Capitolo 5

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Draco
Quella mattina mi svegliai con un rumore metallico nelle orecchie. Mi guardai intorno e tutto mi sembrava normale: i cuscini erano al loro posto, i vestiti ripiegati ordinatamente sulla sedia e quell'affare con le lancette che suonava alle otto del mattino tutti i giorni era sempre fermo là.
Certo, se sapessi come evitare che quella cosa suoni tutti i giorni così presto, mi sveglierei più volentieri.

Persone ridevano, forse c'era anche della musica? Scendendo le scale potevo sentire piedi saltare e forchette colpire i piatti. Arrivai alla fine delle scale, per poi trovarmi davanti a me una delle scene più belle mai viste: Hermione che rideva e ballava con Luna.

Vederla ridere era come una ventata di aria fresca per i miei polmoni, come respirare dopo essere stato con la testa sott'acqua per delle ore. Lei però, non provava lo stesso.

Appena mi vide, il suo viso cambiò, il suo sorriso svanì e i suoi capelli, sempre indomabili, ricadevano adagio sulle spalle. Il suo petto si muoveva in maniera frenetica, cercando di prendere aria dallo sforzo appena compiuto.

A differenza mia, io non ero aria per lei. Io ero terrore, ero odio. Io ero fuoco, e se si avvicinava troppo, rischiava di scottarsi.
Ma come fare? Come potevo farle capire cosa provavo per lei? L'avrei dovuta conquistare da capo, e ci sarei riuscito.

Scostai la sedia dal tavolo e mi sedetti, guardando davanti a me quella melma biancastra che loro chiamavano porridge. Ma chi riusciva a mangiare roba del genere? Presi un cucchiaio e in silenzio iniziai a deglutire quella poltiglia senza sapore.

Sentivo il suo sguardo su di me, guardarmi e studiarmi. Il suo sguardo erano coltelli, che ferivano il mio cuore stanco. Stanco di essere il cattivo. Stanco di doverla guardare da lontano, sapendo che lei non vedeva altro che un Mangiamorte. Sapendo che l'unica persona che voleva, era veramente un Mangiamorte. Quel dannato Ron Weasley.

***
Il pavimento scricchiolava sotto i miei piedi, pesanti per lo sforzo e l'ansia che avevo in corpo.

-Posso?- dissi aprendo lentamente la porta. Non volevo spaventarla, ma solamente parlare con lei.
Il suo sguardo si posò sul mio, nel momento in cui aprii la porta. Quei suoi capelli che un tempo stringevo nella mano mentre lei diceva il mio nome nell'orecchio. Quel collo, candito, che un tempo era il mio dolce. Quelle labbra, che un tempo ridevano per me.

-Certo, dimmi. Ma rimani fermo là e non ti avvicinare-
Ecco. Le parole colpirono il mio cuore come una Maledizione Cruciatus. Non dovevo mollare.

-Immagino che tutto questo sia difficile per te. Non sarò qui a pregarti di tornare con me perché so che sarebbe uno sforzo inutile. Hermione, so che non ti fidi di me, ma so che ti fidi di Potter. So quanta fiducia riponi in lui quindi ti supplico di credergli. Credi in lui e prova a credere nel nostro amore-

-Io non so se sono in grado di farlo- il suo sguardo ormai non guardava più me, ma le sue mani, che in maniera agitata giocavano tra di loro. Era colpa mia, io le facevo paura.

Lentamente mi avvicinai, chiusi la porta dietro di me. Il pavimento continuava a scricchiolare.
-Hermione, proverò a farti cambiare idea fin quando sarò in vita. Non mi aspetto che tu ricordi tutto, riuscirò a farti innamorare di nuovo di me, per dimostrarti che io non sono quel bambino biondo che ti chiamava Mezzosangue. Io sono un uomo adesso, un uomo pronto ad amarti e a passare il resto della vita con te. Ti chiedo solo, ti andrebbe di venire a pranzo con me?-

-Non possiamo uscire-

-Hai ragione, stavo infatti pensando a un romantico picnic di fronte alla porta di casa. Ci stai?-

E lentamente, quelle labbra che un tempo erano riservate a me, pronunciarono un leggero Okay.

***
Era tutto pronto. Il cestino sul tavolo. La camicia ben sistemata e il profumo che le piaceva tanto lo avevo indossato. La aspettavo davanti alla porta di casa, pronto a riuscire nel mio intento. C'ero riuscito una volta, perché non ci sarei dovuto riuscire?

Eccola, con un vestitino rosso e le ballerine ai piedi. La più bella visione mai vista. Non riuscii a distogliere lo sguardo dalle sue gambe, immaginandole aperte per me.

-Sei pronta?-
In risposta ottenni solo un cenno del capo, ma non mi potevo lamentare.
Presi il cesto, la coperta e aprii la porta per farla passare. Rimase un po' interdetta ma accettò.

Che il nostro primo appuntamento abbia inizio.

~~~

Ehi gente, eccomi di nuovo. So che è tardi e sono passati anni, ma ci voglio riprovare. Spero che ci sia ancora qualcuno qui a leggere le mie storie.
Grazie ancora

Sorry ||DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora