Cinque

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La testa di Christian, la mattina seguente, sembrava sotto bombardamento.

Il suo corpo si svegliò prima dei suoi occhi, infatti, quando si portò la mano in faccia a coprirsi dalla luce del sole che era entrata in stanza, era già seduto.

Quando percepì grazie al suo stomaco che ormai era già mezzogiorno, si lasciò cadere di nuovo sul cuscino mormorando un "chi mi ha messo un picchio nella testa?".

"Se non avessi bevuto ora staresti bene" lo rimproverò con un grugno Alex nel materasso di fianco, che era stato svegliato dai lamenti dell'amico.

"Mamma perdonami" piagnucolò in risposta, pieno di sarcasmo. "Ho diciotto anni e sono un incosciente".

"Lo so benissimo"  Si girò finalmente a guardarlo. "Come ti senti?"

"Come se avessi Picchiarello in testa" rispose ovvio il ballerino. "Non hai sentito cos'ho detto poco fa?"

Alex sospirò, si era quasi dimenticato quanto fosse scorbutico Christian di prima mattina. "Non mi riferivo a quello, idiota".

"A cosa allora?"

"Mi stai prendendo in giro?" Alex si tirò su un gomito, guardandolo serio.

"Io, frate, ti giuro che non ho idea di cosa tu stia parlando" Si portò la mano al cuore.  "Ma ho fatto un sogno strano. Praticamente c'eravamo io e Mattia su un'amaca e..."

"E vi stavate per baciare" tentò l'amico fingendo di pensare, portandosi l'indice sul mento.

"Come hai.."

"Bah, intuito? Il fatto che sia un finale estremamente scontato? Magari vi ho visti davvero in quella situazione ieri sera? Chissà".

Il ricciolino schizzò in piedi come se gli avessero tirato una grossa secchiata di acqua fredda addosso.

"Ah ora ti ricordi?" Rise l'amico.

"Che cazzo dici Alex?"

"Chri, ti giuro su tutto ciò che esiste che io, Cosmary ed Elena vi abbiamo visti".

"No. Non è possibile" Sembrava veramente sconvolto.

"Ero uscito con le ragazze per una sigaretta e vi abbiamo visti praticamente incollati. Mattia ti stava accarezzando una guancia"

Il silenzio gli fece pensare che Christian lo stesse prendendo in giro. "Dai che cazzo, Chri, credevi davvero che fosse solo un sogno nitido?".

Il ragazzo con le lentiggini aveva il viso di una strana sfumatura di color ciclamino.

"Alex mi stai perculando" scosse la testa. "Non è vero".

Uno sbuffo arrivò dall'altro letto.

"Ok proviamo così. Ricordo che Mattia indossava la tua giacca e che tu gliel'hai lasciata. Prova a vedere se c'è".

Lentamente e in silenzio mortale, il moro si alzò, si diresse verso la sedia dove di solito appoggiava i vestiti quando era troppo svogliato per rimetterli a posto. Vide la sua camicia che giaceva sullo schienale, poi i suoi pantaloni rossi sul poggia gomito. Ma niente giacca. Nemmeno sotto la scrivania, sul letto o nell'armadio.

Niente.

Da nessuna parte.

"Porca troia" si voltò di nuovo verso l'altro ragazzo con gli occhi spalancati. "Ho quasi baciato Mattia, il mio non era un sogno, stavo solo rielaborando un vero e proprio ricordo in dormiveglia" constatò. "Anche se è un ricordo molto confuso".

"Sei una testa dura, eh" Si alzò per raggiungerlo, poi lo abbracciò teneramente. "Perché sembra che tu abbia visto un ufo? Non ti ho dato una buona notizia?"

Stupido Clark KentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora