Capitolo 18 - piano A,B,C

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Circa 30 anni prima

Chandra

Per fortuna ho sempre avuto il sonno leggero. Mi destai a causa di alcuni rumori molto flebili, un vociare proveniente da fuori. Mi sporsi allarmata e, nel girare il busto, diedi fastidio a Noienyr spingendolo a mugugnare nel sonno. All'inizio non notai nulla di strano, poi un verso stridulo attirò il mio sguardo verso l'alto. Due Grandi Nibbi si stavano avvicinando. I lunghi capelli neri tipici dei figli di Thas che ondeggiavano al vento erano l'unica cosa che riuscivo a distinguere nitidamente. Senza mezzi termini scossi il ragazzo ancora addormentato.

«Noienyr! Svegliati! Ci sono delle guardie!» Le mani mi tremavano mentre agganciavano le sue spalle possenti. Il cuore iniziò a martellare come se volesse abbandonare la sua posizione nella gabbia toracica e salirmi su per la gola.
«Cosa...?» bofonchiò.
«Delle guardie in volo! Stanno arrivando qui!»

Il ragazzo si tirò a sedere, realizzando pian piano il pericolo.
«Hai capito o no? Vengono da Espaea! Staranno cercando noi!»
«Sì, sì, ho capito! Sto pensando, un attimo!» mi zittì sotto voce, come se potessero sentirlo. «Non riusciremmo mai a fuggire con la carrozza. Sai andare a cavallo?»
L'intestino mi si stritolò. «No, non ci sono mai andata...»
«Come fai a non essere mai salita su un cavallo?!»
«Non ha importanza adesso! Non posso scappare, devi andare tu.»
«Ma mi vedrebbero!»
«E allora qual è la tua idea? Vedrebbero anche me!»

Noienyr iniziò a torturarsi le labbra con i denti e a sfregarsi i palmi delle mani. Si schiarì la voce, ma la frase gli uscì comunque roca: «Non è cosa rara che un figlio di Ixion si rechi a Espaea, quindi a me non faranno tante domande. Il problema è come spieghiamo la tua presenza.»

Rimasi a bocca aperta. «Allora non ci arrivi! Cercano un figlio di Ixion e una figlia di Seshat, insieme!»
«Lo so! Ma se fossi da solo non avrei problemi a passare, a te farebbero molte più domande!»
«E come faccio a scomparire?» sbraitai, alzandomi. Data la mia statura ridotta, ci stavo comodamente nello stretto abitacolo della carrozza. Guardando fuori, ora i grandi pennuti che trasportavano le guardie erano a poche decine di metri da noi.

«Possibile che non conosci qualche magia? Non hai con te una pozione utile?»
«E a te non viene in mente nessun pensiero brillante, visto che sei figlio del dio dell'ingegno?» ribattei con tono piccato. Dalla sua frase precedente mi ero sentita punta sul vivo: era come se avesse insinuato che fossi una buona a nulla. I figli di Seshat difficilmente sanno manipolare la magia così dal niente, è un'arte complessa e riservata ai diretti discendenti della dea. Non potevo scomparire nel nulla con un gesto della mano, Noienyr lo sapeva benissimo.

Delle lacrime iniziarono a punzecchiarmi gli occhi. Alzai il mento rivolgendo lo sguardo al soffitto color ocra e tempestato di fiorellini e gemme dipinte. Pensai a cosa avessi nello zaino, ma l'unico oggetto che non fossero abiti e prodotti destinati al viaggio era il libro che avevamo rubato. Forse, se avessi avuto lo stilo, avrei potuto trovare una runa per diventare invisibile o catapultarmi altrove.

«Okay, ci sono» interruppe i miei pensieri Noienyr. Quando riabbassai il viso si accorse che avevo gli occhi lucidi.
«Ehi, andrà tutto bene» mi rassicurò prendendomi il viso tra le mani che, tremando, erano tutt'altro che rincuoranti. Mi scoccò un bacio sulla fronte, poi su entrambe le palpebre. Le sue labbra ebbero il potere di scaldarmi un pochino, facendomi passare almeno l'amarezza dovuta al piccolo screzio di poco prima.
«Ho in mente un piano. Non so se sia l'idea migliore, ma è l'unica che abbiamo adesso.»
Detto ciò, mi spiegò velocemente ciò a cui aveva pensato, finché le sentinelle non furono sopra di noi e ci intimarono a gran voce di uscire.

»Detto ciò, mi spiegò velocemente ciò a cui aveva pensato, finché le sentinelle non furono sopra di noi e ci intimarono a gran voce di uscire

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