo fa a denti stretti a causa del dolore, scoprendo così che a Tucker non serva il consenso per salvargli la vita. Senza emettere un suono, deciso a prestar soccorso, l'agente si appresta a liberarlo dalla morsa dei jeans sul polpaccio e a legare un pezzo di stoffa al di sopra della ferita. Per un attimo Patrick si convince che faccia parte di quella minuscola frazione di soldati che il cancro dei Kray non è ancora riuscito a infettare. E da lì a poco, quando riesce a fermare l'emorragia, la mente della rivolta decide di fidarsi del nemico.

"Hai bisogno di cure mediche. Deve vederti un dottore, uno vero che possa toglierti la pallottola dalla gamba e ricucirti." Afferma Tucker, esibendo un'espressione dolce e gentile. È così strano sentirsi al sicuro sapendo d'esser con un poliziotto? Dopo tutto ciò ch'è venuto a galla di recente e con la consapevolezza del tipo di città ch'è Dustville? Qualunque sia la risposta giusta, il dolore non consente a Patrick il tempo o la concentrazione necessari per rifletterci.
"Come ti chiami?" si limita a chiedere, in cerca di un'ulteriore dimostrazione d'umanità.
"Gabriel Tucker." Risponde senza esitazione. "Ti porterò al sicuro. Te lo prometto. Ma preferirei farlo prima che ci arrivi un fumogeno."

Così le strade di Tucker e Roden si sono incrociate. Con un braccio attorno alle spalle dello sbirro, Patrick si è dato la forza di zoppicare fino alla volante. E sul sedile posteriore si è curato solo di alternare lo sguardo tra la ferita, il guidatore e la via percorsa dalla macchina.

"Mi dispiace." È Tucker a infrangere la cappa di silenzio che s'è creata negli ultimi due minuti di viaggio. Mentre un cupo alone comincia a scurire il volto del manifestante e dei freddi brividi s'arrampicano sulla sua pelle olivastra, una vocina nella sua testa fa sorgere i primi reali dubbi. Di cosa gli dispiace esattamente? "Per la situazione con la Yakuza." Risponde alla domanda mai pronunciata. Ma in Gabriel c'è qualcosa di strano, è come se non rispondesse davvero, come se mentisse per tener cara la pelle. Quel dispiacere fa eco, ora, come se fosse sfuggito a un ingenuo bambino.

"Quella. Sì." Prosegue dunque Patrick con un mormorio. "Dispiace anche a me." 

Il Filo BiancoTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang