Capitolo sette

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"Mi sei mancato così tanto, Kurt..."
"Anche tu. Tanto..."



"Blaine sei sicuro? Io-"
"Sì. Sono sicuro."









Se ne stava sdraiato sul suo letto, fissando il soffitto, con le mani intrecciate dietro la testa, provando a spegnere la mente con scarsi risultati.

Si voltò verso la sua sveglia pelosa che puntava le due di notte, sospirando sconfitto. Non avrebbe preso sonno. Non quella notte.

Lo aveva fatto, di nuovo.

Si era fatto convincere, di nuovo. Aveva donato il suo corpo a chi forse meritava di meglio. Non aveva avuto la forza di resistere o forse, non ci aveva provato abbastanza. Si era lasciato andare e aveva avuto la giusta dose di carattere per riuscire a farlo.

Kurt Hummel aveva fatto l'amore col suo ragazzo, dopo settimane di lontananza, di nuovo.

E lo aveva fatto alla grande.

Era riuscito a convincere il suo ragazzo che tutto era nella norma, che nulla era cambiato.

Aveva acconsentito ad aspettarlo dopo lo show e, a mezzanotte in punto, si era presentato a casa sua, con gli occhi più stanchi, sinceri e innamorati che avesse mai visto.

Lo stavano supplicando. Adam lo stava supplicando, seppur in totale silenzio.

Aveva bisogno di vivere il suo ragazzo nella sua totalità. Aveva bisogno di connettersi al suo corpo per cercare di sentirlo più vicino.

Erano settimane che era distante. Forse lo stava trascurando troppo a causa del suo lavoro. Forse Kurt si stava allontanando da lui, a causa delle centinaia di serate nelle quali restava solo, giacché lui le passava a lavorare.

Forse Kurt aveva semplicemente bisogno di sentirsi amato.

Ed era corso da lui, subito dopo aver finito il suo spettacolo, con una forza tale da poter uccidere chiunque avesse cercato d'intralciare la sua folle corsa verso Kurt.

Kurt era andato ad aprirgli più bello che mai, in tenuta da casa, stringendo un tè caldo, che gli preparava sempre, sapendo quanto gli piaceva tornare alle sue origini inglesi, di tanto in tanto.

Aveva ancora gli occhi spenti delle ultime settimane, ma Adam riusciva a vedere quanto Kurt si stesse sforzando per... provarci.

Provavaa sorridere. Provava a stargli vicino, accarezzandolo dolcemente. Provava ad essere presente.

E la colpa dell'allontanamento di Kurt, era sicuramente sua. Lo aveva trascurato, pensando alla carriera e Kurt si era sentito solo, di nuovo.

Sapeva quanto aveva sofferto i primi tempi a New York. Aveva la sua migliore amica, Rachel Berry, e l'altra sua stramba amica, Santana Lopez, a fargli compagnia, ma, in ogni caso, si sentiva piuttosto solo e aveva sempre avuto timore nel pensare al reale perché sentisse tanta nostalgia di casa.

Una parte di sé sapeva che non era soltanto il padre a mancargli così tanto. Una parte di Adam aveva sempre rivolto le sue paure su ... Blaine.

Il modo in cui Kurt parlava - quando riusciva ad estorcergli qualche piccola parola - di loro.
Il modo in cui sembrava che la sua espressione s'incupisse, facendogli intendere che non era passata completamente come Kurt affermava.
Il modo in cui lo aveva trovato ancora a piangere, davanti Moulin Rouge, al passaggio di quella canzone, che sognavano di duettare insieme al loro matrimonio.

Il modo in cui Kurt era cambiato da quando Blaine era tornato.

Tutto gli faceva credere che Kurt non provasse nostalgia soltanto per la sua famiglia. Tutto gli faceva credere che non era soltanto l'assenza di Adam il vero problema.

Voleva crederci, con tutto se stesso. Voleva dare tutta la colpa a se stesso per aver spezzato qualcosa tra loro, sperando che quella notte, almeno un pochino, lo avesse risanato. Ma, da quando nella vita di Kurt era tornato quel ragazzetto pieno di sé, era come se quella distanza fosse inevitabilmente aumentata, fino a far diventare Kurt sbiadito ai suoi occhi... Quasi un ricordo di ciò che erano realmente stati.


Ma Kurt gli aveva fatto sparire ogni dubbio. In quegli istanti in cui i loro corpi si erano ritrovati, di nuovo, aveva sentito Kurt così vicino, che ogni paura era sparita nel nulla, scoppiata nel vuoto come una leggerissima bolla di sapone.

Forse i loro problemi non erano del tutto risolti, ma Kurt era riuscito a far credere ad Adam che fosse tutto a posto.

E mentre se ne stava sdraiato, ogni pensiero di Adam graffiava la sua mente. Li conosceva tutti, uno ad uno. Riusciva a leggere oltre quegli occhi blue che provavano a sorridergli fingendo che andasse tutto bene. Sapeva cosa Adam stesse passando in quel periodo e sapeva che fare l'amore con lui, provando ad essere il più dolce e naturale possibile, avrebbe rimesso le cose apposto.

Peccato che Kurt non aveva fatto l'amore con Adam, quella notte.

Il suo corpo era con Adam, questo era certo, ma la sua mente era altrove.

Aveva chiuso gli occhi, stringendoli con forza e, quando li aveva riaperti, non c'erano due splendidi occhi azzurri che lo guardavano. Ma, c'erano due occhi grigi, scuri e lucidi di passione, che lo stavano scopando con tanta forza, guardandolo con così tanta lussuria, da far tremare ogni parte del suo corpo.

C'era Blaine sopra di lui e Kurt riuscì a rispondere col suo corpo ad Adam, regalandogli un orgasmo da sogno, riuscendo perfettamente a sostituirlo con Blaine, venendo a sua volta, trattenendosi dall'urlare il suo nome.


Si sentiva uno straccio. Si era comportato da bastardo, di nuovo.

Ma era stato più forte di lui. Nemmeno ci aveva provato... semplicemente Blaine gli era apparso, e lui aveva soltanto risposto a quella visione, facendo credere al suo ragazzo che stesse godendo e amando lui.

Era una settimana che non lo vedeva.

Si era assentato troppo dal suo impegno a Vogue.com e, ogni pomeriggio, era corso da Isabelle, cercando di recuperare tutto il lavoro perso. Era ancora un semplice stagista, ma ci teneva a quel lavoro. Riusciva a farsi sentire e riusciva a dare un pezzettino di sé alle loro decisioni, seppur non fosse compito suo.

E, pensando al proprio lavoro, aveva provato ad allontanare Blaine dalla sua mente. Gli stava facendo male. Tutto ciò che lui stesso aveva creato, gli stava facendo male.

Lo pensava, continuamente. Lo voleva, costantemente. Lo sognava, inevitabilmente.

Quella piccola parte di sé che aveva accantonato Blaine, per qualche mese, facendolo riaffiorare nei suoi pensieri, solo e quando, lui stesso voleva, aveva perso il suo potere.

Il potere fisico e mentale di Kurt Hummel, di dimenticarlo, era totalmente sparito, di nuovo, facendo in modo che Blaine Anderson fosse l'unico argomento che, alla sua mente e al suo cuore, interessava.

Sospirando, sentendosi doppiamente in colpa, per pensare soltanto a quel dannato nome, dopo aver appena fatto l'amore col suo ragazzo, scattò dal letto, quando dei leggeri rintocchi risuonarono dalla sua porta metallica.

Ruotò gli occhi al cielo, conoscendo perfettamente Adam. Aveva sicuramente dimenticato qualcosa.

Si avviò non preoccupandosi di rivestirsi, coperto soltanto dei pantaloni del pigiama e di una canottiera leggera, cercando intorno qualsiasi cosa che avesse potuto dimenticare il suo ragazzo.

Non riuscì a trovare nulla di sua proprietà e aprì la porta scorrevole, ridacchiando.


"Tesoro, cos'hai scordato questa volt-?"


E dovette bloccarsi, restando totalmente pietrificato a ciò che i suoi occhi scioccati stavano guardando.

Blaine, sulla sua porta. Alle due di notte. Sudato, bagnato e con occhi così rossi, da fargli intendere che o si era drogato - il che lo escludeva visto che Blaine era una specie di "angelo" e a stento toccava alcool - o che aveva pianto... e parecchio.

Ma non stava piangendo. Non in quell'istante.

Lo stava guardando con occhi gonfi pieni di qualcosa d'indecifrabile. Era... arrabbiato? Triste? Impaurito? Kurt non riusciva a capirlo.

Si trovò a respirare pesantemente, sentendo l'agitazione prendere ogni parte di sé, inducendolo a rabbrividire, mentre Blaine continuava a fissarlo, pugni stretti lungo le gambe, senza dire una parola.

"Blaine che-che ci fai-?"

Non riuscì nemmeno a balbettare qualcosa d'insensato, che se lo trovò addosso, testa premuta contro il suo petto, tremando di freddo e di chissà cosa.

"Stringimi."

Kurt rabbrividì alla voce di Blaine, totalmente irriconoscibile. Ferma. Forte. Delusa.

Aveva bisogno di stringerlo, ma Kurt sentiva che qualcosa non andava. Sembrava ce l'avesse con lui, ma aveva comunque uno strano ed incontrollabile bisogno di essere stretto tra le sue braccia.

E lo fece. Obbedì, portando i palmi alla schiena di Blaine, stringendolo a sé, con forza, senza accarezzarlo, premendolo con tutta la forza che aveva contro di lui, mentre tutto il corpo tremava sotto le sue mani.

"Blaine che-che è successo?"

Blaine si strinse ancora di più a lui, mentre anche il suo respiro tremava, ansimando contro il petto di Kurt, impazzito sotto il suo orecchio.

Era pieno di troppe cose, che riempivano i suoi tremolii in quell'istante, da non riuscire a staccarsi da Kurt. Voleva parlare. Era arrabbiato, ma aveva bisogno di lui.

Doveva dirglielo. Era corso lì apposta.

Poi aveva visto quel bastardo, con i capelli totalmente sconvolti, un sorriso ebete sulle labbra e i vestiti stropicciati, lasciare l'edificio e si era ritrovato a nascondersi, tirando un pugno al muro, provocandosi un livido che sarebbe rimasto a lungo.

Il pianto era sparito. In un istante. Le sue lacrime erano state sostituite da una rabbia incontenibile che poche volte aveva provato nella sua vita. Aveva bussato a quella porta, dopo interi minuti nei quali convinceva se stesso di non correre dietro quello stronzo e di prenderlo a pugni, facendogli sentire tutto ciò che gli aveva portato via in quell'anno, in cui aveva fatto in modo che Kurt s'innamorasse di lui.

Ma non c'era riuscito.

Aveva passato quasi mezz'ora, dando pugni al marmo delle scale, sulle quali era rannicchiato, cercando di calmarsi e, come una calamita, era stato attratto comunque dal pensiero di Kurt, a pochi passi da lui, e, correndo, era arrivato alla sua porta, bussandoci contro, piano, sapendo perfettamente che Kurt fosse sveglio.

E lo era.

Era corso alla sua porta, con una vocina dolce e accondiscendente, segno che credeva fosse tornato il suo amato ragazzo, ma si era trovato Blaine, sconvolto e bisognoso di averlo vicino.

"Blaine..." Sussurrò, impaurito, non avendo idea di cosa stesse succedendo. Poche volte lo aveva visto in quello stato. Continuava a tremare, senza versare una lacrima, e si stringeva a Kurt, aggrappandosi a lui, facendogli quasi mancare il respiro.

"Blaine ti prego, che diavolo è succes-"

"Sebastian."

Blaine lo bloccò, facendogli mancare il respiro a quel nome. Se Blaine era in quello stato, voleva dire o che avevano litigato o che Sebastian gli aveva fatto qualcosa di male?

Iniziò a tremare a sua volta, pensando a cosa fosse potuto accadere, avendo bisogno di saperlo seduta stante. Tirò su col naso, prendendo un grosso respiro, e si rese conto che un leggero alone d'alcool arrivava dai capelli di Blaine che solleticavano sul suo mento e iniziò ad agitarsi doppiamente sapendo quanto poco Blaine reggesse l'alcool.


"Blaine che è successo? Ti-ti ha fatto del male?" Sussurrò, con voce spezzata, iniziando a pensare ad ogni modo per farla pagare a quel bastardo. Era stato sicuramente lui ad indurlo a bere e se n'era approfittato. Ne era certo.

Sapevache avrebbe sbagliato qualcosa. Sapeva che Blaine sarebbe stato l'unico a soffrirne.

Era Sebastian Smythe. Soltanto Kurt ricordava che aveva cercato di accecarlo, soltanto per una stupida competizione canora?

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